A scanso di equivoci, no... non sto scrivendo un post sul film di Sweeney Todd. Ma visto che il collegamento è sorto spontaneo, perché non inserire un po' di colonna sonora?
Bene. Ora, tornando a noi, sto solo riesumando (in modo molto approssimativo) quella squisita nozione filosofica che è il rasoio di Occam. Mi è capitato di trovarla citata nell'introduzione di Massimo Polidoro a questo libro. Libro che ho acquistato non solo perché il tema mi interessa, ma anche per la presenza di un saggetto breve breve, a firma Umberto Eco (egli stesso medesimo unico e solo), che subito andata a leggere, rimandando a più tardi tutto il resto.
E scoprendo cosa?
Anzitutto, che è un contributo di sole tre pagine, per giunta riciclato da chissà dove e inserito con una pertinenza sì e no media per non dire scarsina... insomma giusto per poter scrivere "Umberto Eco" sulla cover del libro.
E poi che è un ottimo punto di partenza per analizzare il fenomeno del complottismo... anche se secondo me trascura una forte componente psicologica ed egocentrica del complottista medio ("se il mondo non mi ascolta, ovviamente non è perché io non abbia poi delle gran cose da dire, o perché il mondo a volte sia distratto o occupato a fare altro, visto che non esisto solo io sulla faccia delle terre emerse, ma perché quelli che dovrebbero ascoltarmi ce l'hanno tutti con me").
Va bè: questa era una digressione dovute a esperienze professionali.
Tornando nuovamente a noi, stavo parlando della prefazione al libro. Qui si parla appunto del rasoio di Occam, citandolo in quanto metodo filosofico per analizzare vari fenomeni. E in questa occasione, siccome il testo è evidentemente di stampo divulgativo e quindi parte dal sacrosanto presupposto che non tutti sappiano cosa è il rasoio di Occam, ne spiega il concetto basilare, così:
Nel 1300 un filosofo inglese, Guglielmo di Occam, suggerì un principio che da allora è alla base del metodo scientifico e che ha preso il suo nome. Il "rasoio di Occam", così si chiama infatti questo principio, dice che quando esistono spiegazioni alternative per uno stesso fenomeno, l'unica vera è con ogni probabilità la più semplice, quella cioè che richiede il minor numero di ipotesi successive.
Sulla Garzantina della Filosofia, lo stesso principio viene rapidamente descritto così:
non si devono postulare entità inutili, nel senso che sono da evitare le ipotesi complesse, in particolare quelle non suffragate dall'esperienza.
E infine, su Wikipedia, al rasoio di Occam vengono dedicate (fra le altre) queste righe:
Tale principio, alla base del pensiero scientifico moderno, nella sua forma più semplice suggerisce l'inutilità di formulare più assunzioni di quelle strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno: il rasoio di Occam impone di scegliere, tra le molteplici cause, quella che spiega in modo più semplice l'evento.
La formula, utilizzata spesso in ambito investigativo e - nel moderno gergo tecnico – di problem solving, recita:
Pluralitas non est ponenda sine necessitate.
Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.
Ovvero:
Non aggiungere elementi quando non servono.
Non imporre pluralità quando non serve.
È inutile fare con più quanto si può fare con meno.
In altri termini, non vi è motivo alcuno per complicare ciò che è semplice. All'interno di un ragionamento o di una dimostrazione vanno invece ricercate la semplicità e la sinteticità. Tra le varie spiegazioni possibili di un evento, è quella più semplice che ha maggiori possibilità di essere vera (anche in base a un altro principio, elementare, di economia di pensiero: se si può spiegare un dato fenomeno senza supporre l'esistenza di qualche ente, è corretto farlo, in quanto è ragionevole scegliere, tra varie soluzioni, la più semplice e plausibile).
Il rasoio di Occam trova spesso luogo in discussioni eminentemente dotte e scientifiche (esempio tipico, nel campo della fisica e della scienza in generale).
