Questo mese avrei dovuto rinnovare l'iscrizione all'albo dei
giornalisti pubblicisti, con il consueto versamento della quota annuale (un
centinaio di euro), a seguito del quale avrei ricevuto per posta il consueto
bollino da applicare sul tesserino.
È una cosa che non ho mai fatto con tanta convinzione. A
dirla tutta, nel 2007 ho preso la tessera solo e unicamente per far contento
mio padre, che mi chiedeva sempre di spiegargli, esattamente, quale fosse il
mio lavoro. Qualunque cosa io gli rispondessi, non lo convinceva.
"Ma se scrivi degli articoli, vuol dire che sei una
giornalista?"
"Ma se lavori da anni con incarichi di responsabilità per
questo festival, perché non ti assumono?"
"Ma fare gli adattamenti per i cartoni animati, è un
lavoro vero?"
Insomma, alla fine 'sta benedetta iscrizione l'avevo fatta
e, ogni anno, la rinnovavo. Mai che mi sia servita a qualcosa. Niente, nemmeno
entrare gratis o con qualche sconto a mostre, fiere o prime visioni. Mi
risolveva solo qualche fastidio burocratico. Se dovevo inserire la mia
professione in un modulo, potevo scrivere "giornalista" invece di
"libera professionista".
Poi scopro che, dal 2014, per rinnovare l'iscrizione bisogna
non solo pagare, ma anche frequentare obbligatoriamente
dei corsi (gratuiti) durante l'anno. E a quel punto ho deciso di liberarmi
all'istante dell'iscrizione a un ordine che, oltre a non servirmi a nulla,
adesso voleva pure decidere al posto mio
cosa fare o non fare per migliorare la mia preparazione. Dopo lo Stato mamma,
pure l'Ordine papà.
Il tutto senza contare che l'Ordine ce l'abbiamo solo noi,
credo in tutta Europa. Una specie di corporativismo, molto lontano dal libero
mercato di cui ogni settore avrebbe bisogno.
A qualcuno servono degli articoli scritti da me? Dovrà
commissionarmeli e pagarmeli.
Non servono? Oppure: servono, ma non abbastanza da
pagarmeli? Bene, vorrà dire che la mia professionalità e le mie competenze non
sono abbastanza spendibili e quindi, se voglio rimanere nel giro, dovrò
migliorarmi, oppure promuovermi meglio, eventualmente anche frequentare dei
corsi.
In ogni caso è un problema mio, non di un Ordine papà che decide al posto mio che cosa devo o non devo fare.
Fine del rinnovo, fine dell'iscrizione. Al prossimo modulo da
compilare coi miei dati, tornerò a scrivere "libera professionista" -
sperando di non essere confusa con Bree Daniels.