mercoledì, dicembre 17, 2008

Costruirsi un'opinione

Mi trovo sempre in imbarazzo quando leggo contributi diversi, ma entrambi sensati, sullo stesso tema. Mi è capitato ieri sull'argomento "donne in pensione a 65 anni" leggendo questo articoletto di Filippo Facci (che è poi una rielaborazione di questo decisamente più vecchiotto), e questo post di Daria Bignardi.
Difficile farsi un'opinione, quando entrambi i punti di vista suonano tanto convincenti.

domenica, dicembre 14, 2008

La madre dei cretini, ecc ecc

Con un paio di giorni di ritardo, leggo questo trafiletto su Repubblica...

12 dicembre
Studenti murano filiale Unicredit. "C'è la crisi, banca sanzionata"
Assi di legno, tubi e lo striscione 'Banca sanzionata. La crisi pagatela voi". Così un gruppo di studenti dell'assemblea no Gelmini di Torino, che partecipa al corteo per lo sciopero generale, sta manifestando il suo dissenso nei confronti della crisi 'murando' l'ingresso di una filiale Unicredit in via Po all'angolo con via Carlo Alberto. Ad accompagnare l'iniziativa alcuni fumogeni colorati e slogan come 'Noi la crisi non la paghiamo e le banche le sanzioniamo'. Davanti alla banca è subito intervenuta la polizia. Il corteo torinese si sta concentrando in piazza per il comizio del segretario della Cgil Enrico Panini.

...accompagnato da alcune foto (copyright Photonews), tra cui questa mi pare venuta non troppo male:


Intanto, sinceramente mi stupisco che un quotidiano di un certo rilievo e generalmente serio come Repubblica, dia spazio (seppure poco) a un gesto così evidentemente idiota e privo di qualsiasi senso di concretezza e intelligenza, buttato lì giusto per fare casino e sporcare un muro.
In secondo luogo, c'è da morire dal ridere a leggere parole come "dissenso nei confronti della crisi"... e certo, perché da un crisi si "dissente", vero? Come dire, c'è chi con la crisi ci va d'accordo e chi no, chi acconsente e chi dissente.
Ancora più ridicola la pretesa di "sanzionare le banche"... perché ovviamente l'Unicredit (il più grosso gruppo bancario italiano insieme a Intesa San Paolo e al Monte Dei Paschi) presta taaaaanta attenzione alle "sanzioni" di una banda di cretini con le bombolette colorate.
Ma lo slogan più bello, secondo me, resta l'ormai classico "noi la crisi non la paghiamo", visto e stravisto anche negli striscioni e nelle scritte sui muri dei vari cortei anti-Tremonti e anti-Gelmini. Per esempio qui (foto presa da 02blog):

Adesso, io ammetto subito di partire moooolto prevenuta sulle manifestazioni di piazza in generale, di qualunque sponda esse siano. Mi annoiano e mi irritano nel loro complesso, le trovo antiquate e inutili in un Paese in cui si vota e quindi si mettono in piedi dei governi che hanno appunto il compito di governare. Se quel governo non ti piace, la prossima volta torna a votare sperando che vinca una parte politica di tuo gradimento (che quindi si presume governi come piace a te), ma se poi non succede, non rompere le balle. Io la vedo così, tant'è vero che anche durante i due governi Prodi, da me aborriti, qualsiasi manifestazione di piazza organizzata dal centrodestra mi sembrava solo una gran perdita di tempo: ci sono state le elezioni, Prodi ha vinto, quindi governa lui e poche palle.
Quindi, dicevo, parto prevenuta, ma con una onesta prevenzione "bipartisan".

Detto questo, mi fa veramente girare le scatole questa storia che "la crisi loro non la pagano".
Ah no? E tu, scioperato che vai in giro a urlare slogan e fare casino, chi saresti per non dover pagare una crisi internazionale che colpisce praticamente qualsiasi paese, ceto e categoria? Ti andava bene il "sistema" (incluso quello bancario) finché funzionava come un orologio ben oliato, vero? Ti andava bene fare shopping, guidare la macchina, navigare in internet, smanettare col telefonino e fare tutte quelle altre belle cosine che il benessere complessivo non di una nazione, ma di svariate nazioni messe insieme, grazie proprio a quel "sistema", ti aveva concesso di goderti, vero?
Adesso però che le cose non funzionano, perché è ovvio che periodicamente non funzionino, perché sono sempre esistite le bolle speculative (che a un certo punto scoppiano) e le crisi economiche, anzi adesso che il mondo vive una crisi peggiore del solito e quindi l'unica cosa sensata sarebbe rimboccarsi le maniche e sopportare, lavorare, produrre, darsi da fare, tu no, povero piccino, tu la crisi non la vuoi pagare perché piove governo ladro, ed è solo colpa degli adulti che sono tanto brutti e cattivi. E tu non c'entri niente con tutto questo, tu vuoi vivere in un'isola felice dove quando le cose funzionano, ne trai (direttamente o indirettamente) gli ovvi vantaggi, quando invece non funzionano scrivi su uno striscione che deve pensarci qualcun altro.