Un esempio a caso (ma molto chiaro) di uso del rasoio di Occam, tanto per curiosità, potete trovarlo qui.Il rasoio di Occam, oltre ad essere parente strettissimo del principio di economia caro alla semiotica interpretativa (che è la teoria semiotica nel cui paiolo io sono caduta "da piccola"), è anche il metodo filosofico preferito di mia madre, sebbene lei lo eserciti in modo molto intuitivo e non sempre pienamente consapevole, specie nelle nostre dotte discussioni di filosofia etica (ovvero "attinente la sfera dei rapporti fra esseri umani"). Quando ad esempio le racconto certe azioni di Persona X, cercando peraltro di mantenere un atteggiamento tutto sommato obiettivo e distaccato nonostante mi si rivoltino le viscere, e a volte cercando persino qualche spiegazione o qualche attenutante, lei taglia la testa al toro (col rasoio, per l'appunto) e sentenzia: "è un cretino". E guai a contraddire la mamma.
In linea di massima, anche io sono una fan del rasoio di Occam. Le complicazioni inutili mi irritano da un punto di vista sia intellettuale che emotivo, e con esse anche (a maggior ragione) le loro degenerazioni sociali, psicologiche, economiche e politiche.
Devo però ammettere che, quando lo applico alle mie personalissime riflessioni di filosofia etica, il rasoio di Occam è pericoloso. Probabilmente, in realtà ha due lame, e se la prima mi è utilissima a sfrondare rametti e ramoscelli inutili, con la seconda rischio in continuazione di tagliarmi. Tornando all'esempio di cui sopra, in effetti le sentenze della mamma spesso forniscono un quadro molto limitato delle cose. Persona X ne ha fatte di cotte e di crude, ma, come dire... tecnicamente non è un cretino. Liquidare dinamiche ipercomplesse, in quanto attinenti a sfere sovrapposte quali quella psicologica, etica, intellettuale, sentimentale, emotiva e chissà che altro, significa probabilmente aver sfrondato troppo.
E se una persona sfronda troppo quando sta riflettendo non su altri, ma su se stessa in rapporto agli altri, ecco che, nel momento in cui usa avventatamente il rasoio liquidando in poche parole tutta una serie di propri atteggiamenti e sentimenti, si taglia.
A volte con ragione, a volte no. Difficile distinguere.
Risultato: ho usato (più o meno consapevolmente) il rasoio di Occam tutta la vita, e proprio ora che avrei bisogno di riflettere con lucidità, profondità e chiarezza su una complicata serie di questioni attinenti la "mia" filosofia etica, mi ritrovo a dubitare del suo utilizzo perché (A) mi ci taglio, e (B) non sono certa di meritarmi sempre quelle ferite. Il che, per una dichiarata meritocratica/colpevolista come me, è un bel problema.
[Inciso: a volte sì, per carità, me le merito eccome.]
Avrei numerosissimi elementi su cui ragionare: eventi, sentimenti, spunti, ricordi... "pacchetti mentali" che si inseguono e si rincorrono gli uni con gli altri, modificando le loro intersezioni di volta in volta. Già sono troppi e complicati, poi quando ci si inseriscono delle rasoiate a vanvera, figuriamoci che bei risultati.
Quindi, programmino per l'avvenire: scrivere sul blog, quando mi vengono in mente, questi "pacchetti" nella speranza (A) che scrivendoli mi si chiariscano un po', e (B) di recuperare un uso consapevole e curato del rasoio, che mi eviti non tutte le ferite autoinflitte, ma almeno quelle immeritate (posto che ve ne siano). E ovviamente che contribuisca allo sviluppo di un "pensiero emotivo" coerente, in grado di migliorare la qualità della vita mia e degli altri, quando si tratta di relazioni interpersonali e affini.
Il tutto, giusto per chiarezza, ha la sua più remota origine in questo post che già in un'altra occasione avevo ripescato e che mi rendo conto essere un punto fermo (o quantomeno non troppo traballante) intorno al quale girano un sacco di cose.
Chi volesse catalogare l'intera questione come "insieme di masturbazioni mentali", ha ovviamente il diritto di farlo, ma sapendo che sta forse esercitando un uso del rasoio di Occam analogo a quello della mia mamma. A ciascuno la propria ricerca etica.
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