Ed ecco gli auguri di fine anno, con lo stesso sistema degli auguri di Natale. :-)
Questo è il blog di Valentina Semprini. Parla di fumetti, musical, vita privata e altro. Quindi contiene chiacchiere, segnalazioni, immagini, video, riflessioni, sfoghi, recensioni... insomma, è un blog: che vi aspettavate? :-)
giovedì, dicembre 31, 2009
venerdì, dicembre 25, 2009
Christmas Bells!
Vero che va bene se, invece che scrivere qualche frasetta di auguri, lascio parlare un po' di musica al posto mio?
sabato, dicembre 05, 2009
"Sventrato" vuol dire "sventrato"
Giovedì, ore 12:45. Arriva la mia signora ucraina (quella che una volta a settimana viene a darmi una mano con le pulizie "da mal di schiena", a me interdette causa infiammazione ormai cronica del nervo sciatico) e suona il citofono, ma il "beeeeeeep" del citofono (che ha un volume molto alto e spaventa regolarmente la mia bambina) decide di non fermarsi. Il suono insiste, fisso e lacerante, finché non sollevo la cornetta e allora smette d'improvviso. Desumo che si fosse incastrato il pulsante, o che un filo stesse facendo un contatto che non doveva, e non ci penso più.
Un'oretta dopo, proprio mentre sto dando la pappa alla bambina, il furibondo "beeeeep" riparte, e a nulla valgono i tentativi umani di fermarlo: sollevare la cornetta, premere in continuazione i pulsanti che aprono cancello e portone, alzare e abbassare ripetutamente la levetta che accende e spegne la comunicazione con l'esterno... niente da fare. Nel frattempo la bambina piange, la signora ucraina tenta di calmare la bambina e fa peggio... un disastro.
Decido di passare ai metodi disumani.
Stacco il contatore della luce (rendendomi conto solo poi che anche il computer era acceso...), ma niente da fare: evidentemente il citofono prende la corrente dal contatore esterno, quello condominiale. Allora afferro il citofono, contestualmente tirando giù tutti i santi del Paradiso, e lo sbatacchio con tutte le mie forze, nella speranza di sbloccare il misterioso ipotetico contatto che si è bloccato. Col risultato che mi ritrovo in mano la copertura in plastica, mentre il "beeeeeeep" assordante continua imperterrito e tutti i meccanismi interni del citofono a quel punto sono visibili. Inclusi un sacco di fili colorati. Schizzo in cucina, afferro le forbici con la copertura in plastica e assalgo il citofono in perfetto stile Psycho. Al secondo affondo, il suono cessa.
Sogghigno di soddisfazione.
Calmo la bambina, finisco di darle la pappa e gioco un po' con lei, dopodiché la metto a nanna per il pisolino del pomeriggio. A quel punto mando una mail al Ghigo in ufficio:
"Ehm... se riesci a venire a casa a un'ora decente, bisognerà andare a comprare un citofono nuovo, perché quello vecchio l'ho personalmente sventrato... poi ti spiego."
Lui arriva a casa puntualmente fornito di citofono nuovo comprato all'OBI. Esamina con uno sguardo la scena del delitto e balbetta:
"Ma... ma... ma cosa è successo?"
"Io e il citofono abbiamo litigato".
"Ma... ma... i fili sono tutti tagliati!"
"Lo so, sul momento non ho trovato altro modo per farlo smettere di suonare, avrei voluto vedere te con lei che piangeva in continuazione e quel suono assordante nelle orecchie!"
"Ma... ma... se i fili sono tutti tagliati e penzoloni, io adesso come faccio a capire come collegare i fili al citofono nuovo?!?"
"Ah."
"Non ci posso credere..."
"Oooh, insomma, alla peggio chiameremo un elettricista... e poi non ti avevo mica scritto che si era ROTTO il citofono, ti ho chiaramente scritto che l'avevo SVENTRATO!"
"Roba da matti... voglio fotografarlo..."
"Già fatto."
Il seguito alla prossima puntata.
Testimonianze dalla scena del delitto.
Foto 1 (panoramica):
Foto 2 (dettaglio):
Un'oretta dopo, proprio mentre sto dando la pappa alla bambina, il furibondo "beeeeep" riparte, e a nulla valgono i tentativi umani di fermarlo: sollevare la cornetta, premere in continuazione i pulsanti che aprono cancello e portone, alzare e abbassare ripetutamente la levetta che accende e spegne la comunicazione con l'esterno... niente da fare. Nel frattempo la bambina piange, la signora ucraina tenta di calmare la bambina e fa peggio... un disastro.
Decido di passare ai metodi disumani.
Stacco il contatore della luce (rendendomi conto solo poi che anche il computer era acceso...), ma niente da fare: evidentemente il citofono prende la corrente dal contatore esterno, quello condominiale. Allora afferro il citofono, contestualmente tirando giù tutti i santi del Paradiso, e lo sbatacchio con tutte le mie forze, nella speranza di sbloccare il misterioso ipotetico contatto che si è bloccato. Col risultato che mi ritrovo in mano la copertura in plastica, mentre il "beeeeeeep" assordante continua imperterrito e tutti i meccanismi interni del citofono a quel punto sono visibili. Inclusi un sacco di fili colorati. Schizzo in cucina, afferro le forbici con la copertura in plastica e assalgo il citofono in perfetto stile Psycho. Al secondo affondo, il suono cessa.
Sogghigno di soddisfazione.
Calmo la bambina, finisco di darle la pappa e gioco un po' con lei, dopodiché la metto a nanna per il pisolino del pomeriggio. A quel punto mando una mail al Ghigo in ufficio:
"Ehm... se riesci a venire a casa a un'ora decente, bisognerà andare a comprare un citofono nuovo, perché quello vecchio l'ho personalmente sventrato... poi ti spiego."
Lui arriva a casa puntualmente fornito di citofono nuovo comprato all'OBI. Esamina con uno sguardo la scena del delitto e balbetta:
"Ma... ma... ma cosa è successo?"
"Io e il citofono abbiamo litigato".
"Ma... ma... i fili sono tutti tagliati!"
"Lo so, sul momento non ho trovato altro modo per farlo smettere di suonare, avrei voluto vedere te con lei che piangeva in continuazione e quel suono assordante nelle orecchie!"
"Ma... ma... se i fili sono tutti tagliati e penzoloni, io adesso come faccio a capire come collegare i fili al citofono nuovo?!?"
"Ah."
"Non ci posso credere..."
"Oooh, insomma, alla peggio chiameremo un elettricista... e poi non ti avevo mica scritto che si era ROTTO il citofono, ti ho chiaramente scritto che l'avevo SVENTRATO!"
"Roba da matti... voglio fotografarlo..."
"Già fatto."
Il seguito alla prossima puntata.
Testimonianze dalla scena del delitto.
Foto 1 (panoramica):
Foto 2 (dettaglio):
lunedì, novembre 09, 2009
The Wake
E quel giorno alcuni di loro presero la parola. E alcuni restarono in silenzio.
Ma non c'è bisogno di riferire ogni sermone e discorso fumebre. Dopotutto eravate presenti. Potete aver dimenticato, nelle ore di veglia, qul che avete sentito quel giorno...
Ma vi tornerà in mente nei dolci, perduti, attimi di passaggio tra la veglia e il sonno profondo...
ricorderete le voci sussurranti degli dei della terra e del cielo...
le risate acute dell'innocente Caos...
il mormorio angosciante del freddo Ordine...
Le voci dei vivi. le voci dei morti.
Affolleranno il vostro sonno fino alla morte.
E poiché questoè un sogno...
e non dovrete mai dimenticare che si tratta di un sogno...
non sarete sorpresi quando di colpo, senza alcuna mediazione, come accade nei sogni...
il mausoleo non è più un mausoleo... voi tutti vi trovatre su un ponte.
Il mausoleo si è trasformato in un ponte? O è sempre stato così? O vi siete lasciati alle spalle il mausoleo dopo un misterioso viaggio?
Non sapreste dirlo.
Ma quella che avete scambiato per una bara è indubbiamente una barca.
Ora, mentre la barca comincia lentamente a scivolare, la ragazza nell'abito rosso si rivolge a tutti voi.
E le sue parole spiegano tutto.
Vi danno la pace. E il senso delle cose.
La ragazza dice addio a suo fratello.
E a quel punto fluttuate senza corpo, nel cielo, sovrastando il mondo.
E come capita nei sogni, non potete fare altro che osservare.
E a quel punto,
lottando per restare lucidi,
con la speranza che non finisca mai,
certi che il sogno, una volta interrotto, non tornerà mai più...
...vi svegliate.
Ed è un nuovo inizio.
[Neil Gaiman, "Sandman: The Wake"]
Ma non c'è bisogno di riferire ogni sermone e discorso fumebre. Dopotutto eravate presenti. Potete aver dimenticato, nelle ore di veglia, qul che avete sentito quel giorno...
Ma vi tornerà in mente nei dolci, perduti, attimi di passaggio tra la veglia e il sonno profondo...
ricorderete le voci sussurranti degli dei della terra e del cielo...
le risate acute dell'innocente Caos...
il mormorio angosciante del freddo Ordine...
Le voci dei vivi. le voci dei morti.
Affolleranno il vostro sonno fino alla morte.
E poiché questoè un sogno...
e non dovrete mai dimenticare che si tratta di un sogno...
non sarete sorpresi quando di colpo, senza alcuna mediazione, come accade nei sogni...
il mausoleo non è più un mausoleo... voi tutti vi trovatre su un ponte.
Il mausoleo si è trasformato in un ponte? O è sempre stato così? O vi siete lasciati alle spalle il mausoleo dopo un misterioso viaggio?
Non sapreste dirlo.
Ma quella che avete scambiato per una bara è indubbiamente una barca.
Ora, mentre la barca comincia lentamente a scivolare, la ragazza nell'abito rosso si rivolge a tutti voi.
E le sue parole spiegano tutto.
Vi danno la pace. E il senso delle cose.
La ragazza dice addio a suo fratello.
E a quel punto fluttuate senza corpo, nel cielo, sovrastando il mondo.
E come capita nei sogni, non potete fare altro che osservare.
E a quel punto,
lottando per restare lucidi,
con la speranza che non finisca mai,
certi che il sogno, una volta interrotto, non tornerà mai più...
...vi svegliate.
Ed è un nuovo inizio.
[Neil Gaiman, "Sandman: The Wake"]
domenica, settembre 27, 2009
venerdì, settembre 25, 2009
Raffa forever
Questa sera ho cenato tardi (il tempo vola sempre via quando lavoro a qualcosa che mi piace) ma nonostante fossero già le nove, la mia scricciola era di ottimo umore - di solito intorno a quell'ora inizia ad essere un po' idrofoba perché ha fame e sonno. Così l'ho piazzata nella sua seggiolina e ci siamo fatte compagnia mentre io mangiavo e il suo biberon si scaldava (il Ghigo era uscito per un impegno).
Per distrarla ulteriormente accendo la tivù, quella piccola della cucina, e in cosa mi imbatto? Programma I migliori anni della nostra vita, condotto da Carlo Conti. Lì per lì volevo cambiare canale istantaneamente, ma proprio in quel momento parlavano degli anni Ottanta (i miei!!!) e presentavano il Gruppo Italiano che cantava "Tropicana" (mioddio da quanto tempo!!!), quindi sono rimasta su Rai Uno... anche perchè ogni singola canzone io la cantavo a mia volta tipo karaoke e facevo così la gioia della piccina, che se c'è una cosa che adora, è sentir cantare la sua mamma.
E in questo quadro idilliaco (io canto, la piccola mi guarda come se avesse una visione mistica, la canzone finisce, io faccio un sacco di moine alla piccola in attesa della canzone successiva, lei mi sorride beata), Carlo Conti inizia a introdurre il prossimo brano con la solita sfilza di banalità: pezzo indimenticabile, interpreti bravissimi, bla bla bla... e arriva al dunque: Aleandro Baldi e Francesca Alotta con "Non amarmi" (avete presente? se non l'avete presente e non ricordate il testo, non capirete mai il finale di questo post - ecco qua un link al testo).
L'incanto svanisce ed io - colta da un ricordo folgorante - inizio a ridere come una disperata, piegata in due, mentre la piccola mi guarda perplessa... poi mi riprendo e le canto anche questa, ma intanto i ricordi sono tornati a quasi vent'anni fa in quel di Bologna, nell'appartamento che condividevo con alcune amiche quando andavo all'università.
Una di queste, la mitica Raffa: persona in gambissima e con un carattere attivo e socievole che le ho sempre invidiato, ma con una singolare propensione a travisare nomi e parole.
Esempio 1.
"Va bè, ragazze, io capisco che il tal tizio si sia comportato male, però vorrei anche scagliare una freccia in favore di..."
"Raffa, si dice spezzare una lancia..."
Esempio 2.
"Uuuuh, che bel sole! E' proprio vero, il mattino si vede dal buongiorno!"
"Raffa, si dice il buon giorno si vede dal mattino..."
Ma la più bella.
"Alzi un po' la radio? C'è quella canzone di Aleandro Baldi e Francesca Alotta..."
"Uh sì, volentieri, piace anche a me! Anche se, a dirla tutta, non è che abbia mai capito fino in fondo il motivo di tutti i problemi che si fanno i protagonisti della canzone..."
"Bè, insomma, non è che sia una relazione come tutte le altre, direi che hanno le loro ragioni."
"Ma scusate, dov'è il problema? Di rapporti a distanza è pieno il mondo!"
"Rapporti a dist...? Raffa, ma di che stai parlando?"
"Eh, che lui sta in Inghilterra e lei in Italia, no?"
"?!?!?!?!?"
"Dài, quando lui dice «Non amarmi perché vivo a Londra»!!!"
Per distrarla ulteriormente accendo la tivù, quella piccola della cucina, e in cosa mi imbatto? Programma I migliori anni della nostra vita, condotto da Carlo Conti. Lì per lì volevo cambiare canale istantaneamente, ma proprio in quel momento parlavano degli anni Ottanta (i miei!!!) e presentavano il Gruppo Italiano che cantava "Tropicana" (mioddio da quanto tempo!!!), quindi sono rimasta su Rai Uno... anche perchè ogni singola canzone io la cantavo a mia volta tipo karaoke e facevo così la gioia della piccina, che se c'è una cosa che adora, è sentir cantare la sua mamma.
E in questo quadro idilliaco (io canto, la piccola mi guarda come se avesse una visione mistica, la canzone finisce, io faccio un sacco di moine alla piccola in attesa della canzone successiva, lei mi sorride beata), Carlo Conti inizia a introdurre il prossimo brano con la solita sfilza di banalità: pezzo indimenticabile, interpreti bravissimi, bla bla bla... e arriva al dunque: Aleandro Baldi e Francesca Alotta con "Non amarmi" (avete presente? se non l'avete presente e non ricordate il testo, non capirete mai il finale di questo post - ecco qua un link al testo).
L'incanto svanisce ed io - colta da un ricordo folgorante - inizio a ridere come una disperata, piegata in due, mentre la piccola mi guarda perplessa... poi mi riprendo e le canto anche questa, ma intanto i ricordi sono tornati a quasi vent'anni fa in quel di Bologna, nell'appartamento che condividevo con alcune amiche quando andavo all'università.
Una di queste, la mitica Raffa: persona in gambissima e con un carattere attivo e socievole che le ho sempre invidiato, ma con una singolare propensione a travisare nomi e parole.
Esempio 1.
"Va bè, ragazze, io capisco che il tal tizio si sia comportato male, però vorrei anche scagliare una freccia in favore di..."
"Raffa, si dice spezzare una lancia..."
Esempio 2.
"Uuuuh, che bel sole! E' proprio vero, il mattino si vede dal buongiorno!"
"Raffa, si dice il buon giorno si vede dal mattino..."