Sei giovane? Non hai avuto voce in capitolo sui processi storici ed economici che ti hanno preceduto? E chi se ne frega, sempre di quei processi fai parte, volente o nolente. Quando finì la Seconda Guerra Mondiale, mio padre era poco più che diciottenne, quindi non aveva decisamente mosso un dito né per innescare la guerra, né tantomeno (andando a ritroso) per favorire l'ascesa del Duce, né nulla del genere, non aveva responsabilità per lo stato di fame e miseria in cui lui e i suoi amici e familiari si trovavano. Ma non mi risulta che la sua generazione si sia messa a piagnucolare come un gruppo di bambinetti frignoni dicendo che "loro il dopoguerra non lo pagavano". Hanno fatto sacrifici, hanno lavorato e hanno ricostruito, fine della storia.

Noi invece ci ritroviamo con sindacalisti e studenti che nei cortei, prima di chiarire cosa farebbero loro al posto dei decreti o delle leggi che disapprovano, si premurano di rendere noto che davanti a un problema comune non intendono muovere un dito, anzi vogliono praticamente esserne esentati.
Sì certo, e infatti i coccodrilli svolazzano, come diceva il padre di Pierino.

Il segreto di Pulcinella

Bene bene bene, ormai il silenzio stampa è caduto praticamente con tutte le persone che conosco... di conseguenza tanto vale fare outing pure qui, e sfruttare il blog per fornire aggiornamenti futuri cumulativi.
Insomma, in casa Swan c'è una bimba in arrivo, presumibilmente a metà aprile (altrimenti detto: sono alla ventiduesima settimana di gravidanza). L'atmosfera domestica oscilla fra l'incredulità e il timor panico, spero solo che i prossimi quattro mesi bastino a metterci in un ordine di idee un po' più normale... non dico idilliaco, ma se non altro sereno.

L'incredulità e il timor panico di cui sopra derivano sostanzialmente da due questioni... la prima è che, sebbene non siamo mai stati ossessionati dal desiderio di procreare, ormai il Ghigo ed io eravamo entrati nell'ordine di idee che la natura avesse deciso diversamente per noi, considerato quanto si è sempre impegnata per incasinare ben benino le mie ovaie, i miei ormoni, il mio ciclo, ecc. Insomma ci dicevamo: "Se un bimbo arriva, bene, se non arriva, pazienza, ma qui il tempo passa e sembra proprio che non arrivi."

E invece, di punto in bianco, eccolo qui (anzi, eccolA qui).

Dico "di punto in bianco" non a caso, perché l'iter di tutta la questione è stato abbastanza originale... e questo è il secondo motivo per cui siamo ancora un po' increduli. Vo' a raccontare, e voi sedetevi, che la storia è lunga.

Fine luglio: ciclo un po' in ritardo, il che nel mio caso non significa assolutamente nulla, visto che le famigerate ovaie micropolicistiche ci godono, a far tardare il ciclo più che possono, e ormai ci ho fatto l'abitudine. Però però, sentivo qualche strana inappetenza, un generale senso di malessere non meglio identificato, qualche leggerissima nausea occasionale... insomma abbastanza da farmi sorgere il dubbio. Sicché, passato quel minimo di tempo necessario a rendere i test affidabili, mi compro un bel test di gravidanza in farmacia (doppio!) e faccio le prove del caso.

Test 1: negativo.
Test 2: negativo.

"Va bè", mi dico, "è semplicemente il quadro ovarico generale che sta di nuovo dando i numeri, probabilmente a causa del superlavoro e dello stress dell'ultimo anno" (in questo calderone infatti possiamo infilarci: malattia + morte di mio padre, mole disumana di lavoro su più di un fronte, mancanza di sonno per diversi mesi consecutivi, forte coinvolgimento nei problemi familiari/depressivi di una cara amica, ecc ecc).
Ad ogni modo, per scrupolo vado dal medico, che sostanzialmente convalida la mia auto-diagnosi ma dice anche: "se proprio vogliamo essere sicuri che non ci sia di mezzo una gravidanza, ti prescrivo le analisi del sangue: quelle non sbagliano mai, mentre il test della farmacia a volte può anche non prenderci. Se in effetti le analisi del sangue confermano l'esito del test fatto in casa, ti restano due strade: o vai dal ginecologo, o dall'endocrinologo, ma in entrambi i casi fai un bello screening della situazione facendoti prescrivere degli esami specifici".

