Questo post è poco più di un appunto, ma lo butto giù lo stesso perché riguarda il mio "tormentone filosofico" preferito, mio malgrado. In due parole, oggi stavo leggendo un articolo di giornale riguardante le vittime del terremoto in Abruzzo, e nel quale a un certo punto sbucava questa frase: "La coscienza umana sopporta la necessità del morire e in questo ha visto la vita divina sorreggere il sentimento del contrasto tra lo spirito che si sente immortale e un corpo che sa di morire".
Non condivido affatto la prima parte della frase. Secondo me, non è che la coscienza umana sopporti la necessità del morire: non "sopporta" proprio un bel niente, semmai subisce un brutale dato di fatto perché non ha alcun modo di opporvisi. Anche la questione della vita divina, mah! Secondo me, a sorreggere il sentimento del contrasto può essere la vita divina, ma solo per chi crede (vuoi con vera cognizione di causa, vuoi per assorbimento dottrinario acritico). Gli altri, ciccia.
La seconda parte della frase è invece l'espressione perfetta di uno stato di cose che personalmente ho sempre nel cervello, più o meno consapevolmente a seconda dei momenti, ma ad ogni modo in misura maggiore rispetto a tutte le persone con cui mi sia mai capitato di parlarne: "lo spirito si sente immortale, ma il corpo sa di morire".
Non passa giorno in cui io sia abbastanza distratta o indaffarata da non pensarci, non trascorro mai più di 24 ore senza che la mia mente vaghi in questo genere di pensieri per almeno qualche minuto. E' per questo che, lo dico sinceramente, vivo anche la gravidanza più come una fonte di interrogativi, timori e perplessità, che come quella sorgente di gioia "automatizzata" (e francamente un po' retorica) che tutti si aspettano: "Aaaah, che meraviglia, metti al mondo una nuova vita". Sì, grazie, a questo ci arrivo da sola: il punto è che metto al mondo una vita mor-ta-le, proprio come la mia, e questa semplice cosa da sola è più che abbastanza per farmi chiedere in continuazione perché deve funzionare così, qual è la ragione metafisica suprema per cui non mi sono state date alternative, come mai la stragrande maggioranza delle persone si limita a rimuovere questo pensiero, o a liquidarlo in modo superficiale, senza renderlo invece il solo grande interrogativo che valga la pena di essere tenuto a mente in continuazione sperando di trovare almeno una ipotesi di risposta, una briciolina di riflessione utile.
3 commenti:
mh. direi che condivido bene o male le tue riflessioni su quella frase.. ohi ci sarebbe da parlarne molto più approfonditamente ma sì, il senso è più o meno lo stesso di quello che dici tu.. ciao quasi-mamma! :-)
Sarò superficiale: "It's the circle of life". La vita che genera vita. Che sia malata di morte, ahimé, è un dato di fatto, e non ci resta altro che accettare la cosa. Io la vedo così. Sono comunque i TUOI geni, i TUOI caratteri ereditari, che passano da una vita all'altra, da madre e padre ai figli. Vedendo la mia bimba, un po' ritrovo me, un po' mia moglie. Io sopravviverò grazie a lei. E un po' di me finirà in mio nipote, spero. E così avanti. E' un'immortalità sui generis, e magari il nocciolo è tutto qui.
Francesco, penso che l'equilibrio del "circle of life" si rompa quando (e succede spesso) la successione dei geni non è così naturale... per cui l'immortalità va anche a farsi friggere..
Posta un commento