Ma la più bella.
"Alzi un po' la radio? C'è quella canzone di Aleandro Baldi e Francesca Alotta..."
"Uh sì, volentieri, piace anche a me! Anche se, a dirla tutta, non è che abbia mai capito fino in fondo il motivo di tutti i problemi che si fanno i protagonisti della canzone..."
"Bè, insomma, non è che sia una relazione come tutte le altre, direi che hanno le loro ragioni."
"Ma scusate, dov'è il problema? Di rapporti a distanza è pieno il mondo!"
"Rapporti a dist...? Raffa, ma di che stai parlando?"
"Eh, che lui sta in Inghilterra e lei in Italia, no?"
"?!?!?!?!?"
"Dài, quando lui dice «Non amarmi perché vivo a Londra»!!!"
mercoledì, settembre 23, 2009
Pubblicità da macaco a macaco
Nel corso di una sessione di pulizie d'autunno, ho trovato dietro un mobile un volantino pubblicitario che evidentemente era scivolato là dietro. L'avevo ricevuto l'anno scorso e lo avevo subito catalogato nella sezione "pubblicità ideata da macachi e diretta ad altri macachi".
Voilà il corpo del reato (cliccateci sopra per vederlo ingrandito):
Visto il giochino?
In teoria, ti regalano un'agenda.
Poi però, beh, non è proprio del tutto un regalo, devi spendere 60 centesimi.
Infine, cara cliente, il diritto al regalo devi pur guadagnartelo, bastano 5 euro di spesa e l'agenda è tua...
Ecco, io vorrei solo sapere se qualcuno ha effettivamente ritagliato il coupon e visitato il negozio. Solo questo vorrei sapere, già.
Voilà il corpo del reato (cliccateci sopra per vederlo ingrandito):
Visto il giochino?
In teoria, ti regalano un'agenda.
Poi però, beh, non è proprio del tutto un regalo, devi spendere 60 centesimi.
Infine, cara cliente, il diritto al regalo devi pur guadagnartelo, bastano 5 euro di spesa e l'agenda è tua...
Ecco, io vorrei solo sapere se qualcuno ha effettivamente ritagliato il coupon e visitato il negozio. Solo questo vorrei sapere, già.
martedì, settembre 15, 2009
Eccessi di strategia
Ore 6:50, la bimba inizia a mugolare.
Ore 7:20, è decisamente sveglia e mi alzo, la vado a prendere, la cambio, ecc.
Ore 8.30, colazione.
Ore 10.00, fa un pisolino nella carrozzina mentre mia sorella la porta a spasso.
Ore 10.40, si sveglia.
Ore 12.45, inizia ad agitarsi e io penso: "tra che si è svegliata presto stamattina, e ha dormito pochissimo - appena 40 minuti - nella carrozzina, questa mi arriva all'ora di pranzo - che per lei sarebbero le 14 circa - imbufalita, un po' per la fame e un po' per il sonno.
Ore 12.55, ben PRIMA che si imbufalisca, la piazzo nell'altalenina elettrica, così magari fa una piccola nanna.
Ore 15.40, cioè ora: sta ancora dormendo...
Ore 7:20, è decisamente sveglia e mi alzo, la vado a prendere, la cambio, ecc.
Ore 8.30, colazione.
Ore 10.00, fa un pisolino nella carrozzina mentre mia sorella la porta a spasso.
Ore 10.40, si sveglia.
Ore 12.45, inizia ad agitarsi e io penso: "tra che si è svegliata presto stamattina, e ha dormito pochissimo - appena 40 minuti - nella carrozzina, questa mi arriva all'ora di pranzo - che per lei sarebbero le 14 circa - imbufalita, un po' per la fame e un po' per il sonno.
Ore 12.55, ben PRIMA che si imbufalisca, la piazzo nell'altalenina elettrica, così magari fa una piccola nanna.
Ore 15.40, cioè ora: sta ancora dormendo...
venerdì, settembre 11, 2009
Leggenda e mediocrità
Qualche mese fa, quando è morta Farrah Fawcett, ci sono rimasta molto male e ho scritto due righe anche qui sul blog. In quelle due righe, specificavo che il mio dispiacere era dovuto sostanzialmente alla perdita di un'icona della mia infanzia e giovinezza, ma non ho attribuito a Farrah qualità interpretative e artistiche superiori alla media o che so io. Ciascuno è libero di affezionarsi a chi gli pare, anche a sproposito, ma deve sapere (nei limiti del possibile) i motivi di tale affetto.
In questi giorni tutti piangono la morte di Mike Bongiorno, e questo lo capisco perché si trattava di una figura storica della televisione italiana. Capisco di meno la mitizzazione del personaggio, l'attribuirgli caratteristiche che difficilmente gli venivano concesse quando era in vita.
Quindi, da snob quale sono, mi concedo di citare queste righe da Wikipedia:
Agli inizi degli anni sessanta Umberto Eco gli dedica il celeberrimo saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, nella quale la tecnica comunicativa del conduttore viene analizzata dal noto scrittore in maniera accademica. Umberto Eco rintracciava le radici profonde del successo di questo personaggio nella sua "mediocrità assoluta" grazie alla quale «lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti».
(inciso: il che è poi, aggiungo io, un modo di fare tv precursore dei reality show)
L'articolo di Eco è disponibile per intero qui. Ci si potrà trovare più o meno d'accordo con le tesi che espone, ma almeno sarà una via critica e onesta di guardare a una persona che non c'è più, rendendogli un servizio migliroe rispetto all'adagiarsi sul finto obbligo morale per cui dei morti si deve sempre e solo parlare bene.
In questi giorni tutti piangono la morte di Mike Bongiorno, e questo lo capisco perché si trattava di una figura storica della televisione italiana. Capisco di meno la mitizzazione del personaggio, l'attribuirgli caratteristiche che difficilmente gli venivano concesse quando era in vita.
Quindi, da snob quale sono, mi concedo di citare queste righe da Wikipedia:
Agli inizi degli anni sessanta Umberto Eco gli dedica il celeberrimo saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno, nella quale la tecnica comunicativa del conduttore viene analizzata dal noto scrittore in maniera accademica. Umberto Eco rintracciava le radici profonde del successo di questo personaggio nella sua "mediocrità assoluta" grazie alla quale «lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti».
(inciso: il che è poi, aggiungo io, un modo di fare tv precursore dei reality show)
L'articolo di Eco è disponibile per intero qui. Ci si potrà trovare più o meno d'accordo con le tesi che espone, ma almeno sarà una via critica e onesta di guardare a una persona che non c'è più, rendendogli un servizio migliroe rispetto all'adagiarsi sul finto obbligo morale per cui dei morti si deve sempre e solo parlare bene.
sabato, settembre 05, 2009
venerdì, settembre 04, 2009
Qui stiamo esagerando
Io non appartengo alla schiera di quelli secondo cui la metà dei mali del mondo è colpa di Berlusconi. Non lo ritengo uno stupido ("Non diventi milionario se sei stupido", diceva Tony Stark su Ultimate Avengers), mi astengo dall'appellarlo con insulti e nomignoli vari, e non credo che come politico sia peggio di altri o più corrotto di altri, anzi su certe cose mi sa che è pure più bravo di tanti.
Non appartengo nemmeno alla schiera di chi sostiene che, nel caso dei grandi nomi della politica, pubblico e privato debbano essere una cosa sola. Non me ne fregava una cippa se Clinton se la faceva con la stagista (ho sempre ritenuto che fossero questioni che riguardavano solo lui e soprattutto sua moglie), figuriamoci cosa me ne frega se Berlusconi si porta in camera la escort.
Arrivo perfino ad apprezzare che non sia un politico imbalsamato, che a volte si lasci scappare la battuta, che faccia cucù alla Merkel; siamo nell'epoca in cui Obama va in giro in maniche di camicia, e di mummie stecchite ce n'è in giro fin troppe.
Però, la sindrome "faccio tutto io e decido tutto io e mi permetto tutti gli atteggiamenti che mi pare e non voglio sentire dissensi o discussioni", quella mi sta davvero sulle palle. E quindi, questa foto "ritoccata" che gira per la rete la pubblico pure io...
...incollando queste poche righe di spiegazione da Diegozilla:
«Quella foto è stata scattata durante una conferenza stampa assieme a Putin. Berluscrotalo fa il gesto di "sparare con un mitra" rivolto a una giornalista russa che ha fatto una domanda non gradita. Un paio di settimane prima, qualcuno aveva ucciso Anna Politoskaia.»
Tutto questo solo per dire che di un certo tipo di sfrontatezza ne hanno le scatole piene anche quelli che non si riconoscono nelle chiacchiere della sinistra e che non hanno nessuna simpatia per la sinistra, anzi che che di sinistra proprio non ne vogliono sapere.
Però, santa pazienza, a tutto c'è (o dovrebbe esserci) un limite.
Non appartengo nemmeno alla schiera di chi sostiene che, nel caso dei grandi nomi della politica, pubblico e privato debbano essere una cosa sola. Non me ne fregava una cippa se Clinton se la faceva con la stagista (ho sempre ritenuto che fossero questioni che riguardavano solo lui e soprattutto sua moglie), figuriamoci cosa me ne frega se Berlusconi si porta in camera la escort.
Arrivo perfino ad apprezzare che non sia un politico imbalsamato, che a volte si lasci scappare la battuta, che faccia cucù alla Merkel; siamo nell'epoca in cui Obama va in giro in maniche di camicia, e di mummie stecchite ce n'è in giro fin troppe.
Però, la sindrome "faccio tutto io e decido tutto io e mi permetto tutti gli atteggiamenti che mi pare e non voglio sentire dissensi o discussioni", quella mi sta davvero sulle palle. E quindi, questa foto "ritoccata" che gira per la rete la pubblico pure io...
...incollando queste poche righe di spiegazione da Diegozilla:
«Quella foto è stata scattata durante una conferenza stampa assieme a Putin. Berluscrotalo fa il gesto di "sparare con un mitra" rivolto a una giornalista russa che ha fatto una domanda non gradita. Un paio di settimane prima, qualcuno aveva ucciso Anna Politoskaia.»
Tutto questo solo per dire che di un certo tipo di sfrontatezza ne hanno le scatole piene anche quelli che non si riconoscono nelle chiacchiere della sinistra e che non hanno nessuna simpatia per la sinistra, anzi che che di sinistra proprio non ne vogliono sapere.
Però, santa pazienza, a tutto c'è (o dovrebbe esserci) un limite.
Opening numbers
Cercando altre cose su YouTube, mi sono casualmante imbattuta nell'opening number di Ragtime... e da lì sono entrata nell'opening numbers mood. :-)
Ragtime
Chicago (nella versione argentina!)
Cats
Elisabeth
Ragtime
Chicago (nella versione argentina!)
Cats
Elisabeth
sabato, agosto 29, 2009
Dio c'è, ora c'ho le prove!!!
Dal Corriere della Sera: "Ascolti flop, chiude il Big Brother britannico".
Me felice! ^___^
Ovviamente, nello stesso tempo qui in Italia lo stesso programma sembra vivere una nuova giovinezza, sono cose che capitano: ma con un po' di fortuna, chissà, prima o poi anche nel resto del pianeta potremo mandare cordialmente all'inferno tutti i reality di 'sto mondo, e lasciare che in tivù ci vada gente più capace e talentuosa della media, invece che meno.
Me felice! ^___^
Ovviamente, nello stesso tempo qui in Italia lo stesso programma sembra vivere una nuova giovinezza, sono cose che capitano: ma con un po' di fortuna, chissà, prima o poi anche nel resto del pianeta potremo mandare cordialmente all'inferno tutti i reality di 'sto mondo, e lasciare che in tivù ci vada gente più capace e talentuosa della media, invece che meno.
giovedì, agosto 13, 2009
Chiaro e diretto
Qualche post fa, citavo Filippo Facci come bravo giornalista e libero pensatore: eccone qui una delle tante prove. Bravo. Bravo. Bravo.
martedì, agosto 11, 2009
Brillante giornalismo...
...tanto brillante che mi verrebbe voglia di bruciare il mio tesserino.
Pochi minuti fa, il conduttore del TG1 chiama in diretta telefonica il padre della ragazza che fu uccisa da quel tizio che alcuni giorni fa era stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, ed oggi è stato nuovamente arrestato.
Allora, qual è la notizia? La scarcerazione.
Su cosa varrebbe la pena di informare i telespettatori? Sui perché e i percome del nuovo arresto; su come sia stato possibile arrestare nuovamente questo tizio senza infrangere la legge che aveva permesso la scarcerazione; magari su come si potrebbe modificare in futuro questa stessa legge, in modo da evitare altri eventi analoghi.
E invece il TG1 che fa? Dopo aver liquidato la notizia in pochi secondi, chiama al telefono il padre di quella poveretta, gli chiede come si sente oggi (ma come volete che si senta?!? Pensate che improvvisamente sia tutto passato?!?), se ha recuperato un po' di fiducia nella giustizia (perché un po' di retorica sulla giustizia non fa mai male), e poi, la ciliegina sulla torta: "Signor Bellorofonte, un'ultima cosa: un pensiero per Barbara. Come la ricorda?"
MA COME VOLETE CHE LA RICORDI?!? Uno già perde una figlia, la perde perché gliel'ammazzano, si trova costretto a scrivere a un quotidiano per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni competenti, vive un calvario di dolore e ricordi, e deve pure sentirsi fare 'sta domanda da cerebrolesi?
Bravo TG1, proprio bravo. Dopo l'autocelebrazione per gli ottimi dati di ascolto ottenuti nei giorni del terremoto in Abruzzo, mancava giusto questa bella uscita.
Poi, per carità, uno magari suggerirebbe anche al signor Bellorofonte di non esporsi oltre lo stretto necessario ai mass-media, che lo sappiamo tutti come funzionano... ma lui non è un professionista dell'informazione, a lui un errore (essersi reso disponibile per quella telefonata in diretta) si può perdonare. Alla redazione del TG1, una domanda così imbecille non si può perdonare.
Pochi minuti fa, il conduttore del TG1 chiama in diretta telefonica il padre della ragazza che fu uccisa da quel tizio che alcuni giorni fa era stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, ed oggi è stato nuovamente arrestato.
Allora, qual è la notizia? La scarcerazione.
Su cosa varrebbe la pena di informare i telespettatori? Sui perché e i percome del nuovo arresto; su come sia stato possibile arrestare nuovamente questo tizio senza infrangere la legge che aveva permesso la scarcerazione; magari su come si potrebbe modificare in futuro questa stessa legge, in modo da evitare altri eventi analoghi.
E invece il TG1 che fa? Dopo aver liquidato la notizia in pochi secondi, chiama al telefono il padre di quella poveretta, gli chiede come si sente oggi (ma come volete che si senta?!? Pensate che improvvisamente sia tutto passato?!?), se ha recuperato un po' di fiducia nella giustizia (perché un po' di retorica sulla giustizia non fa mai male), e poi, la ciliegina sulla torta: "Signor Bellorofonte, un'ultima cosa: un pensiero per Barbara. Come la ricorda?"
MA COME VOLETE CHE LA RICORDI?!? Uno già perde una figlia, la perde perché gliel'ammazzano, si trova costretto a scrivere a un quotidiano per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni competenti, vive un calvario di dolore e ricordi, e deve pure sentirsi fare 'sta domanda da cerebrolesi?
Bravo TG1, proprio bravo. Dopo l'autocelebrazione per gli ottimi dati di ascolto ottenuti nei giorni del terremoto in Abruzzo, mancava giusto questa bella uscita.
