lunedì, dicembre 26, 2005

Recensione libro: L'ombra del vento

Ho finito da poco di leggere... no; di divorare questo libro e mi pare il caso di scriverci due righe sopra. L'ombra del vento è un romanzo di Carlos Ruiz Zafòn, quarantenne spagnolo che fino ad ora aveva scritto solo romanzi per ragazzi, e con questo libro (il primo, mi risulta, di una quadrilogia dedicata alla città di Barcellona) fa la sua prima incursione nella letteratura per adulti.
Mi sono imbattuta in questo romanzo in maniera un po' bislacca. Cercavo un libro in inglese che mi ispirasse, così per tenermi in allenamento con la lingua e dopo aver faticato per settimane grazie alla lettura, appassionante ma fin tropo impegnativa, di Wicked. La scelta dei libri in lingua straniera non è enorme, nella libreria in cui mi trovavo, ma la copertina di questo The Shadow of the Wind mi intrigava. Ho letto la bandella e ho comprato il libro, perché in genere mi piacciono i libri che parlano di libri, e qui la vicenda prende l'avvio proprio dalla ricerca di un libro misterioso. Solo a casa ho capito che si trattava di un libro spagnolo tradotto in inglese, ma ormai che ce l'avevo, andava bene lo stesso.
Risultato: una lettura appassionante, una storia di quelle che ti inchiodano. Non perfetta, se vogliamo: qui tutti si innamorano praticamente a prima vista, dei gran colpi di fumine, BAM! e perdono la testa. Poco verosimile. E certi personaggi sono troppo "caricati", nel bene o nel male. Ma la narrazione è avvincente, e riesce perfino a mettere paura. Senza contare un paio di colpi di scena, uno in particolare, davanti al quale improvvisamente, dopo pagine e pagine in cui il senso della vicenda sfugge in continuazione, di colpo tutto è chiaro, tutto acquista un nuovo colore. Sgrani gli occhi e dici "ecco cosa è accaduto fino ad ora!", e prosegui fino alla fine con l'ansia di verificare se la tua intuizione è esatta, e cosa esattamente ha spinto il tal personaggio ad agire nel tal modo, perché ora sai chi è stato a fare determinate cose.
Sono tornata in libreria qualche giorno fa e ho visto l'edizione italiana del libro: stessa confezione, mole e prezzo del famigerato Codice Da Vinci, sul quale mi sono già lamentata ieri. E una fascetta di copertina che parla dell'Ombra del Vento come di un mega-bestseller. Peccato. Appassionarmi a un best seller mi fa sempre venire il dubbio che, se di bestseller si tratta, allora vuol dire che tante, troppe persone lo hanno letto. Una cosa che piace a troppi, di solito tecnicamente non è il massimo. Se una cosa piace a tutti, vuol dire che qualsiasi cretino è in grado di apprezzarla. Mi da sempre fastidio sentirmi parte di una potenziale massa di pecore, ma che ci devo fare, è accaduto da sé. Bheeeehhheeeeh...

venerdì, dicembre 23, 2005

E io non lo compro

Sarà ormai un anno che aspetto l'edizione economica del Codice Da Vinci, che al di là del suo successo planetario è un genere di libro probabilmente di mio gusto, e ancora nisba. Il libraio mi ha detto che una mandata in economica è uscita qualche tempo fa, ma ovviamente è durata due giorni. E di ristampe per ora non se ne vedono. Nel frattempo sono usciti altri due libri dello stesso autore, più l'edizione superlusso del Codice. Un oggetto splendido dal punto di vista cartotecnico, una vera meraviglia da esporre in libreria, una forte tentazione, ma troppo dispendiosa. Quindi niente. Mondadori continua ad approfittare del megasuccesso di questo libro: se lo vuoi, lo paghi (e lo paghi parecchio). Criterio sul quale sono assolutamente d'accordo, essendo io una sporca capitalista che crede nel libero mercato, nel diritto d'autore e nel diritto che ciascuno venda i suoi prodotti nel modo che più ritiene opportuno. Nei panni di Mondadori, farei esattamente la stessa cosa. Siccome però credo molto anche nel buon senso e nella capacità individuale del consumatore di capire quando l'impazienza lo frega, quel libro non lo compro finché non lo trovo in edizione economica. E ne frattempo metto in libreria un bel cofanetto coi Pilastri della Terra, va', che questa nuova edizione "di lusso" se l'è meritata.

sabato, ottobre 29, 2005

Che settimana...

