Il loop, la circolarità, è un concetto che mi affascina da sempre. Nella fiction, nella vita, nei sentimenti. Sono quasi giunta a convincermi che ci sia ovunque, che si nasconda in ogni anfratto di ogni aspetto dell'esistenza, anche quando non ce ne rendiamo conto.
Me ne è eppena venuto in mente un esempio curioso, o meglio IO lo trovo curioso perché ci sono capitata nel mezzo e perché in questi giorni molti ricordi emergono dai miei neuroni sovraffollati.
Protagonisti: io, Lui e Lei.
Io, vabbè, sono io.
Lui è l'irraggiungibile e inimitabile professore a cui tanto devo.
Lei è quella stessa Lei che a volte ho citato in questo blog.
Dodici anni fa.
Lei mi fornisce alcune indicazioni di metodo e contenuto su un lavoro che andavo preparando. Arrivate a doverne affrontare l'aspetto formale e stilistico, mi dice: "Su questo non ho niente da dirti, secondo me va benissimo, tu scrivi benissimo. E' perfetto. Scrivi come Lui, capisci? Hai lo stesso stile, lo stesso modo, non so se lo fai apposta o se ti viene naturale, ma scrivi proprio come Lui".
Dieci giorni fa.
Lui, durante un discorso pubblico, afferma: "La cosa più bella degli scritti di Lei è la forma, lo stile. Una scrittura limpida, chiara, elegante, pulita, senza sbavature, senza cedimenti, senza incertezze. Dal punto di vista dello scrivere, Lei era in assoluto la più brava, la migliore."
Il cerchio si chiude e non so più dov'era iniziato.
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