Poi, per carità, uno magari suggerirebbe anche al signor Bellorofonte di non esporsi oltre lo stretto necessario ai mass-media, che lo sappiamo tutti come funzionano... ma lui non è un professionista dell'informazione, a lui un errore (essersi reso disponibile per quella telefonata in diretta) si può perdonare. Alla redazione del TG1, una domanda così imbecille non si può perdonare.
mercoledì, luglio 29, 2009
Domanda da un milione di dollari
Ma secondo voi, Myspace serve ancora a qualcosa?
Altrimenti detto: vale la pena che io investa una bella parte del mio tempo per sistemare la mia pagina Myspace (ferma da una vita) e quella del festival per cui lavoro (idem)?
O tanto vale fare piazza pulita di Myspace e riversare tutto su Facebook?
Domande, sempre domande...
Altrimenti detto: vale la pena che io investa una bella parte del mio tempo per sistemare la mia pagina Myspace (ferma da una vita) e quella del festival per cui lavoro (idem)?
O tanto vale fare piazza pulita di Myspace e riversare tutto su Facebook?
Domande, sempre domande...
Folgorante
Sulle prime avevo pensato "commovente", ma poi, dovendo scegliere un solo aggettivo da usare come titolo di questo post, ho pensato che "folgorante" andasse meglio. E' così che mi viene da descrivere questo libro a fumetti, Rughe, scritto dallo spagnolo Paco Roca che già avevo apprezzato con la sua prima opera pubblicata in Italia, Il faro.
Rughe è uscito quasi da un anno, ma io ero in altre faccende affaccendata e ho potuto recuperare solo ora, approfittando della generosità di un'amica che me ne ha data una copia in omaggio. Basta leggere le prime due pagine, anzi no, la prima pagina e metà della seconda, per capire che questo autore ha deciso di affrontare un tema a dir poco straziante (la terza età alle prese con il morbo di Alzheimer) in modo leggero e delicato, e ha trovato il modo di farlo utilizzando fino in fondo gli strumenti che il medium Fumetto gli offre, con grande perizia.
In effetti, trovo difficile immaginare che la stessa storia possa essere raccontata con la medesima efficacia attraverso un altro mezzo. Forse, ma proprio forse, se ne potrebbe fare un film (ammesso di avere a disposizione un regista con gli zebedei quadrati) o, meglio ancora, un film di animazione che riprenda certe finezze del libro unendo ad esse le proprie peculiarità (ci vedrei bene un regista come Simone Massi, tanto per dire).
Se qualcuno fosse rimasto incuriosito da queste righe e volesse leggere il volume, può trovarlo nelle fumetterie, oppure nelle librerie che hanno un reparto fumetti sufficientemente fornito, oppure ordinandolo direttamente dal suo editore Tunuè. Ne vale la pena fino all'ultimo centesimo.
Rughe è uscito quasi da un anno, ma io ero in altre faccende affaccendata e ho potuto recuperare solo ora, approfittando della generosità di un'amica che me ne ha data una copia in omaggio. Basta leggere le prime due pagine, anzi no, la prima pagina e metà della seconda, per capire che questo autore ha deciso di affrontare un tema a dir poco straziante (la terza età alle prese con il morbo di Alzheimer) in modo leggero e delicato, e ha trovato il modo di farlo utilizzando fino in fondo gli strumenti che il medium Fumetto gli offre, con grande perizia.
In effetti, trovo difficile immaginare che la stessa storia possa essere raccontata con la medesima efficacia attraverso un altro mezzo. Forse, ma proprio forse, se ne potrebbe fare un film (ammesso di avere a disposizione un regista con gli zebedei quadrati) o, meglio ancora, un film di animazione che riprenda certe finezze del libro unendo ad esse le proprie peculiarità (ci vedrei bene un regista come Simone Massi, tanto per dire).
Se qualcuno fosse rimasto incuriosito da queste righe e volesse leggere il volume, può trovarlo nelle fumetterie, oppure nelle librerie che hanno un reparto fumetti sufficientemente fornito, oppure ordinandolo direttamente dal suo editore Tunuè. Ne vale la pena fino all'ultimo centesimo.
martedì, luglio 28, 2009
Riguardo al blog-sciopero dello scorso 14 luglio...
...avevo scritto che avrei fatto alcune precisazioni e poi me ne sono dimenticata. Niente di trascendentale, comunque spiego subito: secondo me il cosiddetto "decreto Alfano" sull'informazione online è una cretinata, scaturita dalle menti di persone magari pure benintenzionate, ma che non si intendono a sufficienza della rete da riuscire a fare delle leggi ad hoc (non che questo sia un peccato capitale, intendiamoci: che la giurisprudenza riesca a star dietro all'evoluzione della tecnologia mi sembra un'utopia).
Detto questo, sono d'accordissimo da un lato con Filippo Facci quando scrive "i proprietari di blog e di siti internet per il prossimo 14 luglio hanno indetto uno sciopero: in pratica significa che non aggiorneranno i loro blog con ciò ritenendo - mi scuseranno ancora - che gliene freghi qualcosa a qualcuno". E' vero, non gliene frega niente a nessuno. Ma a volte le cose si fanno anche perché ce ne frega qualcosa solo a noi stessi.
[Inciso per chi parte col pregiudizio nella testa: Facci scrive sul Giornale, ma è un libero pensatore e infatti a suo tempo ne ha dette di tutti i colori, ad esempio, sulla proposta di testamento biologico del centrodestra.]
Dall'altro lato, mi trova d'accordo anche Paolo Attivissimo quando scrive che "il silenzio e l'adunata in piazza sono la negazione della cultura della Rete" e soprattutto che "Il contrasto alla stupidità non si fa adottando le regole degli stupidi. Si fa diventando più intelligenti, più svelti, più preparati. Si fa sfruttando le debolezze dell'avversario".
Eppure ho fatto "sciopero" lo stesso, quantomeno per far sapere agli amici che secondo me quel decreto è una cretinata. :-)
Detto questo, sono d'accordissimo da un lato con Filippo Facci quando scrive "i proprietari di blog e di siti internet per il prossimo 14 luglio hanno indetto uno sciopero: in pratica significa che non aggiorneranno i loro blog con ciò ritenendo - mi scuseranno ancora - che gliene freghi qualcosa a qualcuno". E' vero, non gliene frega niente a nessuno. Ma a volte le cose si fanno anche perché ce ne frega qualcosa solo a noi stessi.
[Inciso per chi parte col pregiudizio nella testa: Facci scrive sul Giornale, ma è un libero pensatore e infatti a suo tempo ne ha dette di tutti i colori, ad esempio, sulla proposta di testamento biologico del centrodestra.]
Dall'altro lato, mi trova d'accordo anche Paolo Attivissimo quando scrive che "il silenzio e l'adunata in piazza sono la negazione della cultura della Rete" e soprattutto che "Il contrasto alla stupidità non si fa adottando le regole degli stupidi. Si fa diventando più intelligenti, più svelti, più preparati. Si fa sfruttando le debolezze dell'avversario".
Eppure ho fatto "sciopero" lo stesso, quantomeno per far sapere agli amici che secondo me quel decreto è una cretinata. :-)
lunedì, luglio 27, 2009
Lavorucci sparsi
Ultimamente non ho quasi mai preso nota di alcuni titoli su cui mi sono trovata a lavoricchiare... èccheli qua, tanto per.
Fregata in pieno
Ieri sera il Ghigo, la Cucciolina ed io abbiamo fatto un giro nel tendone di Rimincomix e siamo andati a caccia di DVD. C'era uno stand che li vendeva a prezzi davvero ridicoli e quindi ne abbiamo presi una decina. Fra questi, ero convinta di essermi portata a casa le Special Editions della Bella Addormentata e della Sirenetta (entrambi Disney)... senonché, tornata a casa, mi sono resa conto che avevo ragione solo in uno dei due casi. La Bella Addormentata, tutto okay; ma quello che io avevo scambiato per il DVD della Sirenetta, in realtà è il prequel, intitolato La Sirenetta. Quando tutto ebbe inizio. Naturalmente grafica, loghi e packaging sono fatti apposta per trarre in inganno e la sottoscritta ci è cascata in pieno. Verrebbe da dire che "Non ci si può fidare nemmeno della Disney", ma temo proprio che non sia una grande scoperta.
venerdì, luglio 17, 2009
I finti hackers di Facebook
Giusto per ricordare a tutti che, prima di passare in giro qualunque fesseria vi arriva per email, soprattutto le minacce di virus in grado di fare cose talmente mirabolanti che nemmeno il padreterno, vale la pena informarsi:
http://attivissimo.blogspot.com/2009/07/ilenia-visca-non-e-un-hacker-e-una.html
http://attivissimo.blogspot.com/2009/07/ilenia-visca-non-e-un-hacker-e-una.html
martedì, luglio 14, 2009
Oggi sciopero
Oggi: adesione all'appello di Diritto Alla Rete contro il DDl Alfano.
Domani: commenti, precisazioni e distinguo.
Domani: commenti, precisazioni e distinguo.
domenica, luglio 12, 2009
Telefonata lampo
«Pronto? Ciao mamma, sono io... volevo dirti, lo so che a quest'ora dovevamo già essere da te con la bambina, ma lei oggi ha un po' scombinato gli orari e quindi non ha ancora mangiato... le do da mangiare proprio adesso e poi veniamo subito da te, va bene?»
«Sì sì, certo, tanto io sono qui.»
«Stavo anche pensando... siccome dopo avremmo anche un altro mezzo impegno e stiamo accumulando un po' di ritardo, non è che avresti da darci un tozzo di pane per cena, così non dobbiamo ripassare a casa? Proprio una cosa al volo, tipo due fette di prosciutto, roba del genere, qualcosa da stare leggeri...»
«E però, anche tu che impiastro che sei, a fartelo venire in mente così tardi!!! A questo punto tutto quello che posso offrirvi sono i cappelletti fatti in casa col brodo di cappone, il bollito di carne con la mostarda mantovana, i fichi dei miei alberi e un po' di gelato!!!»
«Sì sì, certo, tanto io sono qui.»
«Stavo anche pensando... siccome dopo avremmo anche un altro mezzo impegno e stiamo accumulando un po' di ritardo, non è che avresti da darci un tozzo di pane per cena, così non dobbiamo ripassare a casa? Proprio una cosa al volo, tipo due fette di prosciutto, roba del genere, qualcosa da stare leggeri...»
«E però, anche tu che impiastro che sei, a fartelo venire in mente così tardi!!! A questo punto tutto quello che posso offrirvi sono i cappelletti fatti in casa col brodo di cappone, il bollito di carne con la mostarda mantovana, i fichi dei miei alberi e un po' di gelato!!!»
sabato, luglio 11, 2009
Senso pratico
Per certe cose gli inglesi non li batte nessuno. Ecco a voi, da ChicagoBlog (recentemente aggiunto fra i miei link della colonna di destra), un estratto dal un articolo di Oscar Giannino a proposito di una iniziativa della FSA inglese, riguardante la trasparenza delle banche nei confronti degli investitori:
"Stanca della sostanziale indifferenza degli intermediari finanziari britannici - nel modello UK ricadono tutti sotto la sua supervisione - l’Autorità ha preso una decisione radicale. Tutti gli intermediari che ricevano più di 500 richieste e proteste entro ogni semestre dovranno non solo girarle per esteso alla FSA, ma questa organizzerà cinque diversi files pubblici in cui istituto per istituto si renderà noto quanti sono i complaints sul totale della clientela, quali sono i tempi di risoluzione, quanti quelli che sfociano in contenzioso giudiziario, e via proseguendo. Il tutto, naturalmente - ha aggiunto il capo della retail division della FSA Dan Waters, con un sorriso a 24 denti - a carico degli stessi soggetti regolati, visto che sarebbe improprio che l’Autorità spendesse più denaro del contribuente per l’inefficienza degli intermediari…. Un bell’esempio da seguire, direi."
"Stanca della sostanziale indifferenza degli intermediari finanziari britannici - nel modello UK ricadono tutti sotto la sua supervisione - l’Autorità ha preso una decisione radicale. Tutti gli intermediari che ricevano più di 500 richieste e proteste entro ogni semestre dovranno non solo girarle per esteso alla FSA, ma questa organizzerà cinque diversi files pubblici in cui istituto per istituto si renderà noto quanti sono i complaints sul totale della clientela, quali sono i tempi di risoluzione, quanti quelli che sfociano in contenzioso giudiziario, e via proseguendo. Il tutto, naturalmente - ha aggiunto il capo della retail division della FSA Dan Waters, con un sorriso a 24 denti - a carico degli stessi soggetti regolati, visto che sarebbe improprio che l’Autorità spendesse più denaro del contribuente per l’inefficienza degli intermediari…. Un bell’esempio da seguire, direi."
giovedì, luglio 09, 2009
Perplessità giornalistiche
Il New York Times di oggi pubblica un breve articolo sul primo giorno dei lavori del G8, raccontando cosa hanno fatto i vcari capi di stato. Fra le altre cose, c'è questo capoverso:
«Mr. Obama also shook his head in a modest gesture of disbelief in front of the collapsed facade of the main city government office.»
Siamo a questo punto? Bisogna prendere nota se Obama scuote leggermente la testa per esprimere sconcerto davanti alle rovine di un terremoto?
E poi dovrei preoccuparmi di quello che scrive la stampa estera (il Guardian, naturalmente, fa il possibile per insistere con la tesi delle sherpa calls e delle fonti anonime secondo cui il G8 italiano è stato organizzato da cani, ma non aggiunge nuovi elementi) . Chiunque può pensare quello che vuole del governo italiano, ma se vogliono sputtanare un paese intero, quantomento dovrebbero dimostrare di saper fare del giornalismo di altissimo livello, mentre qui mi pare che sia le pagine di cronaca, sia quelle di analisi politica, siano tutto sommato nella media.
I giornalisti e i commentatori di Sky TG24 che ieri si sono occupati della diretta da L'Aquila fornivano contenuti molto più interessanti, elaborati e soprattutto equilibrati, nel mettere in luce gli aspetti sia positivi che negativi, sia tranquilli che controversi, dei vari elementi sul piatto (organizzazione logistica, agenda dei lavori, punti salienti dei discorsi ufficiali, ecc). Altro che New York Times! E per inciso, anche Repubblica e il Giornale potrebbero prendere esempio, altrimenti l'informazione data ai lettori sarà sempre a senso unico (ovviamente con sensi unici opposti fra di loro), senza mai fornire le basi per un'elaborazione critica e autonoma, che impedisca di idolatrare o demonizzare le persone.
«Mr. Obama also shook his head in a modest gesture of disbelief in front of the collapsed facade of the main city government office.»
Siamo a questo punto? Bisogna prendere nota se Obama scuote leggermente la testa per esprimere sconcerto davanti alle rovine di un terremoto?
E poi dovrei preoccuparmi di quello che scrive la stampa estera (il Guardian, naturalmente, fa il possibile per insistere con la tesi delle sherpa calls e delle fonti anonime secondo cui il G8 italiano è stato organizzato da cani, ma non aggiunge nuovi elementi) . Chiunque può pensare quello che vuole del governo italiano, ma se vogliono sputtanare un paese intero, quantomento dovrebbero dimostrare di saper fare del giornalismo di altissimo livello, mentre qui mi pare che sia le pagine di cronaca, sia quelle di analisi politica, siano tutto sommato nella media.
I giornalisti e i commentatori di Sky TG24 che ieri si sono occupati della diretta da L'Aquila fornivano contenuti molto più interessanti, elaborati e soprattutto equilibrati, nel mettere in luce gli aspetti sia positivi che negativi, sia tranquilli che controversi, dei vari elementi sul piatto (organizzazione logistica, agenda dei lavori, punti salienti dei discorsi ufficiali, ecc). Altro che New York Times! E per inciso, anche Repubblica e il Giornale potrebbero prendere esempio, altrimenti l'informazione data ai lettori sarà sempre a senso unico (ovviamente con sensi unici opposti fra di loro), senza mai fornire le basi per un'elaborazione critica e autonoma, che impedisca di idolatrare o demonizzare le persone.
mercoledì, luglio 08, 2009
Ma che bella questa "With one look"!