L'assenza di post dice già molto. Tra chiusura di Fumo di China (due numeri ravvicinatissimi), un paio di lastre da rifare di corsa per correggere un disguido, la preparazione dei pacchi per la fiera, un episodio di Ranma da sottotitolare un po' tra capo e collo (con tanto di copione lacunoso), andare a trovare il babbo, tirare avanti ebay, ecc ecc ecc, c'è stato un po' da stramazzare...
Comunque stamattina presto Paolo e Mauro sono partiti per Lucca, e fra le altre cose avevano l'ultimo FdC che io non ho nemmeno potuto vedere! Considerato la fatica che è costata, l'ammazzata che ci siamo dovuti fare io e Adolfo, l'altra ammazzata che si è fatto il povero Loris, e così via, prego veramente tutti gli dei del Pantheon che sia venuto bene e che in tipografia non ci siano stati problemi dell'ultimo secondo.
Sabato scorso sono stata al Never per un concertino di Francesca. Purtroppo nel pub non eravamo in molti (della nostra gang, poi, solo le due Cristine ed io), ma la serata è comunque stata piacevole, in più Francesca aveva parecchio repertorio nuovo ed è stato interessante sentirne questa prima "rendition". A proposito, ieri le ho spedito la prima versione del capitolo che la riguarda su Cats, spero di aver trascritto decentemente le cose che mi aveva spiegato a suo tempo!
Ieri sera, cena promozionale di Harissa. Troppo caos, troppa confusione, ma una serie di portate una meglio dell'altra... ho chiuso i conti con Barbara, cosa che continuavo imperterrita a dimenticarmi di fare, e ho potuto passare un po' di tempo con Madi e anche Caterina. Piiiiiiccolaaaaa...
Sempre ieri sera era la opening night di Time's Up, il nuovo musical in cui lavora Tiffany. Dopo questa settimana "di prova" a Guildford, prima o poi lo spettacolo dovrebbe essere trasferito a Londra, ma novità da questo punto di vista ancora non se ne sentono... mah...
Venerdì mattina ho visto Anna Maria, reduce da un incidente che l'ha costretta a letto per due o tre mesi. Ora sta meglio, anche se a camminare fa ancora un po' fatica. Mi ha raccontato le sue ultime avventure e disavventure nel dorato mondo dell'università italiana e devo dire che ogni volta sono contenta di aver eliminato questa chance dalla mia vita quando ancora poteva costituire una tentazione. Io non reggerei mai quel genere di pressione.
Tra l'altro, forse proprio per associazione di idee con la visita di Anna Maria, la notte precedente ho sognato Sandra, cosa che non mi accadeva da mesi. Così, quando ci penso mi sento un po' malinconica, ma anche con un'ombra di contentezza, dovuta appunto al sogno.
Tornando alla realtà, ovviamente ora la mia mente è tutta focalizzata su Lucca... spero di fare begli incontri, di rivedere tanti amici e di non dover avere a che fare con i soliti folli che fanno della polemica una ragione di vita (anche se devo dire che ultimamente le cose vanno meglio, da questo punto di vista). Mi piacerebbe anche vedere andare avanti quel certo progettino che dico io, ma temo che quella certa persona che dico abbia ben altro per la testa, ora. Pazientiamo.

sabato, ottobre 22, 2005

Si riparte con Cartoon Club

Oggi pomeriggio, riunione per Cartoon Club 2006. Premesse medio/buone, anche se, come sempre, ci sono tante incertezze dovute a fattori su cui proprio non abbiamo voce in capitolo. Per quanto mi riguarda, i tre settori che gestirò in totale autonomia saranno come sempre lo Speciale Dynit, il Premio Fossati (beh, questo ovvviamente insieme alle altre associazioni che tutti gli anni supportano la cosa) e la traduzione del catalogo (con l'aiuto di quel sant'uomo di Dennis). Inoltre dovrò senz'altro fare qualcosa (ancora da definire) per una o due delle mostre in programma, in modo da non lasciare completamente solo "l'uomo delle mostre" di fronte al suo destino. Le cose più interessanti per ora mi sembrano due progetti per albetti a fumetti, uno dei quali però ha lo 0,1 % di possibilità di realizzazione, ma sulla carta sarebbe mooooolto bello. Fingers crossed...
I preparativi per Lucca proseguono. FdC 135, per parte mia, è praticamente completo. Ovviamente mancano ancora due o tre cose ritardatarie, ma probabilmente non potevo pretendere di meglio. Spero solo che all'ultimo secondo (conosco i miei polli) non ci siano casini irrimediabili. Doppio fingers crossed...!

