Esce Interstellar al cinema. E io che faccio, mercoledì
scorso? Decido che può aspettare e che, potendomi dedicare al cinema una sola sera a settimana,
faccio ancora in tempo a vedere Dracula Untold, che poi, "hai visto mai,
forse lo tolgono dalla programmazione", dico alla mia cine-partner.
Lei, invece di salvarmi dalla perdizione, si dice d'accordo
"purché dopo il film andiamo a cena e prendiamo una montagna di patatine
fritte". Una decisione strategica e ponderata, alla Tex Willer.
E niente, 'sto povero Dracula davvero non ce la fa. A
partire da certe frasi a effetto che nemmeno Kenshiro sotto psicofarmaci. Ne cito
solo due, per carità cristiana.
La prima: "A volte il mondo non ha bisogno di un
eroe, ma di un mostro" (pronunciata dal protagonista Vlad che, per salvare
tot villaggi da non so più quale guerra, sceglie un villaggio di cui impalare
uno dietro l'altro gli abitanti e così mette paura al nemico, che interrompe la
sua cruenta avanzata).
La seconda: "Credevo che foste troppi... invece siete
troppo pochi!" (pronunciata da un tizio che prima era spaventato
dall'esercito nemico, poi, divenuto vampiro, se li vuole pappare tutti e anche
di più).
Ce ne sarebbe anche una terza, a proposito del tempo che non
è mai abbastanza tranne per chi è innamorato, ma è talmente confusa e
ridondante che non me la ricordo bene (comunque, già da quel che ho riassunto
si capisce l'andazzo).
A un certo punto della storia cala la notte. Il povero Vlad (che
è stato vampirizzato ma, riassumendo in soldoni, potrebbe cavarsela se resistesse
alla sete di sangue per tre giorni ) inizia a sentire i morsi della fame e
quasi azzanna la moglie, alla quale deve spiegare tutto. Lei gli offre conforto
e comprensione, tanto che la mattina dopo evita che i soldati vedano il povero
marito . Arriva l'amico di Dracula, e chiede: "Dov'è il principe?" Lei:
"E' già andato via, ci raggiungerà più tardi". L'amico: "Allora
partiamo". Peccato solo, mi fa notare la cine-partner, che questo dialogo
avvenga di mattina. Dracula è nascosto nella tenda e si presume che, prima di
partire, l'accampamento venga smontato,
tenda compresa. Vabbè.
All'intervallo, la cine-partner chiede se possiamo andare
direttamente a mangiare le patatine.
Secondo tempo: il cattivone nemico invia un esercito di
suppergiù centomila uomini, che però potrebbero finire terrorizzati alla vista
di Dracula che fa stragi e svolazza qua e là trasformandosi in un nugolo di pipistrelli.
Quindi il cattivone dice: "quello che l'uomo non vede, non teme" (frase
a effetto numero 4) e, fedele a questo motto, fa marciare tutti i suoi
uomini bendati per miglia e miglia. Tralasciamo per un attimo le bende tutte
uguali, color rosso scuro (fornite, suppongo, dallo stesso stilista che gli ha
fatto le armature). Ma se fai marciare decine di migliaia di soldati, tutti in
fila per sei col resto di due, bendati, com'è che dopo i primi (voglio
esagerare) dieci passi nessuno ha inciampato, e non si è scatenato nessun
catastrofico effetto domino? Nelle valli a metà strada fra la Turchia e la
Transilvania che c'avevano fatto, le autostrade a quattro corsie per i pellegrinaggi dei Papa
Boys?
Il meglio l'ho lasciato per ultimo, anche se sta nel primo
tempo. Il nostro bel principe decide coscientemente di farsi mordere da un
vampiro mostruoso che abita in una grotta perché gli serve un enorme e
diabolico potere, se vuole opporsi al cattivone turco che gli ha dichiarato guerra. Entra nella grotta e viene prontamente aggredito dal vampirone, che
a un certo punto si lascia vedere in faccia. Eccolo qua:
Praticamente una via di mezzo tra Zio Tibia...
...la Morte da Il settimo sigillo...
...Riff-Raff
da The Rocky Horror Show...
...ma
soprattutto lui:
Igor, da Frankenstein Jr. Egli stesso medesimo.
Ora, non so se mi spiego: questo
è Igor. Quello di "Ululì, ululà", capite?
Morale: uno va al cinema per vedersi un filmone non dico
horror, ma comunque un buon film su Dracula, e passa il tempo a contare i buchi
logici, ad aspettare le patatine e a sentirsi risuonare in testa una strana, insistente nenia.
Ululì, ululà... ululì, ululà... ululì, ululà...
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