Strumentale, solo pianoforte, suonata a orecchio e senza spartito. L'inizio in particolare, è struggente.
Poi, vabbè, fa sempre bene ricordarsela anche cantata da una che ci sa fare. ;-)
Poi, vabbè, fa sempre bene ricordarsela anche cantata da una che ci sa fare. ;-)
lunedì, luglio 06, 2009
Cervelli di gallina
Secondo post di fila caratterizzato da una certa vis polemica... sorry. Spero nei prossimi giorni di trovare qualcosa di più simpatico da scrivere.
Cervelli di gallina, primo esempio.
Qualche giorno fa, mentre il Ghigo ed io passeggiavamo per il parco con la nostra frugoletta nella carrozzina, abbiamo assistito alla seguente discussione inferocita e urlata.
LUI: «Per una volta che riesco a liberarmi e a passare mezza giornata con te e le bambine, devi proprio rovinare tutto? Possibile che non ti vada mai bene niente?!?»
LEI: «Guarda che io sono settimane che mi do da fare per organizzare l'estate per le bambine!»
LUI: «Allora sai cosa ti dico, secondo me la tua organizzazione dell'estate delle bambine fa schifo!»
E via dicendo.
Il tutto a mezzo metro dalle suddette bambine, che avranno avuto dai quattro ai sei anni. Possibile che due genitori la cui relazione è evidentemente fallita non siano capaci di trattenersi dallo sparare queste scenate davanti alle figlie piccole?!? Ma quando hanno distribuito il cervello, questi due imbecilli erano assenti e si sono messi in fila per la distribuzione di segatura?!?!?
Proponimento che è apparso come un flash, contemporaneamente nella mente mia e del Ghigo: dovessimo mai avere problemi coniugali anche grossi, mai litigare in quel modo davanti alla nostra piccola, ma proprio mai.
Cervelli di gallina, secondo esempio.
Telegiornale RAI. Nell'ambito di un servizio sull'ennesimo montepremi miloinario del Superenalotto, la giornalista fa qualche domanda di rito a gente qualsiasi, fra cui "Cosa farebbe se vincesse 83 milioni di euro?"
Primo tizio: «Smetterei subito di lavorare!»
Secondo tizio: «Ah, se avessi tutti quei soldi... farei la corte a lei!»
Due mirabolanti messaggi arrivano così al pubblico...
Primo: se hai tanti soldi, smetti di lavorare. Non "fai una donazione a un ente benefico", non "avvia un'attività in proprio e crea dei posti di lavoro", non "investi quei soldi in modo che fruttino e contribuisci a combattere la crisi"... no. Solo un pensiero: smettere di lavorare.
Secondo: se un uomo ha tanti soldi, ha successo con le donne. Ennesimo contributo al perpetuarsi dello stereotipo secondo cui le donne vanno con gli uomini danarosi (che in alcuni casi sarà anche vero, ma perché bisogna insistere su quei casi e non rendersi conto che ci sono milioni di donne che scelgono il proprio copmpagno in base a tutt'altri criteri?!?).
Viva la TV pubblica, eh.
Cervelli di gallina, primo esempio.
Qualche giorno fa, mentre il Ghigo ed io passeggiavamo per il parco con la nostra frugoletta nella carrozzina, abbiamo assistito alla seguente discussione inferocita e urlata.
LUI: «Per una volta che riesco a liberarmi e a passare mezza giornata con te e le bambine, devi proprio rovinare tutto? Possibile che non ti vada mai bene niente?!?»
LEI: «Guarda che io sono settimane che mi do da fare per organizzare l'estate per le bambine!»
LUI: «Allora sai cosa ti dico, secondo me la tua organizzazione dell'estate delle bambine fa schifo!»
E via dicendo.
Il tutto a mezzo metro dalle suddette bambine, che avranno avuto dai quattro ai sei anni. Possibile che due genitori la cui relazione è evidentemente fallita non siano capaci di trattenersi dallo sparare queste scenate davanti alle figlie piccole?!? Ma quando hanno distribuito il cervello, questi due imbecilli erano assenti e si sono messi in fila per la distribuzione di segatura?!?!?
Proponimento che è apparso come un flash, contemporaneamente nella mente mia e del Ghigo: dovessimo mai avere problemi coniugali anche grossi, mai litigare in quel modo davanti alla nostra piccola, ma proprio mai.
Cervelli di gallina, secondo esempio.
Telegiornale RAI. Nell'ambito di un servizio sull'ennesimo montepremi miloinario del Superenalotto, la giornalista fa qualche domanda di rito a gente qualsiasi, fra cui "Cosa farebbe se vincesse 83 milioni di euro?"
Primo tizio: «Smetterei subito di lavorare!»
Secondo tizio: «Ah, se avessi tutti quei soldi... farei la corte a lei!»
Due mirabolanti messaggi arrivano così al pubblico...
Primo: se hai tanti soldi, smetti di lavorare. Non "fai una donazione a un ente benefico", non "avvia un'attività in proprio e crea dei posti di lavoro", non "investi quei soldi in modo che fruttino e contribuisci a combattere la crisi"... no. Solo un pensiero: smettere di lavorare.
Secondo: se un uomo ha tanti soldi, ha successo con le donne. Ennesimo contributo al perpetuarsi dello stereotipo secondo cui le donne vanno con gli uomini danarosi (che in alcuni casi sarà anche vero, ma perché bisogna insistere su quei casi e non rendersi conto che ci sono milioni di donne che scelgono il proprio copmpagno in base a tutt'altri criteri?!?).
Viva la TV pubblica, eh.
giovedì, luglio 02, 2009
Tanti complimentoni...
Il 2 dicembre, in questo post, esprimevo le mie perplessità su questo progetto che, a vederlo così di primo acchito, mi sembrava un'accozzaglia di burocratese, vacuità e prevedibilità.
Peraltro, l'aggiornamento pubblicato in aprile con il titolo "A che punto siamo", emanava esattamente lo stesso odore di fritto e rifritto, la stessa sensazione di inutile astrattezza e lo stesso tanfo di politichese.
Senonché, il 30 giugno è stato presentato un Documento di Sintesi che espone lo stato dell'arte di 'sta cosa, con tanto di paroloni come "mission", "vision", "governance"... ma fatemi il piacere. E poi: in novantaquattro incontri diconsi no-van-ta-quat-tro, questo è ciò a cui siete arrivati?! Una sfilza di luoghi comuni e banalità (*), scritta in un linguaggio degno del peggior burocrate statale (**) e infarcita di stucchevoli autoelogi (***)?
- Esempi (i maiuscoli e il colore rosso sono nel documento originale) -
(*) Il futuro dei territori evoluti (Europa - Stati Uniti …) passa dalla loro capacità di saper creare una nuova economia e un nuovo stile di vita che sappia METTERE LE PERSONE AL CENTRO, renderle SOGGETTO PROTAGONISTA DELLO SVILUPPO.
(**) Nel documento qui sviluppato non viene trattata una parte che rappresenta un aspetto saliente del modello di piano strategico adottato, ovvero la metodologia di partecipazione utilizzata, tema che sarà invece oggetto di trattazione specifica all’interno del documento finale. Anche in questa sede merita, tuttavia, di essere sottolineata l’importanza rivestita da un processo partecipativo che ha visto i rappresentanti della società civile attivamente coinvolti, mediante un lavoro strutturato sotto forma di laboratori di partecipazione guidati da esperti qualificati, nell’elaborare proposte concrete sulla base degli obiettivi individuati per i diversi ambiti tematici.
(***) La vera innovazione del nostro Piano è UNA GRANDE SFIDA (che sentiamo di poter vincere). [.....] Lavorando su questa intuizione i gruppi di lavoro si sono potuti sentire veramente anticipatori e pionieri. [boooooommm! - questo commento ovviamente è mio, NdS]
- Fine degli esempi -
Faccio poi notare che anche la persona meno maliziosa del mondo non può non accorgersi che, su 23 pagine di documento...
- 6 pagine sono riempite da illustrazioni superflue, oppure titoloni e titoletti che potevano occupare tre righe in cima a una pagina qualsiasi (le pagine 6 e 7 superano abbondantemente il limite del ridicolo).
- Le ultime 5 pagine sono testi brevi corredati da illustrazioni (nello specifico si tratta di mappe) ben poco chiare. Cosa sono le macchie grigie a pagina 21, le macche gialle / rosse / blu a pagina 22, gli asterischi rossi a pagina 23? Perché non c'è una legenda, unica cosa che sarebbe stata utile, come è stato fatto (sebbene in modo grezzotto) a pagina 19?
- L'intero documento è scritto a caratteri cubitali. Adatto a una presentazione con (immagino) proiezioni su schermo, ma ridondante e vuoto se deve essere un file riassuntivo da offrire agli utenti del sito.
Il tutto sponsorizzato e/o patrocinato da Comune, Provincia, Fondazione Cassa Di Risparmio e Camera Di Commercio. Poi dicono di volere che le istituzioni e la pubblica amminstrazione si avvicinino ai cittadini, come no.
AGGIUNTA: Gli scrittori di burocratese che volessero imparare a scrivere come persone normali, non dovrebbero poi fare chissà quanti sforzi: è solo questione di esercizio. Potrebbero cominciare leggendo questo blog (magari partendo da questo post oppure da quest'altro o da quest'altro ancora). E' gratis e impagabile. Ricordo anche un divertente articoletto di Umberto Eco che traduceva in italiano corrente un testo scritto in burocratese, ma non riesco più a trovarlo fra i tanti suoi libri che ho in casa; aggiornerò il post se e quando spunterà.
Peraltro, l'aggiornamento pubblicato in aprile con il titolo "A che punto siamo", emanava esattamente lo stesso odore di fritto e rifritto, la stessa sensazione di inutile astrattezza e lo stesso tanfo di politichese.
Senonché, il 30 giugno è stato presentato un Documento di Sintesi che espone lo stato dell'arte di 'sta cosa, con tanto di paroloni come "mission", "vision", "governance"... ma fatemi il piacere. E poi: in novantaquattro incontri diconsi no-van-ta-quat-tro, questo è ciò a cui siete arrivati?! Una sfilza di luoghi comuni e banalità (*), scritta in un linguaggio degno del peggior burocrate statale (**) e infarcita di stucchevoli autoelogi (***)?
- Esempi (i maiuscoli e il colore rosso sono nel documento originale) -
(*) Il futuro dei territori evoluti (Europa - Stati Uniti …) passa dalla loro capacità di saper creare una nuova economia e un nuovo stile di vita che sappia METTERE LE PERSONE AL CENTRO, renderle SOGGETTO PROTAGONISTA DELLO SVILUPPO.
(**) Nel documento qui sviluppato non viene trattata una parte che rappresenta un aspetto saliente del modello di piano strategico adottato, ovvero la metodologia di partecipazione utilizzata, tema che sarà invece oggetto di trattazione specifica all’interno del documento finale. Anche in questa sede merita, tuttavia, di essere sottolineata l’importanza rivestita da un processo partecipativo che ha visto i rappresentanti della società civile attivamente coinvolti, mediante un lavoro strutturato sotto forma di laboratori di partecipazione guidati da esperti qualificati, nell’elaborare proposte concrete sulla base degli obiettivi individuati per i diversi ambiti tematici.
(***) La vera innovazione del nostro Piano è UNA GRANDE SFIDA (che sentiamo di poter vincere). [.....] Lavorando su questa intuizione i gruppi di lavoro si sono potuti sentire veramente anticipatori e pionieri. [boooooommm! - questo commento ovviamente è mio, NdS]
- Fine degli esempi -
Faccio poi notare che anche la persona meno maliziosa del mondo non può non accorgersi che, su 23 pagine di documento...
- 6 pagine sono riempite da illustrazioni superflue, oppure titoloni e titoletti che potevano occupare tre righe in cima a una pagina qualsiasi (le pagine 6 e 7 superano abbondantemente il limite del ridicolo).
- Le ultime 5 pagine sono testi brevi corredati da illustrazioni (nello specifico si tratta di mappe) ben poco chiare. Cosa sono le macchie grigie a pagina 21, le macche gialle / rosse / blu a pagina 22, gli asterischi rossi a pagina 23? Perché non c'è una legenda, unica cosa che sarebbe stata utile, come è stato fatto (sebbene in modo grezzotto) a pagina 19?
- L'intero documento è scritto a caratteri cubitali. Adatto a una presentazione con (immagino) proiezioni su schermo, ma ridondante e vuoto se deve essere un file riassuntivo da offrire agli utenti del sito.
Il tutto sponsorizzato e/o patrocinato da Comune, Provincia, Fondazione Cassa Di Risparmio e Camera Di Commercio. Poi dicono di volere che le istituzioni e la pubblica amminstrazione si avvicinino ai cittadini, come no.
AGGIUNTA: Gli scrittori di burocratese che volessero imparare a scrivere come persone normali, non dovrebbero poi fare chissà quanti sforzi: è solo questione di esercizio. Potrebbero cominciare leggendo questo blog (magari partendo da questo post oppure da quest'altro o da quest'altro ancora). E' gratis e impagabile. Ricordo anche un divertente articoletto di Umberto Eco che traduceva in italiano corrente un testo scritto in burocratese, ma non riesco più a trovarlo fra i tanti suoi libri che ho in casa; aggiornerò il post se e quando spunterà.
domenica, giugno 28, 2009
Percezioni
Due o tre giorni fa, arrivano due notizie simili nei TG.
La scomparsa di Michael Jackson, mi rendo conto che è un evento importante per la cultura pop e che di artisti come lui in quel campo ce ne sono pochi (solo Madonna, credo). Tuttavia, non è una cosa che mi tocca o che "sento" davvero.
Che sia morta Farrah Fawcett, invece, questo mi sta proprio tanto ma tanto sulle palle. A certe icone dell'infanzia non dovrebbe essere permesso morire. So long, Jill Munroe.
Edit: qui un bell'articolo di Daria Bignardi.
La scomparsa di Michael Jackson, mi rendo conto che è un evento importante per la cultura pop e che di artisti come lui in quel campo ce ne sono pochi (solo Madonna, credo). Tuttavia, non è una cosa che mi tocca o che "sento" davvero.
Che sia morta Farrah Fawcett, invece, questo mi sta proprio tanto ma tanto sulle palle. A certe icone dell'infanzia non dovrebbe essere permesso morire. So long, Jill Munroe.
Edit: qui un bell'articolo di Daria Bignardi.
sabato, maggio 16, 2009
Un mese fa...
...alle 21.55, veniva alla luce la mia bambina, e ancora non sono entrata del tutto nell'ordine di idee di essere diventta mamma. Sono un po' rintronata, un po' incredula, soprattutto un po' incucalita perché ovviamente l'impegno è notevole e si dorme pochino.
Avrei mille cose da scrivere, non solo quelle che avevo brevemente elencato in fondo a questo post, ma anche diverse altre (critiche all'organizzazione ospedaliera, commenti sui parenti che hanno perso la testa al limite del ridicolo per la bimba, vari argomenti di conversazione tipici da neogenitori di cui ora capisco il senso...). Purtroppo stanchezza e rincretinimento la fanno ancora da padroni e quindi devo nuovamente rimandare, prima o poi ce la farò. Ma almeno il primo mese di vita della piccola lo volevo "celebrare". ^__^
Avrei mille cose da scrivere, non solo quelle che avevo brevemente elencato in fondo a questo post, ma anche diverse altre (critiche all'organizzazione ospedaliera, commenti sui parenti che hanno perso la testa al limite del ridicolo per la bimba, vari argomenti di conversazione tipici da neogenitori di cui ora capisco il senso...). Purtroppo stanchezza e rincretinimento la fanno ancora da padroni e quindi devo nuovamente rimandare, prima o poi ce la farò. Ma almeno il primo mese di vita della piccola lo volevo "celebrare". ^__^
giovedì, aprile 09, 2009
Tutto in una frase (circa)
Questo post è poco più di un appunto, ma lo butto giù lo stesso perché riguarda il mio "tormentone filosofico" preferito, mio malgrado. In due parole, oggi stavo leggendo un articolo di giornale riguardante le vittime del terremoto in Abruzzo, e nel quale a un certo punto sbucava questa frase: "La coscienza umana sopporta la necessità del morire e in questo ha visto la vita divina sorreggere il sentimento del contrasto tra lo spirito che si sente immortale e un corpo che sa di morire".