giovedì, ottobre 20, 2005

un luminoso esempio di storiografia

Storiella interessante... Qualche giorno fa, sul Giornale, appare un'intervista a Roberto Beretta: uno storico che, sulla falsariga de Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa, ha pubblicato un libro dal titolo chiaro e per niente diplomatico: Storia dei preti uccisi dai partigiani. Ovviamente si tratta di episodi dell'immediato dopoguerra e anche di qualche mese prima del 25 aprile. Fra le altre cose il signor Beretta sostiene, nel corso dell'intervista, che il primo prete della Romagna ad essere stato ucciso da partigiani, come dire, un tantino troppo ferventi (e ce ne sono stati parecchi!), fu Don Federico Semprini, parroco di una chiesetta di campagna nei dintorni di Rimini. Ora, si dà il caso che Don Federico Semprini fosse il mio prozio. Ovvero lo zio di mio padre, che quando era ragazzino lo aiutava nello svolgere alcune semplici mansioni della Parrocchia e gli faceva da chierichetto. Ma soprattutto, si dà il caso che Don Federico (in casa nostra sempre ricordato con il semplice appellativo "lo zio prete"), non sia affatto stato ucciso dai partigiani, bensì sia morto, nel dicembre del 1943, per un normalissimo (quanto fatale) infarto.
Da dove è nata questa specie di vulgata secondo cui lo zio prete (che, questo è vero, era di provata ideologia fascista, pur non avendo mai fatto male a una mosca) sarebbe stato ucciso? Probabilmente da un altro libro, scritto pochi anni dopo la guerra e successivamente ristampato negli anni Settanta, che riportava notizie simili NON per stigmatizzare il comportamento fanatico e assurdo di certi partigiani, ma al contrario, per esaltarne le gesta: tant'è vero che, in questo libro, il presunto omicidio dello zio prete è descritto come una sorta di giustizia popolare ai danni di un sacerdote che, sotto sotto, era una personaccia. Quindi cosa è successo? Che prima uno storico si è inventato di sana pianta questo "atto di giustizia", oppure ha tratto conclusioni affrettate dalla semplice coincidenza che lo zio prete fosse morto proprio nel '43, quando episodi del genere iniziavano a spuntare; e poi, oggigiorno, un altro storico ha ripreso questa sorta di "verità" ormai assodata, dandone ovviamente un'interpretazione ben diversa da quella del libro che esaltava gli omicidi commessi da quei simpaticoni dei partigiani fanatici. Sta di fatto che, si voglia guardare questa storia da fascisti piuttosto che da partigiani, da destra piuttosto che da sinistra, dagli anni Settanta piuttosto che dal 2005, l'episodio in questione è FALSO, MAI ACCADUTO. In compenso, due paeselli di campagna più in là, un gruppetto di fanaticoidi non ci ha pensato due volte a pestare e poi a buttare in un pozzo (bel modo di ammazzare un poveretto) un altro prete di campagna reo del GRAVISSIMO crimine... di essere prete. Cose da far rivoltare le budella, e che fanno il paio con gli eventi delle foibe. (che poi, per carità, robe che in guerra succedono e sono sempre successe: ma visto che viviamo in un paese dove i partigiani sono praticamente santificati, forse è il caso di far notare che nemmeno loro erano poi 'sto gran simbolo di perfezione).
Nota di colore: nell'intervista al Giornale, il signor Beretta sostiene che lo zio prete, dopo aver subito il pestaggio a suon di sacchi di sabbia, che pochi giorni dopo lo avrebbe portato alla morte per emorragie interne (una tecnica che in effetti pare fosse molto diffusa), riuscì comunque a svolgere gli incarichi dettati dalla sua professione, fra cui la Novena di Natale. Commento di mio padre (che adesso ha 79 anni e una memoria di ferro): "Novena? Ma quale Novena! C'era la guerra, bombardavano un giorno sì e l'altro pure, piovevano bombe da tutte le parti, e questi pensano che ci fosse il modo di pensare alla Novena? Ma ringraziamo il Cielo che quell'anno sia stata fatta sì e no la Messa di Natale!"

mercoledì, ottobre 19, 2005

parte il blog, riparte TJE...

Per essere il primo post di un blog nuovo, inizia con una notizia che mi rende molto felice: sembra che The Jellicle Emergence (l'unico gioco di ruolo online a cui partecipavo) sia finalmente ripartito! ^___^ Dopo la piccola avvisaglia di un paio di settimane fa (Ms Jellicle - la mistress - aveva dato una sistemata ai profili sul forum), ecco finalmente l'appello a continuare e le nuove regole per limitare i danni dei giocatori irresponsabili! Così, quatti quatti, stiamo tornando tutti e ieri, con il ritorno di Shadowcat, si può dire che la "ripartenza" sia ufficiale. Lenta, ma ufficiale!!!
Per il resto, giornata tanto moscia che è meglio lasciarla lì dov'è...