Orbene, una volta elencate le premesse, vado ad esporre i punti salienti del mio intervento al convegno di SlowComics.
Molti relatori prima di me avevano fatto riferimento alla crisi economica internazionale, che ovviamente non ha aiutato un mercato già fragile come quello del fumetto. Ma, un attimo... è giusto dire "ovviamente"?
Ho tentato un approccio leggermente diverso alla questione, introducendo il concetto del Lipstick Index.
Il Lipstick Index è un indice di borsa un po' particolare. Non ho idea di quali siano gli algoritmi su cui è calcolato, ma in sostanza dovrebbe rappresentare lo stato delle vendite di rossetti e altri piccoli cosmetici a basso costo. La teoria sviluppata da tale Leonard Lauder, presidente di una grande azienda di cosmetici e inventore appunto del Lipstick Index, sostiene che in tempi di crisi il Lipstick Index sale, ovvero le donne comprano più rossetti che in tempi "normali", rispondendo così a una semplice domanda: "Cosa vogliono le donne, quando non possono permettersi di volere troppo?" Vogliono una affordable indulgence, ovvero vogliono concedersi un regalino, una piccola cosa il cui acquisto le gratifichi e al tempo stesso non le faccia sentire in colpa, perché la spesa è davvero minima.
Uno dei gestori del blog Trendspotting, che segue e studia i trend, ovvero le tendenze, in vari ambiti, è molto chiaro in materia: "When the mood of the economy around us is dark, people reach for affordable luxuries to feel better". Ovvero: "Quando l'umore dell'economia intorno a noi è nero, la gente si rivolge a dei piccoli lussi per sentirsi meglio". A occhio e croce, mi sembra che ciò colleghi implicitamente la teoria del Lipstick Index a quella branca della finanza che studia il cosiddetto Sentiment finanziario, ovvero l'influsso della psicologia umana sulla finanza internazionale (panico, euforia, prudenza, rischio, ecc). Niente su cui voglia soffermarmi adesso, ma per chi volesse approfondire suggerisco questo sito.
Quella del Lipstick Index, comunque, non è una teoria condivisa da tutti gli economisti, anzi c'è chi sostiene che la correlazione tra Lipstick Index e recessioni sia ancora tutta da provare, e che altri fattori possono influenzare le vendite di piccoli cosmetici in varie situazioni (ad esempio se ne parla qui con molto buon senso), però c'è anche chi sostiene che in questa teoria vi sia del vero, e che vada almeno presa in considerazione.
La questione che mi ero posta quando era iniziata la recessione mondiale (dal crollo di Lemahn Brothers in poi, 15 settembre 2008 - come passa il tempo!) era: se esiste un Lipstick Index, presumibilmente destinato a salire in questo periodo di crisi, in fondo potrebbe esistere anche un - chiamiamolo così - Comics Index, un indice che prenda in considerazione l'andamento del mercato del fumetto popolare, quello da edicola (bonelliani, supereroi, manga), quello che con 3 euro o giù di lì te lo porti a casa. Se il principio è quello di spendere un'inezia per farsi un regalino, allora un fumetto da edicola sembrerebbe un prodotto adatto a questo tipo di esigenza psicologica.
Inutile dire - bastava guardare come gli operatori del settore scuotevano la testa - che, ammesso che un Comics Index sia mai esistito, negli ultimi due anni esso è precipitato in caduta libera proprio come gli altri tradizionali indici di Piazza Affari. La domanda a questo punto diventa... perché?
La mia tesi è che il motivo sia da cercare nell'analfabetismo di ritorno del popolo italiano e forse di tutto il mondo, situazione in cui ai cosmetici (come pure al fitness e alla moda e al parrucchiere) nessuno rinuncia, mentre libri e fumetti finiscono sempre in seconda linea. Non a caso l'editoria nel suo complesso accusa da tempo segnali di crisi (tranne la letteratura per ragazzi), mentre se c'è un'industria che non conosce crisi è quella del fitness, delle palestre, dei centri benessere e della chirurgia estetica.
Quindi, si tratta di un problema di penetrazione della Cultura del Fumetto (ma anche della Cultura della Lettura in generale) nella mentalità di un paese intero. Il che è la scoperta dell'acqua calda, ma vorrei tornare al concetto del Lipstick Index per far capire come la cosa sia anche più grave di quanto già non sapessimo, perché non era poi così "ovvio" che il mercato del fumetto popolare dovesse seguire i mercati globali: insomma, per dirla in un modo un po' paradossale, se nemmeno in tempo di crisi l'economicissimo fumetto da edicola ha riscosso un minimo di interesse in più rispetto al passato, allora l'atmosfera si fa veramente grigia.
- fine seconda parte -
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