Non condivido affatto la prima parte della frase. Secondo me, non è che la coscienza umana sopporti la necessità del morire: non "sopporta" proprio un bel niente, semmai subisce un brutale dato di fatto perché non ha alcun modo di opporvisi. Anche la questione della vita divina, mah! Secondo me, a sorreggere il sentimento del contrasto può essere la vita divina, ma solo per chi crede (vuoi con vera cognizione di causa, vuoi per assorbimento dottrinario acritico). Gli altri, ciccia.
La seconda parte della frase è invece l'espressione perfetta di uno stato di cose che personalmente ho sempre nel cervello, più o meno consapevolmente a seconda dei momenti, ma ad ogni modo in misura maggiore rispetto a tutte le persone con cui mi sia mai capitato di parlarne: "lo spirito si sente immortale, ma il corpo sa di morire".
Non passa giorno in cui io sia abbastanza distratta o indaffarata da non pensarci, non trascorro mai più di 24 ore senza che la mia mente vaghi in questo genere di pensieri per almeno qualche minuto. E' per questo che, lo dico sinceramente, vivo anche la gravidanza più come una fonte di interrogativi, timori e perplessità, che come quella sorgente di gioia "automatizzata" (e francamente un po' retorica) che tutti si aspettano: "Aaaah, che meraviglia, metti al mondo una nuova vita". Sì, grazie, a questo ci arrivo da sola: il punto è che metto al mondo una vita mor-ta-le, proprio come la mia, e questa semplice cosa da sola è più che abbastanza per farmi chiedere in continuazione perché deve funzionare così, qual è la ragione metafisica suprema per cui non mi sono state date alternative, come mai la stragrande maggioranza delle persone si limita a rimuovere questo pensiero, o a liquidarlo in modo superficiale, senza renderlo invece il solo grande interrogativo che valga la pena di essere tenuto a mente in continuazione sperando di trovare almeno una ipotesi di risposta, una briciolina di riflessione utile.
Non condivido affatto la prima parte della frase. Secondo me, non è che la coscienza umana sopporti la necessità del morire: non "sopporta" proprio un bel niente, semmai subisce un brutale dato di fatto perché non ha alcun modo di opporvisi. Anche la questione della vita divina, mah! Secondo me, a sorreggere il sentimento del contrasto può essere la vita divina, ma solo per chi crede (vuoi con vera cognizione di causa, vuoi per assorbimento dottrinario acritico). Gli altri, ciccia.
La seconda parte della frase è invece l'espressione perfetta di uno stato di cose che personalmente ho sempre nel cervello, più o meno consapevolmente a seconda dei momenti, ma ad ogni modo in misura maggiore rispetto a tutte le persone con cui mi sia mai capitato di parlarne: "lo spirito si sente immortale, ma il corpo sa di morire".
Non passa giorno in cui io sia abbastanza distratta o indaffarata da non pensarci, non trascorro mai più di 24 ore senza che la mia mente vaghi in questo genere di pensieri per almeno qualche minuto. E' per questo che, lo dico sinceramente, vivo anche la gravidanza più come una fonte di interrogativi, timori e perplessità, che come quella sorgente di gioia "automatizzata" (e francamente un po' retorica) che tutti si aspettano: "Aaaah, che meraviglia, metti al mondo una nuova vita". Sì, grazie, a questo ci arrivo da sola: il punto è che metto al mondo una vita mor-ta-le, proprio come la mia, e questa semplice cosa da sola è più che abbastanza per farmi chiedere in continuazione perché deve funzionare così, qual è la ragione metafisica suprema per cui non mi sono state date alternative, come mai la stragrande maggioranza delle persone si limita a rimuovere questo pensiero, o a liquidarlo in modo superficiale, senza renderlo invece il solo grande interrogativo che valga la pena di essere tenuto a mente in continuazione sperando di trovare almeno una ipotesi di risposta, una briciolina di riflessione utile.
sabato, marzo 28, 2009
Brividi in sovraimpressione
Post odierno, parte prima.
Costretta a un po' di riposo forzato a causa di panzona + pressione alta, ogni tanto mi succede di accendere la tivù, e non sempre in orari in cui c'è roba decente da vedere... infatti di solito la spengo quasi subito. L'altro giorno però ho fatto in tempo a notare una scritta che scorreva in sovraimpressione su un canale (credo) Mediaset e che diceva una cosa del tipo: "Sei segretamente innamorato di una persona da tanto tempo, ma non ti dichiari perché temi che ti risponda picche? Allora chiama questo numero!"
Desumo che si tratti dei preparativi per un nuovo programma televisivo, un mezzo reality lontano parente di Stranamore. Allora, a parte che mi viene l'orticaria all'idea che già non bastassero i vari Isola dei famosi, Grande fratello, Amici, Ricomincio da qui, X-factor, Fattoria e altre varie amenità, non riesco a non esibirmi nel seguente ragionamento.
Tanto per cominciare, se temi che il tuo amore segreto ti risponda picche, molto probabilmente una ragione c'è. Però, chissà, magari sei così disperatamente innamorato da volerle veramente provare tutte per conquistare la tua preda, e allora decidere di rivolgerti a questo programma va considerato appunto an act of desperation, davanti al quale posso solo essere dispiaciuta per te, ma in fondo in fondo provare un vago sentimento di comprensione.
Però, fatto salvo questo caso limite, quali altre ipotesi rimangono per i potenziali concorrenti?
Secondo me, solo due.
Caso 1. Sai che il due di picche è probabile, ma ritieni che una dichiarazione fatta in televisione, con l'aiuto dello staff di uno pseudo-reality, abbia qualche speranza di convincere la tua preda a prenderti in considerazione. O hai ragione e la preda ci casca, e allora hai una cotta per un/una deficiente, o hai torto e la preda non solo non ci casca, ma nel frattempo ti sei messo/a nella condizione di prenderti il due di picche in diretta nazionale.
Caso 2. Sai che il due di picche è probabile, e che te lo beccherai in diretta nazionale in quanto la tua preda non è un/una deficiente, ma non resisti alla tentazione di... andare in televisione! Uuuuh, aaah, oooh, la televisione! Beeeellaaaaa! Che figaaataaaa! Ti becchi il due di picche davanti a mezzo mondo, ma vuoi mettere la soddisfazione di condividere i tuoi (prevedibili e scontati) affari di cuore con il resto del mondo? Iiiiih, che emoziooooneeee!!!
Indovina un po' in questo caso chi è il/la deficiente...
Post odierno, parte seconda.
Lo so che aggiorno poco il blog, e pensare che di cose da scrivere ne avrei (un post sul toto-nome della nascitura, uno sulle indegne assurdità del settore moda-bimbo, uno sul mio quasi-nullo uso di Facebook e sul paradossale motivo per cui mi ci sono comunque iscritta, uno sulle comiche del corso preparto, uno su alcuni bei fumetti che ho letto di recente, uno su una significativa battuta di Wolverine da un vecchio episodio di Ultimate X-Men, uno sul film di Watchmen, uno sul testamento biologico, uno sui prelati dalla bocca larga...), ma purtroppo questo periodo è caratterizzato da un forte calo di energie emotive e mentali. Sarà una conseguenza del metabolismo alterato dalla gravidanza, non so che dire: speriamo che passi.
Costretta a un po' di riposo forzato a causa di panzona + pressione alta, ogni tanto mi succede di accendere la tivù, e non sempre in orari in cui c'è roba decente da vedere... infatti di solito la spengo quasi subito. L'altro giorno però ho fatto in tempo a notare una scritta che scorreva in sovraimpressione su un canale (credo) Mediaset e che diceva una cosa del tipo: "Sei segretamente innamorato di una persona da tanto tempo, ma non ti dichiari perché temi che ti risponda picche? Allora chiama questo numero!"
Desumo che si tratti dei preparativi per un nuovo programma televisivo, un mezzo reality lontano parente di Stranamore. Allora, a parte che mi viene l'orticaria all'idea che già non bastassero i vari Isola dei famosi, Grande fratello, Amici, Ricomincio da qui, X-factor, Fattoria e altre varie amenità, non riesco a non esibirmi nel seguente ragionamento.
Tanto per cominciare, se temi che il tuo amore segreto ti risponda picche, molto probabilmente una ragione c'è. Però, chissà, magari sei così disperatamente innamorato da volerle veramente provare tutte per conquistare la tua preda, e allora decidere di rivolgerti a questo programma va considerato appunto an act of desperation, davanti al quale posso solo essere dispiaciuta per te, ma in fondo in fondo provare un vago sentimento di comprensione.
Però, fatto salvo questo caso limite, quali altre ipotesi rimangono per i potenziali concorrenti?
Secondo me, solo due.
Caso 1. Sai che il due di picche è probabile, ma ritieni che una dichiarazione fatta in televisione, con l'aiuto dello staff di uno pseudo-reality, abbia qualche speranza di convincere la tua preda a prenderti in considerazione. O hai ragione e la preda ci casca, e allora hai una cotta per un/una deficiente, o hai torto e la preda non solo non ci casca, ma nel frattempo ti sei messo/a nella condizione di prenderti il due di picche in diretta nazionale.
Caso 2. Sai che il due di picche è probabile, e che te lo beccherai in diretta nazionale in quanto la tua preda non è un/una deficiente, ma non resisti alla tentazione di... andare in televisione! Uuuuh, aaah, oooh, la televisione! Beeeellaaaaa! Che figaaataaaa! Ti becchi il due di picche davanti a mezzo mondo, ma vuoi mettere la soddisfazione di condividere i tuoi (prevedibili e scontati) affari di cuore con il resto del mondo? Iiiiih, che emoziooooneeee!!!
Indovina un po' in questo caso chi è il/la deficiente...
Post odierno, parte seconda.
Lo so che aggiorno poco il blog, e pensare che di cose da scrivere ne avrei (un post sul toto-nome della nascitura, uno sulle indegne assurdità del settore moda-bimbo, uno sul mio quasi-nullo uso di Facebook e sul paradossale motivo per cui mi ci sono comunque iscritta, uno sulle comiche del corso preparto, uno su alcuni bei fumetti che ho letto di recente, uno su una significativa battuta di Wolverine da un vecchio episodio di Ultimate X-Men, uno sul film di Watchmen, uno sul testamento biologico, uno sui prelati dalla bocca larga...), ma purtroppo questo periodo è caratterizzato da un forte calo di energie emotive e mentali. Sarà una conseguenza del metabolismo alterato dalla gravidanza, non so che dire: speriamo che passi.
martedì, marzo 03, 2009
Blog e non-blog
Spunti e riflessioni sui diversi tipi di scrittura online. Ci sto riflettendo anche io.
http://mestierediscrivere.splinder.com/post/19723833/Stanchezze+e+traslochi#19723833
http://mestierediscrivere.splinder.com/post/19867807/La+scrittura+ad+alta+voce+del+
http://marcolupoi.nova100.ilsole24ore.com/2009/02/e-mai-partenza.html
http://mestierediscrivere.splinder.com/post/19723833/Stanchezze+e+traslochi#19723833
http://mestierediscrivere.splinder.com/post/19867807/La+scrittura+ad+alta+voce+del+
http://marcolupoi.nova100.ilsole24ore.com/2009/02/e-mai-partenza.html
venerdì, febbraio 27, 2009
Consolazioni niente male
Giornatacce. Mal di schiena, pancia che pesa, gambe indolenzite, testa insonnolita, mani e piedi che partecipano al campionato mondiale di ritenzione idrica... però nell'arco di due giorni ho rimediato i biglietti per Oklahoma! della BMST a Bologna (la serale di martedì prossimo) e per il tour di Mamma Mia! a Milano (la pomeridiana di sabato prossimo). Eccheccavolo, bisognerà pure tenersi un po' su!
Domani, così per gradire, un giretto a Mantova Comics, ultima mia fiera prima dell'avvento dell'Apocalisse. Niente lavoro, voglio solo gironzolare fra gli stand e rivedere un paio di amici, tutto molto tranquillo. Aaaah, yes, full relax.
Domani, così per gradire, un giretto a Mantova Comics, ultima mia fiera prima dell'avvento dell'Apocalisse. Niente lavoro, voglio solo gironzolare fra gli stand e rivedere un paio di amici, tutto molto tranquillo. Aaaah, yes, full relax.
domenica, febbraio 15, 2009
Raffinato giornalismo
Quindi, fatemi capire: se io sono una giornalista e sto seguendo un importante processo in cui due persone sono accusate di omicidio, ovvero un argomentino leggero e frivolo, è del tutto normale che mi soffermi a commentare come sono vestiti gli imputati e se magari indossano una maglietta che riporta una strofa di una nota canzone.
Non fa una piega.
Anzi, mi ricorda una scena dal secondo atto del musical Chicago, quando la giornalista Mary Sunshine cura la direttissima radiofonica del processo per l'omicidio di Fred Casely, e racconta con attenzione quali abiti e quali scarpe indossa l'imputata Roxie Hart.
Eh. Peccato solo che quella di Chicago dovrebbe essere una satira, NON la realtà.
Non fa una piega.
Anzi, mi ricorda una scena dal secondo atto del musical Chicago, quando la giornalista Mary Sunshine cura la direttissima radiofonica del processo per l'omicidio di Fred Casely, e racconta con attenzione quali abiti e quali scarpe indossa l'imputata Roxie Hart.
Eh. Peccato solo che quella di Chicago dovrebbe essere una satira, NON la realtà.
venerdì, febbraio 13, 2009
giovedì, febbraio 12, 2009
Neanche fosse un call-center
Stasera mi sono imbattuta nel nuovo spot televisivo della Tim. C'è un tizio che telefona in continuazione alla sua ragazza chiedendole "E adesso mi ami?", e lei di volta in volta gli risponde cose mooooolto originali, tipo "da pazzi", "da non crederci", "da capogiro" e roba del genere (non che si possano trovare risposte particolarmente creative alla domanda di cui sopra).
Adesso, a parte che questi due evidentemente non hanno un accidente da fare tutto il giorno (mai vederli ripresi a studiare o lavorare, noooo, sempre e solo attività ricreative) tranne starsene attaccati ai telefonini come cozze, mi chiedo quanto possa durare una relazione in cui uno/a dei due telefona di continuo all'altro/a (manco avesse a disposizione un esercito di centralinisti) con questa fissazione di vedersi confermare il reciproco amore. Dopo il primo giorno, secondo me ci scappa il morto (condito da crisi isterica del tipo "Sì!!! Maledizione, ti ho detto di sì!!! E' tutto il giorno che te lo ripeto, pezzo di deficiente!!!!!").
E sia chiaro, non parlo in astratto, così per fare una battuta. Il mio ragazzo pre-Ghigo, l'ho mollato perché era oltremodo appiccicoso, e quella volta i telefonini nemmeno c'erano...
