venerdì, luglio 25, 2008

L'amore secondo Joss Whedon

Sono mesi che ho in mente una massima di cui mi piacerebbe elaborare una variante migliore, ma non ci riesco. Insomma alla fine me la tengo così, almeno per ora:

"L'amore non è meritocratico".

Servirebbe una variante migliore per almeno due motivi.
Il primo motivo è che la parola "amore" trae in inganno, perché in italiano la si usa prevalentemente per indicare l'amore di coppia mentre io avrei in mente un più generale sentimento di "voler bene" (no, la parola "affetto" non funziona perché guadagna in precisione semantica ma perde in intensità). Insomma ci vorrebbe un equivalente dell'inglese "love" ma quell'equivalente noi non ce l'abbiamo.
Il secondo motivo è che in realtà quella massima non è sempre e completamente vera... a volte l'amore è anche un po' meritocratico, a volte concetti come "gratitudine" o "merito" hanno un pochettino di voce in capitolo. Ma qui si apre un tale pozzo di situazioni, circostanze, contesti e casi particolari (tra cui il classico dei classici: "perché ci si innamora degli stronzi?"), che uno ci si perde.

La cosa bella è stata, alcuni mesi fa, quando già questa massima si aggirava in fase embrionale nella mia testa, imbattermi in una storia degli X-Men scritta da Joss Whedon (sì, quello di Buffy e bla bla bla, ha scritto delle X-storie con poco sugo ma dialoghi apprezzabili) e trovarne una emblematica "rappresentazione vignettoide".


E non c'è nient'altro da dire.

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