E così (primi di agosto), trotterello al laboratorio delle analisi e parte l'infallibile verifica.
Negativa.
Decido quindi di aspettare l'autunno per iniziare il giro dei medici, e nel frattempo sopporto quei leggeri malesseri che ogni tanto si fanno ancora sentire.

Nella seconda metà di agosto il Ghigo ed io ci concediamo pochi giorni di vacanza sul Lago di Garda, con la sola e categorica intenzione di cercare un po' di pace e silenzio, visto che dopo il superlavoro di luglio ci sentiamo entrambi ridotti a due stracci. Ricarichiamo un po' le pile e torniamo a casa abbastanza rilassati.

Nemmeno 24 ore dopo il ritorno, paf! Ciclo. "Olè, ci siamo", mi dico, "piano piano lo stress e la stanchezza mollano la presa e le cose si rimettono in carreggiata. Dài che forse arrivo dai vari specialisti senza essere proprio ridotta a uno strano caso da laboratorio!"

Invece no: dopo quel ciclo, passa qualche giorno "normale" e poi ri-paf! Un altro. E a distanza di pochi giorni, un altro ancora, condito da notevole mal di pancia.
"Okay: strano caso da laboratorio. Prima due mesi senza manco un vago accenno, adesso praticamente butto sangue come una fontana tre settimane su quattro".

Decido a malincuore di iniziare le consultazioni dagli specialisti, e di cominciare con la ginecologa: chiamo per prendere l'appuntamento e mi ritrovo con una bella lista d'attesa prima di me. Non solo, ma proprio i giorni in cui avrei potuto prendere l'appuntamento vanno ad accavallarsi con quelli in cui sarebbe venuta a trovarmi dal Canada "la mia fidanzata", alla quale avevo promesso un tour per diverse città italiane, e pure qualche giorno insieme in Germania. Insomma faccio due conti, e prendo l'appuntamento per lunedì 13 ottobre.

A metà settembre gli strani cicli a ripetizione si fermano: poi arriva la mia fidanzata e, di treno in treno, giriamo per Milano, Pisa, Firenze, Roma, Pompei, quindi veloce tappa di riposo a casa mia, poi prendiamo la macchina, il Ghigo si unisce a noi e tocchiamo Venezia, Innsbruck, Nechwenstain, Stoccarda e Monaco. Il tutto in dieci giorni, una vera maratona. A Monaco le nostre strade si dividono: la mia fidanzata prosegue il suo giro turistico dell'Europa, mentre il Ghigo ed io torniamo a casa.

Durante l'intero "tour", ogni sera mi schianto nel letto con addosso una stanchezza fuori dal mondo e non faccio che ripetermi: "Mai più andare in giro con una persona tanto più giovane di me (13 anni di differenza)... è un massacro, questa mi ammazza, non sono più in grado di tenere il passo, oddio la vecchiaia avanza", ecc ecc.

Venerdì 10 ottobre, ricevo una telefonata dalla segretaria della ginecologa, che mi chiede se posso anticipare al sabato l'appuntamento che avevo preso per il lunedì. Impegni per sabato non ne ho, quindi non faccio problemi e dico di sì.

E' così che, a mezza mattina dell'11 ottobre, me ne vo dalla dottoressa M.G., a cui racconto tutta la sfilza delle stranezze estive: "Bla bla, malessere generale, bla bla, ciclo in ritardo, bla bla, poi tre cicli di seguito, bla bla, casino bestiale, bla bla..."
Lei prende appunti, rimane un po' perplessa, e poi mi dice: "Va bè, senta, adesso intanto passiamo alla visita, e poi cerchiamo di capire come muoverci".

Nota: la dottoressa M.G. è una quarantaseienne di grande simpatia ed energia, di quelle senza tanti fronzoli né tante chiacchiere, praticamente un sergente maggiore: il mio genere di medico. Quindi, senza tanti complimenti, mi parcheggia sul lettino e parte con tutto l'ambaradàn, in particolare una bella ecografia per verificare se e quanto è peggiorato lo stato delle famose ovaie micropolicistiche. Io me ne sto lì, occhi al cielo, già rassegnata a sentirmi dire che tanto per cambiare c'è un bel pastrocchio, che delle ovaie incasinate quanto le mie sono una rarità, e tutto il resto del repertorio che ormai so a memoria.

"Mo vèh! Ma signora, per forza che non le viene il ciclo, lei è incinta di tredici settimane!"

O______O

Il mio hard disk interno inizia a sfrigolare. Dati incoerenti - deduzione illogica - impossibile - impossibile - impossibile...

Riguadagno un attimo di lucidità e istantaneamente mi rilasso, pensando che ovviamente c'è un errore. "Ma noooooo, guardi che si sbaglia, non è possibile... cioè, non è che mesi fa un vago dubbio non mi fosse venuto, ma poi le analisi del sangue negative, e i cicli mestruali a ripetizione... no no, c'è un errore, mi dia retta, c'è un errore."

