"C'era un gran castello, nella contea di Camelot, con mille e più scudieri al servizio di un grande re..."
Magari il cartone animato di Re Artù, in Italia, è noto fondamentalmente per la nascita dello storico gruppo dei Cavalieri del Re, ma al di là di ciò, a me piaceva tanto. Diciamo che era la versione edulcorata del ciclo bretone, una saga "per famiglie" in cui Ginevra certo non faceva le corna ad Artù con Lancillotto, ma i cavalieri della Tavola Rotonda erano un gruppo affiatato che difendeva i deboli e le suonava ai prepotenti, insomma della cara vecchia avventura tradizionale. Logico quindi che, quando anni fa dirigevo (che parola grossa) una rivista che si occupava di cinema d'animazione giapponese, fossi stata ben contenta di pubblicarvi un articolo che analizzava il nuovo e sconsiderato doppiaggio realizzato da Mediaset per questa serie animata. In quell'occasione, chiesi alla bravissima Barbara Chies di realizzare la copertina della rivista, e lei sfornò questa meraviglia, di cui poi mi regalò l'originale. La parte a colori è disegnata e dipinta su lucido, lo sfondo invece su carta normale: il tutto religiosamente incorniciato ed appeso nel mio salotto.
Barbara è una disegnatrice superba, con la quale al momento non sono più in contatto, ma spero sempre che prima o poi le nostre strade si incrocino nuovamente. Sono passati qualcosa come una dozzina d'anni da quando ci conoscemmo a un corso di fumetto in quel di Bologna, e ancora ricordo lo stupore con cui io, completamente negata per il disegno, osservavo certi piccoli miracoli venire fuori dalla sua matita. Ricordi impagabili.
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