Adesso, a parte che questi due evidentemente non hanno un accidente da fare tutto il giorno (mai vederli ripresi a studiare o lavorare, noooo, sempre e solo attività ricreative) tranne starsene attaccati ai telefonini come cozze, mi chiedo quanto possa durare una relazione in cui uno/a dei due telefona di continuo all'altro/a (manco avesse a disposizione un esercito di centralinisti) con questa fissazione di vedersi confermare il reciproco amore. Dopo il primo giorno, secondo me ci scappa il morto (condito da crisi isterica del tipo "Sì!!! Maledizione, ti ho detto di sì!!! E' tutto il giorno che te lo ripeto, pezzo di deficiente!!!!!").
E sia chiaro, non parlo in astratto, così per fare una battuta. Il mio ragazzo pre-Ghigo, l'ho mollato perché era oltremodo appiccicoso, e quella volta i telefonini nemmeno c'erano...
giovedì, febbraio 05, 2009
Stordita ma felice
Certe giornate sembrano fatte apposta per riappacificarti con il mondo.
Sono stata in giro tutto il giorno fra trasferte di lavoro, riunioni (quattro in un giorno!) e altra roba varia, quindi stanca morta ma comunque molto contenta per i risultati ottenuti e gli intoppi sempre ben risolti.
Dopodiché, la telefonata più inaspettata del mondo e una voce che non sentivo da anni ma che ho riconosciuto alla prima sillaba. Ho dovuto sedermi dall'emozione.
I dettagli prossimamente, ma almeno un breve post-ricordo in data odierna lo dovevo scrivere.
Sono stata in giro tutto il giorno fra trasferte di lavoro, riunioni (quattro in un giorno!) e altra roba varia, quindi stanca morta ma comunque molto contenta per i risultati ottenuti e gli intoppi sempre ben risolti.
Dopodiché, la telefonata più inaspettata del mondo e una voce che non sentivo da anni ma che ho riconosciuto alla prima sillaba. Ho dovuto sedermi dall'emozione.
I dettagli prossimamente, ma almeno un breve post-ricordo in data odierna lo dovevo scrivere.
mercoledì, gennaio 28, 2009
Ben svegliati
Qualche giorno fa, prendo accordi con il committente di un certo lavoro per stabilire la scadenza entro cui devo consegnare la mia parte.
Oggi, il committente chiama per dire che a giorni uno dei suoi collaboratori parte per una tourné di due mesi, e quindi ha bisogno che io anticipi la scadenza in modo che il collaboratore, prima di partire, possa fare uso della mia parte.
Ieri, il funzionario/capo di un certo ufficio pubblico chiede alla Grande Capessa (e di conseguenza anche a me) di preparare un documento che servirà a promuovere un certo progetto che abbiamo in comune.
Stamattina alle 9:30, la sua segretaria chiama per dire che il funzionario/capo vuole il documento entro le 12:00 di oggi, altrimenti non se ne fa più niente.
Ma 'sta gente è capace di aprire un'agenda ogni tanto, o naviga sempre a vista?!? >___<
Oggi, il committente chiama per dire che a giorni uno dei suoi collaboratori parte per una tourné di due mesi, e quindi ha bisogno che io anticipi la scadenza in modo che il collaboratore, prima di partire, possa fare uso della mia parte.
Ieri, il funzionario/capo di un certo ufficio pubblico chiede alla Grande Capessa (e di conseguenza anche a me) di preparare un documento che servirà a promuovere un certo progetto che abbiamo in comune.
Stamattina alle 9:30, la sua segretaria chiama per dire che il funzionario/capo vuole il documento entro le 12:00 di oggi, altrimenti non se ne fa più niente.
Ma 'sta gente è capace di aprire un'agenda ogni tanto, o naviga sempre a vista?!? >___<
lunedì, gennaio 26, 2009
Mi segno pure questa, va'.
Non paga di aver linkato questo post appena tre o quattro giorni fa, ne cito un altro pezzetto qui sotto, che è quasi meglio dell'altro. Fa riferimento al modo in cui sul web uno può selezionare amicizie, incontri e conoscenti, mentre in Real Life impara a relazionarsi anche con le persone anche quando vorrebbe farne a meno; il che aiuta a riflettere e maturare.
Gli amici e le persone che la pensano solo come voi sono utili come un auricolare infilato nel culo, spesso le migliori amicizie nascono proprio dalla risoluzione di un conflitto, c’è qualcosa di estremamente forte in un legame che NON si basa soltanto su un interesse comune.
[…]
Quanti insulti vi beccate ogni giorno se frequentate un forum? Quante persone passano il tempo a vomitarsi addosso tonnellate di spazzatura “tanto nel mezzo c’è lo schermo”?
[…]
Adesso ditemi, quante critiche avete ricevuto?
E non confondete le due cose, un insulto è qualcosa detto da una persona che non conoscete e di cui non ve ne potrebbe fregare di meno, una critica è il tentativo di qualcuno di aiutarvi a migliorare dicendovi qualcosa che non vorreste sentirvi dire.
Avete presente quelle situazioni di merda in cui abbassate gli occhi, oppure vi incazzate e vi ripetete che non è vero… quelle situazioni FASTIDIOSE (e qui torniamo sul bisogno dei rompicoglioni) che però vi aiutano a crescere?
Gli amici e le persone che la pensano solo come voi sono utili come un auricolare infilato nel culo, spesso le migliori amicizie nascono proprio dalla risoluzione di un conflitto, c’è qualcosa di estremamente forte in un legame che NON si basa soltanto su un interesse comune.
[…]
Quanti insulti vi beccate ogni giorno se frequentate un forum? Quante persone passano il tempo a vomitarsi addosso tonnellate di spazzatura “tanto nel mezzo c’è lo schermo”?
[…]
Adesso ditemi, quante critiche avete ricevuto?
E non confondete le due cose, un insulto è qualcosa detto da una persona che non conoscete e di cui non ve ne potrebbe fregare di meno, una critica è il tentativo di qualcuno di aiutarvi a migliorare dicendovi qualcosa che non vorreste sentirvi dire.
Avete presente quelle situazioni di merda in cui abbassate gli occhi, oppure vi incazzate e vi ripetete che non è vero… quelle situazioni FASTIDIOSE (e qui torniamo sul bisogno dei rompicoglioni) che però vi aiutano a crescere?
domenica, gennaio 25, 2009
Alla faccia della pernacchia
Pare che il film The Women abbia preso non so quale anti-premio cinematografico (si chiama tipo "Pernacchia d'Oro" o qualcosa di simile) tra i più temuti e spaventosi...
Stranamente è un film che ho visto, io che al cinema non vado tantissimo, e che fosse una colossale boiata di film l'avevo capito anche da sola; eppure le ansie isteriche di Jada Pinketts Smith nella scena finale della sala parto mi hanno fatto ridere fino a versare lacrime e ad avere mal di stomaco. In fondo, cinque minuti di risate a crepapelle sono sempre un piccolo e sottovalutato tesoro.
[Nota 1: la parte in questione inizia verso 3:15 del filmato qui sotto... ma non può essere goduta appieno se uno non ha conosciuto il personaggio nel resto del film].
[Nota 2: No, Jada Pinketts Smith non è quella che partorisce, è quella che si aggira per la sala parto in preda a svenimenti e crisi di nervi.]
Stranamente è un film che ho visto, io che al cinema non vado tantissimo, e che fosse una colossale boiata di film l'avevo capito anche da sola; eppure le ansie isteriche di Jada Pinketts Smith nella scena finale della sala parto mi hanno fatto ridere fino a versare lacrime e ad avere mal di stomaco. In fondo, cinque minuti di risate a crepapelle sono sempre un piccolo e sottovalutato tesoro.
[Nota 1: la parte in questione inizia verso 3:15 del filmato qui sotto... ma non può essere goduta appieno se uno non ha conosciuto il personaggio nel resto del film].
[Nota 2: No, Jada Pinketts Smith non è quella che partorisce, è quella che si aggira per la sala parto in preda a svenimenti e crisi di nervi.]
giovedì, gennaio 22, 2009
Questa me la segno
Saltellando di blog in blog, trovo un rimando a questo post, che fa alcune considerazioni sulla differenza tra Real Life e Net Life. Ne riporto qui il capoverso che mi piace di più (puro stile Garth Ennis, ma in un certo senso anche puro stile John Wayne), sperando che l'autore non se ne abbia a male.
Non ci vuole tanta scienza, siamo animali sociali e come scrive il tizio di Into the Wild, la felicità è reale solo se condivisa. Cucinate per i vostri genitori, fate una telefonata a qualcuno, parlate col vecchio in fila alla posta anche se vi manderà in culo, costruite un modellino, insomma staccatevi dal pc (ma non troppo), toglietevi il trucco emo, smettete di vivere ogni difficoltà della vita come se fosse un fottuto melodramma, smettete di di dire che “gli altri non vi capiscono” e capiteli voi, fate qualcosa che potete toccare con mano.
E con questo, mi pare ovvio, spengo il PC e vado a leggermi un libro, oppure a rufolarmi sul divano con le micie, o tutte e due le cose insieme.
Non ci vuole tanta scienza, siamo animali sociali e come scrive il tizio di Into the Wild, la felicità è reale solo se condivisa. Cucinate per i vostri genitori, fate una telefonata a qualcuno, parlate col vecchio in fila alla posta anche se vi manderà in culo, costruite un modellino, insomma staccatevi dal pc (ma non troppo), toglietevi il trucco emo, smettete di vivere ogni difficoltà della vita come se fosse un fottuto melodramma, smettete di di dire che “gli altri non vi capiscono” e capiteli voi, fate qualcosa che potete toccare con mano.
E con questo, mi pare ovvio, spengo il PC e vado a leggermi un libro, oppure a rufolarmi sul divano con le micie, o tutte e due le cose insieme.
Abbigliamento pre-maman
Nel mio solito giaccone non ci sto più: inutile insistere, la pancia impedisce alla cerniera di chiudersi, e non ci sono santi che tengano.
Quindi, siccome non sono così rintronata da comprarmi un giaccone nuovo di formato supermegaextralarge per usarlo solo tre mesi, mi sono fatta prestare dal Ghigo un grezzissimo giacchettone imbottito, molto ma molto calduccio, targato Suzuki, che gli è stato dato in omaggio dal MediaWorld anni fa. Credo che anche alla fine del nono mese potrei starci tre volte, quindi è decisamente quello che mi serviva, e non me ne frega niente se il giro manica mi arriva a mezzo braccio, e se complessivamente ricordo un bambino delle elementari con la giacca del fratello liceale, o Guccini quando canta "Eskimo".
Ma il commento migliore l'ha fatto mia sorella: "Con quell'affare addosso non sembri una donna incinta, sembri un benzinaio". 'Azz se ha ragione.
Quindi, siccome non sono così rintronata da comprarmi un giaccone nuovo di formato supermegaextralarge per usarlo solo tre mesi, mi sono fatta prestare dal Ghigo un grezzissimo giacchettone imbottito, molto ma molto calduccio, targato Suzuki, che gli è stato dato in omaggio dal MediaWorld anni fa. Credo che anche alla fine del nono mese potrei starci tre volte, quindi è decisamente quello che mi serviva, e non me ne frega niente se il giro manica mi arriva a mezzo braccio, e se complessivamente ricordo un bambino delle elementari con la giacca del fratello liceale, o Guccini quando canta "Eskimo".
Ma il commento migliore l'ha fatto mia sorella: "Con quell'affare addosso non sembri una donna incinta, sembri un benzinaio". 'Azz se ha ragione.
venerdì, gennaio 16, 2009
Sopravvissuta
Oggi ho avuto una delle conversazioni più complicate della mia vita, che avevo una gran paura di affrontare perché avrebbe potuto avere conseguenze molto tristi sul piano personale. Invece sia io che la mia interlocutrice siamo riuscite a mettere le cose giuste al posto giusto, senza fare inutili semplificazioni (visto che l'argomento semplice non era) ma anche senza oltrepassare il limite del buon senso e senza arroccarci sulle rispettive posizioni, visto che in caso di un "arroccamento" eccessivo il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto, per tutte e due. Insomma mi sento emotivamente stremata, ma contenta. Mi portavo dietro questo chiodo fisso da prima di Natale, mi stavo logorando, a volte mi toglieva il sonno. Avevo una paura tremenda che andasse a finire male, ma così invece non è stato. Stanotte si dorme. :-)
giovedì, gennaio 15, 2009
Piccolezze varie ed eventuali
Qualche giorno fa ho cenato un po' tardi e, mentre finivo di mangiare, mi sono zuzzata in tivù i primi 10 minuti di X-Factor. Una roba talmente pacchiana e kitsch (presentatore che invece di parlare urla, testi che manco i politici in campagna elettorale, luci stroboscopiche a tutto spiano) che difficilmente potrò dimenticarla. Mai più accendere il televisore quel giorno a quell'ora su quel canale.
La ministra francese della Giustizia, Rachida Dati, partorisce: tutto il mondo lì a chiedersi chi è il padre, mentre le associazioni femministe hanno da protestare perché la signora ha partecipato a un consiglio dei ministri appena cinque giorni dopo il parto. Nel frattempo, la ministra spagnola della Difesa, Carme Chacon, si presenta a una cerimonia ufficiale senza indossare l'abito da sera, e giù una montagna di critiche e rimbrotti. Ma dei bei "chìssene", mai?!
Tutti a bocca aperta ("Ooooooh!") perché il volto del nuovo presidente degli USA campeggia a tutto spiano sulla copertina di un numero di Spider-Man. Ma esattamente, dove starebbe la notizia? Capirai che scoop, l'apparizione di un presidente USA su un comic-book americano. Mah.
Recensioni negative all'unanimità per il film The Spirit diretto da Frank Miller, a confermare la sensazione già ricevuta da poster e immagini promozionali. So che dovrei andare a vederlo per ragioni professionali, ma c'è un limite a tutto. Lo aspetterò comodamente in DVD (pirata).
Dopo due anni di tentativi e ricerche a vuoto, ho finalmente trovato e acquisatato su ebay un libro che un tempo avevamo in casa, ma poi era sparito in quanto prestato e mai più tornato. I 5 euro meglio spesi della settimana.
Dopo tanto tempo passato a temporeggiare e cincischiare, ho fatto la checklist degli albi e dei volumi a fumetti che vorrei acquistare per ragioni di lavoro, di svago, in alcuni casi di puro collezionismo (andiamo, non ha senso avere una serie di 82 albi completa tranne che per un numero). Praticamente devo mettere da parte tre stipendi. Ho anche fatto due conti su come l'arrivo della nascitura frugoletta inciderà sul bilancio domestico... beh, tutto sommato credevo peggio, almeno per un po' direi che non finiamo sotto un ponte.
Ho scoperto l'esistenza di un sito/blog senza il quale non sarei mai riuscita a completare la checklist di cui sopra. Jenny Sparks santa subito, alleluja alleluja.
Ho scoperto che è sempre più in voga, in diversi ambiti, l'atteggiamento "ci sarebbe questa cosa da sistemare, ma per quieto vivere (o per interesse specifico) faccio prima a lasciar perdere, sperando che non se ne parli più e che cada nel dimenticatoio". Fate pure, io non ho né la voglia né il tempo di inseguire tutti gli interessati, quindi è probabile che, effettivamente, non se ne parli più. Ma il dimenticatoio, temo sia chiedere troppo.
Shock odierno, durante la consueta sfogliata dei principali quotidiani. Se mi avessero mai detto che un giorno sarei stata d'accordo con Veltroni su qualcosa, avrei avuto un attacco di riso convulso. Invece, guarda un po', è successo... mai porre limiti al destino.
La ministra francese della Giustizia, Rachida Dati, partorisce: tutto il mondo lì a chiedersi chi è il padre, mentre le associazioni femministe hanno da protestare perché la signora ha partecipato a un consiglio dei ministri appena cinque giorni dopo il parto. Nel frattempo, la ministra spagnola della Difesa, Carme Chacon, si presenta a una cerimonia ufficiale senza indossare l'abito da sera, e giù una montagna di critiche e rimbrotti. Ma dei bei "chìssene", mai?!
