Sono sempre stata una maniaca della punteggiatura. Mi arrabbio quando leggo testi altrui che mostrano carenze da questo punto di vista (o peggio quando devo correggerli, tipo maestrina dalla penna rossa) e al contrario m'illumino d'immenso quando mi imbatto in testi caratterizzati da un uso accorto e creativo della punteggiatura.
Un paio di settimane fa, passeggiando per il centro mentre portavo a spasso Micaela nel passeggino, sono passata davanti alla vetrina di un negozio di abbigliamento specializzato nelle cosiddette taglie forti. Mi ha colpito la scritta che campeggiava sulla vetrina del negozio: "Le donne vere, hanno le curve!"
Quanta potenza comunicativa c'è in quel punto esclamativo, ma soprattutto in quella virgola! Che peraltro, a voler essere pignoli, lì non ci dovrebbe stare in quanto divide il soggetto dal verbo: anatema!
Quella virgola è, tanto per cominciare, una pausa nella lettura della frase: le donne vere, pausa, hanno le curve! Ma quella pausa a sua volta, abbinata a quei termini e inserita in quella posizione, genera tanti altri messaggi sottintesi, ad esempio:
- Le donne vere, stai bene attento e seguimi, hanno le curve!
- Le donne vere, e mo' guarda cosa vado a rivelarti, hanno le curve!
- Le donnne vere, mica quelle finte che stanno in tivù, hanno le curve!
- Le donne vere, quelle genuine e sincere e non ritoccate al Photoshop, hanno le curve!
- Le donne vere, e se lo neghi finisce che le prendi, hanno le curve!
C'è un tono quasi minaccioso, sicuramente polemico, che si pone su un piano di alterità /diversità / superiorità rispetto al banale sentire comune che idealizza la donna magra e disprezza la donna grassa - sto usando volutamente termini molto schietti e per niente politically correct, dal momento che non c'è nulla di politically correct nel giudizio estetico di massa.
In definitiva, quella virgola dà un enorme aiuto al testo (e al contesto) nel comunicare un forte desiderio di rivalsa: basta invertire la frase e otteniamo, più o meno, "le donne con le curve sono quelle vere". Esprime inoltre l'intenzione di far sentire sicure e legittimate le clienti che, comprensibilmente, si sentono escluse dal suddetto giudizio estetico di massa e quindi si vergognano di dover fare acquisti in un negozio per taglie forti (= per donne grasse, siluriamo anche qui il politically correct, grazie).
Insomma, dinanzi a un uso così brillante e creativo di una semplice virgola, si può anche perdonare la cesura fra soggetto e verbo e sorridere al pensiero che almeno una cliente ogni tanto si sia lasciata convincere dallo slogan e abbia pensato, tutta tronfia, "io sì che sono una vera donna!".
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