Ho un'amica che è un genio.
Una di quelle che, qualsiasi attività intraprendano, brucia le tappe e arriva sempre un passo avanti agli altri, non di rado scalzando gli altri, e non perché sia spregiudicata e sleale (anzi!), ma semplicemente perché è talmente e spudoratamente fuoriclasse, da essere contesa a colpi d'arma bianca praticamente in qualsiasi ambito.
Insomma è un genio.
Ci vediamo tre o quattro volte l'anno quando siamo fortunate, ma siamo comunque molto unite, sia da una serie di interessi in comune, sia dai ricordi dei tempi in cui, frequentando la stessa università nella stessa città, eravamo solite incontrarci molto più spesso. E il fatto di aver attraversato insieme il periodo più triste e doloroso delle rispettive vite, diversi anni fa, ha creato un legame di quelli che non si spezzano più.
Ora, essendo lei sia un'amica che un genio, tendo a tenere in grande considerazione le sue idee e opinioni. Oggi me ne è tornata in mente una in particolare. Questa sua teoria dice che, nelle situazioni di crisi o emergenza, è meno strano di quanto sembri che la gente tiri fuori il meglio di sé e il massimo delle forze, proprio perché le crisi, i momenti particolari, le situazioni complicate inducono le persone a recuperare nuove energie e nuove capacità. Insomma, come dire che "quando il gioco si fa duro i duri incominciano a giocare" è un detto abbastanza insignificante, perché quando il gioco si fa duro, tutti (o quasi tutti) tendono a diventare dei duri.
Dove veramente puoi valutare il valore di una persona, continuava l'amica genio, è quindi nelle circostanze normali, nella vita quotidiana, nelle situazioni comuni. Inutile ammirare qualcuno per la sua prontezza e validità nei momenti critici, quando poi nella vita di tutti i giorni la stessa persona è pigra, o meschina, o arrendevole, eccetera.
Non so se essere del tutto d'accordo o no, anzi direi di no, sostanzialmente perché è difficile procedere per generalizzazioni in un ambito così vasto (non che l'amica genio non lo sappia, visto che - l'ho già detto? - è un genio). Però, ultimamente mi trovo a riflettere con difficoltà su questo suo principio, perché noto che ultimamente il concetto di "normale vita quotidiana" quasi non esiste più. La mia giornata media consiste di almeno due o tre emergenze da arginare, altrimenti dette "casini da risolvere", e un numero imprecisato ma abbondante di cose che vanno assolutamente fatte altrimenti ci sono conseguenze (scadenze, consegne, revisioni, ecc), non importa se nel frattempo uno ha un po' di influenza, o deve pensare anche alla vita privata, o più semplicemente è stanco morto.
Insomma... i duri giocano in continuazione perché ormai il gioco è sempre duro?!?
Non pretendo che questo post abbia un senso, mi rendo conto di avere le idee confuse, ma avevo voglia di scriverlo lo stesso.
2 commenti:
Cito Gf che, ogni due settimane,dopo essersi ascoltato più o meno questo genere di riflessioni et simili, mi dice "Eh, la vita è complessa...". E son già passati cinque anni. Credo che alla fine sia quasi.. "normalità"!
Però, Cri, sai una cosa? Dei casini odierni, uno (grosso) NON sono riuscita a sistemarlo. E indovina un po'? Mica è morto nessuno. In qualche modo ci si è adeguati. Scontata banalità dell'una meno dieci: magari a volte è solo questione di riportare le cose alle giuste proporzioni.
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