Il politically correct è una di quelle cose verso cui nutro molto rancore: lo trovo inutile, falso, retorico, fuorviante e un mucchio di altre cose. Anni fa, il gruppo di lavoro con cui collaboro mise insieme una mostra (peraltro molto bella e ben fatta) sulla rappresentazione dell'handicap nel fumetto, e optò per il titolo "Diversabili". Io non avevo mai sentito prima questa parola e mi chiedevo se l'avesse inventata il curatore della mostra o se l'avesse semplicemente presa a prestito. Comunque fosse, la trovavo disgustosamente politically correct e provai più volte ad oppormi, a dire che era una schifezza di titolo, che era una presa in giro... non fui ascoltata, ma tutto sommato nessuno dice che io dovessi per forza avere ragione, né che potessi avere un'opinione a ragion veduta su un tema così delicato.
Oggi è la seconda volta che mi sento rincuorata all'idea di non essere la sola a snobbare il politically correct anche in contesti complicati e difficili da capire per chi non li vive in prima persona. La prima volta fu diversi mesi fa, alla vista di un cartellone pubblicitario, che aveva a che fare con la legge 68/99 sull'obbligo di assunzione di dipendenti disabili da parte delle aziende con più di 15 dipendenti, e recitava "Chiamateci disabili. Chiamateci svantaggiati o diversamente abili. Però chiamateci." Secondo me, era folgorante e colpiva nel segno, mettendo il dito proprio nella piaga della differenza tra forma e sostanza, tra l'inutilità di un mucchio di gentili diciture e l'utilità concreta di una legge.
Oggi, poi, trovo sul Giornale questa lunga intervista al comico spastico David Anzalone (autore del libro "Handicappato e carogna" e protagonista dello spettacolo teatrale "Targato H"), di cui riporto questi stralci illuminanti.
Giornalista (citando un passo dal libro di Anzalone): «Se devo dirla tutta, la mirabolante e diffusissima idea che gli handicappati siano persone normali, come tutte le altre, è veramente la più grande cazzata in circolazione oggi nel mondo», scrive nel libro. L’avessi detto io, mi sarei beccato una querela.
Anzalone: «Ma è la verità! Noi handicappati non siamo normali. Siamo diversi. È importante ricordarselo, sempre. Le faccio un esempio: se lo tenessero ben presente gli architetti che progettano le case e le città, sicuramente ci sarebbero meno barriere architettoniche. Il fatto che lei non lo possa scrivere la dice lunga su quanto siano radicati il pregiudizio e la paura del diverso».
Giornalista: Come vuol essere definito? Handicappato? Disabile? Diversamente abile?
Anzalone: «Handicappato mi va benissimo. Detesto gli eufemismi che servono a mascherare la paura dell’incontro con l’altro».
Giornalista: Come mai la gente non sospetta che un handicappato possa essere anche una carogna?
Anzalone: «Perché la gente è vittima dei preconcetti. Considerare buoni a priori gli handicappati è un modo per tenerli a distanza. I preconcetti sono armi per difenderci, goffamente, da tutto ciò che è diverso da noi».
Giornalista: Ha cercato anche l’amore a pagamento, ma nemmeno le prostitute l’hanno presa sul serio. Non è degradante contrattare la carne umana?
Anzalone: «Ero molto combattuto. L’amore non si compra, mi dicevo. Poi però, razionalizzando, sono giunto alla conclusione che, almeno nel mio caso, si sarebbe trattato di un noleggio. Era una straniera. La mia camminata ondulatoria la convinse che mi fossi perso per strada. La cosa bella fu che, non appena provavo a spiegarle le mie serie intenzioni di acquirente, lei mi ripeteva: “Tranquillo, non agitare, essere io qua con te! Non agitare, adesso chiamo polizia e faccio accompagnare te a casa”. Ho voluto raccontare questa vicenda paradossale per sottolineare che anche una persona ai margini della società, come una prostituta, può diventare prigioniera del pregiudizio secondo cui l’handicappato è asessuato».
Adesso, non dubito che ci siano occasioni e circostanze in cui uno non può andare avanti a spada tratta senza il minimo riguardo e rischiare di essere offensivo nei riguardi di persone che hanno già abbastanza gatte da pelare, eppure una posizione così aperta e combattiva non può non suscitare tutta la mia ammirazione.
2 commenti:
Anzalone è la prova che sì saranno pure handicappati, ma cavolo che intelligenza! Manco quelli "normali"...
Oibò, ha portato alla luce alcune verità con estrema crudezza.
E' giusto agevolare i disabili e gli handicappati, per carità, ma quando uno di loro ti soffia il posto di lavoro proprio grazie alla legge citata (come è capitato al sottoscritto!) qualche mugugno te lo fai venire...
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