Tutti a bocca aperta ("Ooooooh!") perché il volto del nuovo presidente degli USA campeggia a tutto spiano sulla copertina di un numero di Spider-Man. Ma esattamente, dove starebbe la notizia? Capirai che scoop, l'apparizione di un presidente USA su un comic-book americano. Mah.
Recensioni negative all'unanimità per il film The Spirit diretto da Frank Miller, a confermare la sensazione già ricevuta da poster e immagini promozionali. So che dovrei andare a vederlo per ragioni professionali, ma c'è un limite a tutto. Lo aspetterò comodamente in DVD (pirata).
Dopo due anni di tentativi e ricerche a vuoto, ho finalmente trovato e acquisatato su ebay un libro che un tempo avevamo in casa, ma poi era sparito in quanto prestato e mai più tornato. I 5 euro meglio spesi della settimana.
Dopo tanto tempo passato a temporeggiare e cincischiare, ho fatto la checklist degli albi e dei volumi a fumetti che vorrei acquistare per ragioni di lavoro, di svago, in alcuni casi di puro collezionismo (andiamo, non ha senso avere una serie di 82 albi completa tranne che per un numero). Praticamente devo mettere da parte tre stipendi. Ho anche fatto due conti su come l'arrivo della nascitura frugoletta inciderà sul bilancio domestico... beh, tutto sommato credevo peggio, almeno per un po' direi che non finiamo sotto un ponte.
Ho scoperto l'esistenza di un sito/blog senza il quale non sarei mai riuscita a completare la checklist di cui sopra. Jenny Sparks santa subito, alleluja alleluja.
Ho scoperto che è sempre più in voga, in diversi ambiti, l'atteggiamento "ci sarebbe questa cosa da sistemare, ma per quieto vivere (o per interesse specifico) faccio prima a lasciar perdere, sperando che non se ne parli più e che cada nel dimenticatoio". Fate pure, io non ho né la voglia né il tempo di inseguire tutti gli interessati, quindi è probabile che, effettivamente, non se ne parli più. Ma il dimenticatoio, temo sia chiedere troppo.
Shock odierno, durante la consueta sfogliata dei principali quotidiani. Se mi avessero mai detto che un giorno sarei stata d'accordo con Veltroni su qualcosa, avrei avuto un attacco di riso convulso. Invece, guarda un po', è successo... mai porre limiti al destino.
sabato, gennaio 10, 2009
venerdì, gennaio 09, 2009
Uffa, però, che fatica...
Daria Bignardi conclude un bel post del suo blog con la frase: "forse è arrivato il momento di non perdonarli più tanto facilmente, quelli che non sanno chi sono e cosa fanno".
Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi, autori del blog Figli e soldi che ho recentemente aggiunto qui nella colonna di destra, insistono un post sì e l'altro pure sulla necessità di sfuggire ai tabù conversazionali (incluso quello economico) e di armarsi di tanta lucidità e consapevolezza, per affrontare problemi e situazioni varie.
Me li tengo cari, questi blog, perché mi danno un po' di conforto quando mi viene da pensare che il prezzo da pagare per seguire certi principi a volte può risultare altuccio. Nevvero?
Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi, autori del blog Figli e soldi che ho recentemente aggiunto qui nella colonna di destra, insistono un post sì e l'altro pure sulla necessità di sfuggire ai tabù conversazionali (incluso quello economico) e di armarsi di tanta lucidità e consapevolezza, per affrontare problemi e situazioni varie.
Me li tengo cari, questi blog, perché mi danno un po' di conforto quando mi viene da pensare che il prezzo da pagare per seguire certi principi a volte può risultare altuccio. Nevvero?
mercoledì, gennaio 07, 2009
Di mamme ce n'è una sola, grazie al cielo
Per combinazione, mi trovo a scrivere le prime righe di questo post mentre ascolto la colonna sonora di Chess (quella originale con Judy Kuhn) e in particolare il brano "Someone Else's Story", in cui la voce narrante racconta una serie di cose che riguardano palesemente se stessa, ma sempre parlandone in terza persona come se avessero a che fare con qualcun altro; solo nell'ultima riga ammette finalmente "the problem is that girl is me".
Dico che è una curiosa combinazione perché questo è il mio secondo post sul "fenomeno gravidanza" (il primo è qui) e perfino adesso che siamo al sesto mese inoltrato, a volte fa ancora capolino la sensazione che la diretta interessata non sia io ma, che so, un mio clone su un altro pianeta o qualcosa del genere. Diverse volte nell'arco della giornata mi "sveglio" improvvisamente da qualsiasi cosa stia facendo (lavoro, faccende, lettura...) e mi ritrovo a dirmi "oddio sono incinta!!!" sgranando gli occhi, come se fosse sempre una novità.
Mah. Misteri della psiche. Oppure "paturnie del tuo cervello bacato", come direbbe mia madre. E proprio la nonna della nascitura ha dato il meglio di sé nel mitico D-Day... ovvero il giorno dell'amniocentesi. Che detto così non ispira niente di particolarmente originale o divertente, ma per noi è stata un'impresa tipo attraversare l'oceano in barca a vela.
Ordunque, il fatidico giorno è stato il 3 novembre, data praticamente obbligata perché, visto lo spudorato ritardo con cui 'sta benedetta gravidanza è venuta fuori, e vista la necessità di fare l'amniocentesi entro un determinato momento, non è che fossero rimasti tanti buchi liberi nella lista d'attesa dell'ospedale.
Decido che è il caso di non andarci da sola perché, dopo essermi sentita ripetere a sfinimento che l'esame comporta una piccola percentuale di rischio per il feto, e che dopo l'esame avrei dovuto stare a riposo totale - drastico - assoluto per almeno 24 ore, mi viene da pensare che potrei farmi accompagnare, così da non dover nemmeno guidare per tornare a casa. E avendo in precedenza deciso che le 24 ore di super-riposo le avrei trascorse a casa di mia madre (in modo da non essere sola nel seppur remotissimo caso di complicazioni post-esame), va da sé che la candidata più ovvia per l'operazione accompagnamento era appunto la suddetta madre . Così, la mattina lei mi passa a prendere a casa, imbarchiamo in macchina il mio zainetto con pigiama e spazzolino (più ovviamente il portatile, perché a stare 24 ore ferma in un letto senza nemmeno poter lavorare divento idrofoba), e ci dirigiamo verso l'ospedale. Lei tutta tronfia di essere stata deputata a questo ruolo, io terrorizzata per due motivi: primo, l'amniocentesi stessa, e secondo, la guida di mia madre (che è fin troppo arzilla e si porta benissimo i suoi 74 anni, tranne che al volante).
Ci piazziamo in sala d'aspetto e attendiamo finché non mi chiamano. Entro nell'ambulatorio, mi fanno un po' di domande su gruppo sanguigno e altri dettagli vari, mi fanno firmare non so quante liberatorie e finalmente mi fanno piazzare sul lettino, a pancia scoperta. Da lì, è tutto un susseguirsi di cotone, disinfettante e copertine di tela verde (con effetto molto E.R.) che mi mettono addosso una dietro l'altra, finché ecco apparire, nelle mani del medico, l'oggetto più temuto di tutta la giornata: la siringa da amniocentesi. Che in realtà è fatta come una normalissima siringa se non fosse per l'ago, lungo quanto una matita... ma nei miei ricordi deliranti, ha più o meno questo aspetto:
[Inciso 1: la foto l'ho trovata su un sito di attrezzature ippiche...]
Dottore e infermiera partono con l'ecografia di monitoraggio. Le condizioni di base ci sono tutte, quindi si procede a inserire l'ago.
«Le assicuro che non si sente quasi niente», aveva detto l'altro dottore all'incontro di preparazione, «è come fare un'iniezione qualsiasi, tipo un vaccino». Verissimo, peccato però che un vaccino duri tre o quattro secondi, mentre qui per spedire l'ago bene fino in fondo e fargli superare i vari strati (tra cui, ehm, lo strato adiposo che nel mio caso non è trascurabile), di tempo ce ne mettono, e ovviamente quando uno è lì sotto, sembra che non finisca mai.
Sempre il dottore dell'incontro preliminare: «Se a un certo punto sente come una specie di scossa non si preoccupi, è una contrazione dell'utero che reagisce al foro». Non la definirei esattamente una scossa, diciamo pure il morso isterico di un chihuahua a pieni canini, ma capisco che per un medico non sarebbe appropriato usare un simile termine di paragone.
Ad ogni modo resto lì più immobile che posso (l'infermiera: «Signora, guardi che può respirare, sa?») e attendo stoicamente che il tutto sia finito. Dopo un po' arriviamo all'estrazione dell'ago, con altre cinquecento passate di cotone e disinfettante, via tutte le copertine verdi, e finalmente mi fanno uscire dall'ambulatorio, con l'ordine di rimanere in sala d'aspetto una mezz'ora, dopodiché sarei stata richiamata dentro per un ulteriore controllo ecografico (insomma prima di mandare via la gente vogliono essere sicuri di non aver causato nessun danno).
Quindi mi ri-piazzo in sala d'aspetto, racconto a grandi linee l'accaduto a mia madre (che è curiosa come una bertuccia perché per lei tutte queste cose sono fantascienza), e trovo pure la voglia di dare un colpo di telefono a mia suocera per una verifica sul gruppo sanguigno del Ghigo, che a memoria non mi ricordavo e il dottore mi aveva chiesto. Insomma, lì per lì tutto bene.
Poi iniziano i dolorini in corrispondenza dell'iniezione, inizia un senso generale di malessere e mi sento accaldata.
Mia madre: «Che hai? Non ti sentirai mica male adesso?!?»
Io: «Boh, mi sento un po' rincretinita, ma niente di grave, me ne sto qui buona buona...»
Lei: «Ti devo chiamare l'infermiera?»
Io: «No, no, ma figuriamoci, cosa la chiami a fare, non ho niente.»
Tempo cinque secondi, inizia a girarmi la testa e mi sento le orecchie che si tappano, classici sintomi di svenimento in arrivo.
«Mamma?»
«Eh.»
«Chiamami un po' l'infermiera, va'...»
Lei schizza via come una lucertola, mentre io bofonchio «Non correre, mamma, non sto morendo», e in capo a due secondi mi rimedia un'infermiera che prima mi ribalta di novanta gradi in modo da sdraiarmi sulle sedie della sala d'aspetto, poi mi tira su le gambe e aspetta che la mia faccia riassuma un'espressione coerente. In realtà allo svenimento completo non ci arrivo, appunto perché l'infermiera mi ribalta in tempo... e quindi sento perfettamente l'amabile genitrice confidare all'infermiera e a tutti i presenti della sala d'aspetto:
«Eh, cosa vuole, fa sempre così, lì per lì regge benissimo e poi molla di colpo!»
Terra inghiottimi, terra inghiottimi, terra inghiottimi...
«Mamma, ti prego!!!» °___°
[Inciso 2: «fa sempre così» si riferisce ad un'unica altra occasione in cui, dopo essere uscita da un ambulatorio dove mi avevano bruciato una verruca su una mano con l'azoto liquido, mi sono sentita male. Avrò avuto undici anni, tanto per capire con quale spropositata frequenza sono soggetta a tali fenomeni. Altre volte sono svenuta per dei cali di pressione o perché mi sono fatta male, tipo tagliandomi un dito con un coltello da cucina, ma anche qui parliamo di occasioni abbastanza rare.]
Probabilmente spronata dall'attacco di vergogna, in capo a pochi secondi mi riprendo e mi dichiaro pronta a rialzarmi, ma l'infermiera no, per sicurezza mi piazza supina su una barella e mi scarrozza (con mia madre che ci trotta dietro tipo Lassie) in una saletta poco lontana, dove ci lascia parcheggiate «il tempo necessario a essere certa che non ci siano problemi».
Il tutto accade intorno alle dieci. Passata l'una, siamo ancora lì in attesa a fare chiacchiere e inizia a venirci il dubbio di essere state dimenticate.
«Accidenti, mamma, che gran perdita di tempo... e c'ho pure una fame...»
Lei si avventa fuori dalla saletta e si piazza in agguato sulla soglia finché, combinazione, vede passare proprio la "mia" infermiera.
«Scusi, signora, mi sa dire quanto tempo manca ancora? Perchè sa, mia figlia ha fame!»
«MAAAAMMAAAAAA...!!!!!!» >___<
«Che c'è? Me l'hai detto tu che hai fame!»
«Sì... cioè... però non... insomma...!»
L'infermiera ride sotto i baffi, replica "ah guardi, signora, anche io non vedo l'ora di avere finito e di andare a casa a mangiare", e dopo una decina di minuti mi chiama dentro per il controllo, che ringraziando il cielo va liscio come l'olio (compresa un'altra siringata da cavallo di immuno-non-so-cosa dovuta alla differenza di fattore RH tra me e il Ghigo).
Mi riempiono nuovamente di raccomandazioni («Stia calma e tranquilla, riposo assoluto, nessuno sforzo di nessun tipo, tantomeno in zona addominale», ecc ecc) e finalmente, verso l'una e mezza, usciamo dall'edificio dell'ospedale e ci avviamo all'uscita dal cortile... dove, prima che io me ne renda conto, mia madre inforca il tornello dal verso sbagliato proprio mentre io lo sto attraversando, e me lo fa arrivare di schianto dritto sulla pancia.
«Maaammaaaaaaa...» *___*
«Che c'è?»
«No, niente... lascia stare...»
«Umf. Ma che ha 'sto coso, che non gira?»
«Di qua, mamma, da questa parte, in senso orario...»
«Ah ecco, mi pareva.»
Ultimo atto, lungo la strada passiamo a casa di mia sorella, che doveva allungarmi un libro. Io resto in macchina buona buona, mentre mia madre va a citofonare. Mia sorella scende col libro e, alla domanda «Allora com'è andata? Ci avete messo un sacco di tempo!», qual è la risposta di mia madre, con tanto di tono scocciato?
«Per forza, quell'oca di tua sorella ha pensato bene di mettersi a svenire!»
Dico che è una curiosa combinazione perché questo è il mio secondo post sul "fenomeno gravidanza" (il primo è qui) e perfino adesso che siamo al sesto mese inoltrato, a volte fa ancora capolino la sensazione che la diretta interessata non sia io ma, che so, un mio clone su un altro pianeta o qualcosa del genere. Diverse volte nell'arco della giornata mi "sveglio" improvvisamente da qualsiasi cosa stia facendo (lavoro, faccende, lettura...) e mi ritrovo a dirmi "oddio sono incinta!!!" sgranando gli occhi, come se fosse sempre una novità.
Mah. Misteri della psiche. Oppure "paturnie del tuo cervello bacato", come direbbe mia madre. E proprio la nonna della nascitura ha dato il meglio di sé nel mitico D-Day... ovvero il giorno dell'amniocentesi. Che detto così non ispira niente di particolarmente originale o divertente, ma per noi è stata un'impresa tipo attraversare l'oceano in barca a vela.
Ordunque, il fatidico giorno è stato il 3 novembre, data praticamente obbligata perché, visto lo spudorato ritardo con cui 'sta benedetta gravidanza è venuta fuori, e vista la necessità di fare l'amniocentesi entro un determinato momento, non è che fossero rimasti tanti buchi liberi nella lista d'attesa dell'ospedale.
Decido che è il caso di non andarci da sola perché, dopo essermi sentita ripetere a sfinimento che l'esame comporta una piccola percentuale di rischio per il feto, e che dopo l'esame avrei dovuto stare a riposo totale - drastico - assoluto per almeno 24 ore, mi viene da pensare che potrei farmi accompagnare, così da non dover nemmeno guidare per tornare a casa. E avendo in precedenza deciso che le 24 ore di super-riposo le avrei trascorse a casa di mia madre (in modo da non essere sola nel seppur remotissimo caso di complicazioni post-esame), va da sé che la candidata più ovvia per l'operazione accompagnamento era appunto la suddetta madre . Così, la mattina lei mi passa a prendere a casa, imbarchiamo in macchina il mio zainetto con pigiama e spazzolino (più ovviamente il portatile, perché a stare 24 ore ferma in un letto senza nemmeno poter lavorare divento idrofoba), e ci dirigiamo verso l'ospedale. Lei tutta tronfia di essere stata deputata a questo ruolo, io terrorizzata per due motivi: primo, l'amniocentesi stessa, e secondo, la guida di mia madre (che è fin troppo arzilla e si porta benissimo i suoi 74 anni, tranne che al volante).
Ci piazziamo in sala d'aspetto e attendiamo finché non mi chiamano. Entro nell'ambulatorio, mi fanno un po' di domande su gruppo sanguigno e altri dettagli vari, mi fanno firmare non so quante liberatorie e finalmente mi fanno piazzare sul lettino, a pancia scoperta. Da lì, è tutto un susseguirsi di cotone, disinfettante e copertine di tela verde (con effetto molto E.R.) che mi mettono addosso una dietro l'altra, finché ecco apparire, nelle mani del medico, l'oggetto più temuto di tutta la giornata: la siringa da amniocentesi. Che in realtà è fatta come una normalissima siringa se non fosse per l'ago, lungo quanto una matita... ma nei miei ricordi deliranti, ha più o meno questo aspetto:
[Inciso 1: la foto l'ho trovata su un sito di attrezzature ippiche...]
Dottore e infermiera partono con l'ecografia di monitoraggio. Le condizioni di base ci sono tutte, quindi si procede a inserire l'ago.
«Le assicuro che non si sente quasi niente», aveva detto l'altro dottore all'incontro di preparazione, «è come fare un'iniezione qualsiasi, tipo un vaccino». Verissimo, peccato però che un vaccino duri tre o quattro secondi, mentre qui per spedire l'ago bene fino in fondo e fargli superare i vari strati (tra cui, ehm, lo strato adiposo che nel mio caso non è trascurabile), di tempo ce ne mettono, e ovviamente quando uno è lì sotto, sembra che non finisca mai.
Sempre il dottore dell'incontro preliminare: «Se a un certo punto sente come una specie di scossa non si preoccupi, è una contrazione dell'utero che reagisce al foro». Non la definirei esattamente una scossa, diciamo pure il morso isterico di un chihuahua a pieni canini, ma capisco che per un medico non sarebbe appropriato usare un simile termine di paragone.
Ad ogni modo resto lì più immobile che posso (l'infermiera: «Signora, guardi che può respirare, sa?») e attendo stoicamente che il tutto sia finito. Dopo un po' arriviamo all'estrazione dell'ago, con altre cinquecento passate di cotone e disinfettante, via tutte le copertine verdi, e finalmente mi fanno uscire dall'ambulatorio, con l'ordine di rimanere in sala d'aspetto una mezz'ora, dopodiché sarei stata richiamata dentro per un ulteriore controllo ecografico (insomma prima di mandare via la gente vogliono essere sicuri di non aver causato nessun danno).
Quindi mi ri-piazzo in sala d'aspetto, racconto a grandi linee l'accaduto a mia madre (che è curiosa come una bertuccia perché per lei tutte queste cose sono fantascienza), e trovo pure la voglia di dare un colpo di telefono a mia suocera per una verifica sul gruppo sanguigno del Ghigo, che a memoria non mi ricordavo e il dottore mi aveva chiesto. Insomma, lì per lì tutto bene.
Poi iniziano i dolorini in corrispondenza dell'iniezione, inizia un senso generale di malessere e mi sento accaldata.
Mia madre: «Che hai? Non ti sentirai mica male adesso?!?»
Io: «Boh, mi sento un po' rincretinita, ma niente di grave, me ne sto qui buona buona...»
Lei: «Ti devo chiamare l'infermiera?»
Io: «No, no, ma figuriamoci, cosa la chiami a fare, non ho niente.»
Tempo cinque secondi, inizia a girarmi la testa e mi sento le orecchie che si tappano, classici sintomi di svenimento in arrivo.
«Mamma?»
«Eh.»
«Chiamami un po' l'infermiera, va'...»
Lei schizza via come una lucertola, mentre io bofonchio «Non correre, mamma, non sto morendo», e in capo a due secondi mi rimedia un'infermiera che prima mi ribalta di novanta gradi in modo da sdraiarmi sulle sedie della sala d'aspetto, poi mi tira su le gambe e aspetta che la mia faccia riassuma un'espressione coerente. In realtà allo svenimento completo non ci arrivo, appunto perché l'infermiera mi ribalta in tempo... e quindi sento perfettamente l'amabile genitrice confidare all'infermiera e a tutti i presenti della sala d'aspetto:
«Eh, cosa vuole, fa sempre così, lì per lì regge benissimo e poi molla di colpo!»
Terra inghiottimi, terra inghiottimi, terra inghiottimi...
«Mamma, ti prego!!!» °___°
[Inciso 2: «fa sempre così» si riferisce ad un'unica altra occasione in cui, dopo essere uscita da un ambulatorio dove mi avevano bruciato una verruca su una mano con l'azoto liquido, mi sono sentita male. Avrò avuto undici anni, tanto per capire con quale spropositata frequenza sono soggetta a tali fenomeni. Altre volte sono svenuta per dei cali di pressione o perché mi sono fatta male, tipo tagliandomi un dito con un coltello da cucina, ma anche qui parliamo di occasioni abbastanza rare.]
Probabilmente spronata dall'attacco di vergogna, in capo a pochi secondi mi riprendo e mi dichiaro pronta a rialzarmi, ma l'infermiera no, per sicurezza mi piazza supina su una barella e mi scarrozza (con mia madre che ci trotta dietro tipo Lassie) in una saletta poco lontana, dove ci lascia parcheggiate «il tempo necessario a essere certa che non ci siano problemi».
Il tutto accade intorno alle dieci. Passata l'una, siamo ancora lì in attesa a fare chiacchiere e inizia a venirci il dubbio di essere state dimenticate.
«Accidenti, mamma, che gran perdita di tempo... e c'ho pure una fame...»
Lei si avventa fuori dalla saletta e si piazza in agguato sulla soglia finché, combinazione, vede passare proprio la "mia" infermiera.
«Scusi, signora, mi sa dire quanto tempo manca ancora? Perchè sa, mia figlia ha fame!»
«MAAAAMMAAAAAA...!!!!!!» >___<
«Che c'è? Me l'hai detto tu che hai fame!»
«Sì... cioè... però non... insomma...!»
L'infermiera ride sotto i baffi, replica "ah guardi, signora, anche io non vedo l'ora di avere finito e di andare a casa a mangiare", e dopo una decina di minuti mi chiama dentro per il controllo, che ringraziando il cielo va liscio come l'olio (compresa un'altra siringata da cavallo di immuno-non-so-cosa dovuta alla differenza di fattore RH tra me e il Ghigo).
Mi riempiono nuovamente di raccomandazioni («Stia calma e tranquilla, riposo assoluto, nessuno sforzo di nessun tipo, tantomeno in zona addominale», ecc ecc) e finalmente, verso l'una e mezza, usciamo dall'edificio dell'ospedale e ci avviamo all'uscita dal cortile... dove, prima che io me ne renda conto, mia madre inforca il tornello dal verso sbagliato proprio mentre io lo sto attraversando, e me lo fa arrivare di schianto dritto sulla pancia.
«Maaammaaaaaaa...» *___*
«Che c'è?»
«No, niente... lascia stare...»
«Umf. Ma che ha 'sto coso, che non gira?»
«Di qua, mamma, da questa parte, in senso orario...»
«Ah ecco, mi pareva.»
Ultimo atto, lungo la strada passiamo a casa di mia sorella, che doveva allungarmi un libro. Io resto in macchina buona buona, mentre mia madre va a citofonare. Mia sorella scende col libro e, alla domanda «Allora com'è andata? Ci avete messo un sacco di tempo!», qual è la risposta di mia madre, con tanto di tono scocciato?
«Per forza, quell'oca di tua sorella ha pensato bene di mettersi a svenire!»
domenica, gennaio 04, 2009
Abbasso il politically correct
Il politically correct è una di quelle cose verso cui nutro molto rancore: lo trovo inutile, falso, retorico, fuorviante e un mucchio di altre cose. Anni fa, il gruppo di lavoro con cui collaboro mise insieme una mostra (peraltro molto bella e ben fatta) sulla rappresentazione dell'handicap nel fumetto, e optò per il titolo "Diversabili". Io non avevo mai sentito prima questa parola e mi chiedevo se l'avesse inventata il curatore della mostra o se l'avesse semplicemente presa a prestito. Comunque fosse, la trovavo disgustosamente politically correct e provai più volte ad oppormi, a dire che era una schifezza di titolo, che era una presa in giro... non fui ascoltata, ma tutto sommato nessuno dice che io dovessi per forza avere ragione, né che potessi avere un'opinione a ragion veduta su un tema così delicato.
Oggi è la seconda volta che mi sento rincuorata all'idea di non essere la sola a snobbare il politically correct anche in contesti complicati e difficili da capire per chi non li vive in prima persona. La prima volta fu diversi mesi fa, alla vista di un cartellone pubblicitario, che aveva a che fare con la legge 68/99 sull'obbligo di assunzione di dipendenti disabili da parte delle aziende con più di 15 dipendenti, e recitava "Chiamateci disabili. Chiamateci svantaggiati o diversamente abili. Però chiamateci." Secondo me, era folgorante e colpiva nel segno, mettendo il dito proprio nella piaga della differenza tra forma e sostanza, tra l'inutilità di un mucchio di gentili diciture e l'utilità concreta di una legge.
Oggi, poi, trovo sul Giornale questa lunga intervista al comico spastico David Anzalone (autore del libro "Handicappato e carogna" e protagonista dello spettacolo teatrale "Targato H"), di cui riporto questi stralci illuminanti.
Giornalista (citando un passo dal libro di Anzalone): «Se devo dirla tutta, la mirabolante e diffusissima idea che gli handicappati siano persone normali, come tutte le altre, è veramente la più grande cazzata in circolazione oggi nel mondo», scrive nel libro. L’avessi detto io, mi sarei beccato una querela.
Anzalone: «Ma è la verità! Noi handicappati non siamo normali. Siamo diversi. È importante ricordarselo, sempre. Le faccio un esempio: se lo tenessero ben presente gli architetti che progettano le case e le città, sicuramente ci sarebbero meno barriere architettoniche. Il fatto che lei non lo possa scrivere la dice lunga su quanto siano radicati il pregiudizio e la paura del diverso».
Giornalista: Come vuol essere definito? Handicappato? Disabile? Diversamente abile?
Anzalone: «Handicappato mi va benissimo. Detesto gli eufemismi che servono a mascherare la paura dell’incontro con l’altro».
Giornalista: Come mai la gente non sospetta che un handicappato possa essere anche una carogna?
Anzalone: «Perché la gente è vittima dei preconcetti. Considerare buoni a priori gli handicappati è un modo per tenerli a distanza. I preconcetti sono armi per difenderci, goffamente, da tutto ciò che è diverso da noi».
Giornalista: Ha cercato anche l’amore a pagamento, ma nemmeno le prostitute l’hanno presa sul serio. Non è degradante contrattare la carne umana?
Anzalone: «Ero molto combattuto. L’amore non si compra, mi dicevo. Poi però, razionalizzando, sono giunto alla conclusione che, almeno nel mio caso, si sarebbe trattato di un noleggio. Era una straniera. La mia camminata ondulatoria la convinse che mi fossi perso per strada. La cosa bella fu che, non appena provavo a spiegarle le mie serie intenzioni di acquirente, lei mi ripeteva: “Tranquillo, non agitare, essere io qua con te! Non agitare, adesso chiamo polizia e faccio accompagnare te a casa”. Ho voluto raccontare questa vicenda paradossale per sottolineare che anche una persona ai margini della società, come una prostituta, può diventare prigioniera del pregiudizio secondo cui l’handicappato è asessuato».
Adesso, non dubito che ci siano occasioni e circostanze in cui uno non può andare avanti a spada tratta senza il minimo riguardo e rischiare di essere offensivo nei riguardi di persone che hanno già abbastanza gatte da pelare, eppure una posizione così aperta e combattiva non può non suscitare tutta la mia ammirazione.
Oggi è la seconda volta che mi sento rincuorata all'idea di non essere la sola a snobbare il politically correct anche in contesti complicati e difficili da capire per chi non li vive in prima persona. La prima volta fu diversi mesi fa, alla vista di un cartellone pubblicitario, che aveva a che fare con la legge 68/99 sull'obbligo di assunzione di dipendenti disabili da parte delle aziende con più di 15 dipendenti, e recitava "Chiamateci disabili. Chiamateci svantaggiati o diversamente abili. Però chiamateci." Secondo me, era folgorante e colpiva nel segno, mettendo il dito proprio nella piaga della differenza tra forma e sostanza, tra l'inutilità di un mucchio di gentili diciture e l'utilità concreta di una legge.
Oggi, poi, trovo sul Giornale questa lunga intervista al comico spastico David Anzalone (autore del libro "Handicappato e carogna" e protagonista dello spettacolo teatrale "Targato H"), di cui riporto questi stralci illuminanti.
Giornalista (citando un passo dal libro di Anzalone): «Se devo dirla tutta, la mirabolante e diffusissima idea che gli handicappati siano persone normali, come tutte le altre, è veramente la più grande cazzata in circolazione oggi nel mondo», scrive nel libro. L’avessi detto io, mi sarei beccato una querela.
Anzalone: «Ma è la verità! Noi handicappati non siamo normali. Siamo diversi. È importante ricordarselo, sempre. Le faccio un esempio: se lo tenessero ben presente gli architetti che progettano le case e le città, sicuramente ci sarebbero meno barriere architettoniche. Il fatto che lei non lo possa scrivere la dice lunga su quanto siano radicati il pregiudizio e la paura del diverso».
Giornalista: Come vuol essere definito? Handicappato? Disabile? Diversamente abile?
Anzalone: «Handicappato mi va benissimo. Detesto gli eufemismi che servono a mascherare la paura dell’incontro con l’altro».
Giornalista: Come mai la gente non sospetta che un handicappato possa essere anche una carogna?
Anzalone: «Perché la gente è vittima dei preconcetti. Considerare buoni a priori gli handicappati è un modo per tenerli a distanza. I preconcetti sono armi per difenderci, goffamente, da tutto ciò che è diverso da noi».
Giornalista: Ha cercato anche l’amore a pagamento, ma nemmeno le prostitute l’hanno presa sul serio. Non è degradante contrattare la carne umana?
Anzalone: «Ero molto combattuto. L’amore non si compra, mi dicevo. Poi però, razionalizzando, sono giunto alla conclusione che, almeno nel mio caso, si sarebbe trattato di un noleggio. Era una straniera. La mia camminata ondulatoria la convinse che mi fossi perso per strada. La cosa bella fu che, non appena provavo a spiegarle le mie serie intenzioni di acquirente, lei mi ripeteva: “Tranquillo, non agitare, essere io qua con te! Non agitare, adesso chiamo polizia e faccio accompagnare te a casa”. Ho voluto raccontare questa vicenda paradossale per sottolineare che anche una persona ai margini della società, come una prostituta, può diventare prigioniera del pregiudizio secondo cui l’handicappato è asessuato».
Adesso, non dubito che ci siano occasioni e circostanze in cui uno non può andare avanti a spada tratta senza il minimo riguardo e rischiare di essere offensivo nei riguardi di persone che hanno già abbastanza gatte da pelare, eppure una posizione così aperta e combattiva non può non suscitare tutta la mia ammirazione.
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