Leggo nel suo sguardo il chiarissimo interrogativo Ma ci fai o ci sei?, e la guardo armeggiare ulteriormente con l'ecografo e pigiarmi il sensore sulla pancia da ogni verso.

"Dica un po' quello che vuole, ma questo qui è un bambino... guardi, guardi pure il monitor."

O_________O

"Un baaa... un ba-baaa... in che senso, un baaa..."

"Feto singolo, direi in perfetta salute, come le dicevo siamo a tredici settimane, e posso anche dirle che è femmina. Uuuh, guardi che carina, si muove!"

O__________O

Inizia a girarmi la testa e mi sembra di avere un'allucinazione. Non so con quale neurone cerebrale ancora attivo, sfodero il mio migliore aplomb e me ne esco con questa frase modello Ufficiale e gentiluomo:
"Do-dottoressa, lei avrà la co-cortesia di scusarmi s-se a questo pu-punto mi lascio p-prendere da una le-leggera crisi di n-nervi, v-vero?"

Qui per la prima volta vedo la dottoressa M.G. guardarmi con un velo di preoccupazione.
"Ma... non capisco, è contenta oppure no? C'è qualche problema? Oddio, non è che si sta separando da suo marito o qualcosa del genere?"
"Chi? Come? Io? No no no, ma quale separazione, per carità, è solo che sa... cioè... non capisco... il test di gravidanza, le analisi del sangue..."
"Evidentemente erano sbagliate. D'altra parte, con delle ovaie messe come le sue..."

Ecco, mi pareva che quelle bastarde non ne avessero combinata un'altra delle loro. Pure le analisi del sangue espressamente finalizzate alla verifica di gravidanza, sono riuscite a incasinare.

"Comunque adesso si rivesta pure, e poi esaminiamo il da farsi".
"Rivesto... sì... da farsi... ghhh..."

In qualche modo caracollo fino alla scrivania, e lì il mio cervello ha un altro lampo di funzionamento. "Scusi, ma io ho avuto tre cicli mestruali di fila fino a un mese fa! Come faccio a essere incinta di tredici settimane?!?"

"Ma quali cicli mestruali! Le sue erano minacce d'aborto, e pure molto serie!"
Mi tremano le gambe e mi siedo.
"Cioè io credevo che... e invece..."
"Guardi, se avessi saputo come stavano le cose, io avrei dovuto farla ricoverare per un mese e tenerla inchiodata a un letto. Pensi a quanto è stata fortunata! Si è risparmiata tre mesi di preoccupazioni e angosce, è andata tranquillamente avanti con la sua vita, e adesso la bambina è in ottima forma, cosa vuole di più?"
"Minacc... abort..."
"Per curiosità, ha fatto qualcosa di particolare negli ultimi tre mesi? Si è affaticata molto?"
"Ehm... chiusura di un festival, manovalanza a una fiera di fumetti, scarpinate varie su e giù per Italia e Germania..."
"Eh, però ha visto? Questa bambina si è aggrappata in tutti i modi e ha tenuto duro!"
"Ah non ne dubito... io non le ho certo facilitato il compito..."
"Comunque adesso lei se ne sta bella tranquilla e senza preoccupazioni, i primi tre mesi li ha superati e da adesso in poi è tutta discesa. Adesso le spiego cosa è necessario fare nelle prossime settimane, ci sono degli esami obbligatori e altri facoltativi, qui bisogna recuperare un po' di tempo perduto e muoversi di corsa..."

Esco dall'ambulatorio stordita, piena di appunti fogli e foglietti. Guido fino a casa come una specie di automa e cerco le parole per raccontare tutta la storia al Ghigo... ovviamente senza trovarle.

Rientro in casa, e trovo il Ghigo ancora spaparanzato nel letto nonostante sia quasi l'una (ma per lui è abbastanza normale fare uso del weekend per recuperare tutto il sonno che perde nei giorni feriali).
"Ciao, sono tornata."
"Ao..."
"Sarebbe ora di alzarsi..."
"Umf... 'desso arrivo..."

Dopo qualche minuto me lo vedo sbucare in salotto con quella bella faccia da pesce lesso del sabato mattina.
"Grnmf... com'è andata?"
"Eeeeehhh..."
"Molto casino?"
"Di più."
"Cioè? Che è successo?"
"Senti... siccome non so da dove cominciare per dirtelo, quasi quasi faccio prima a fartelo vedere..."
E gli schiaffo in mano le foto dell'ecografia.
Silenzio.
Occhi pallati.
E un solo commento:
"Ma dài...?"

Ecco. Tuttora, siamo praticamente fermi lì. "Ma dài...?"

Beh, proprio fermi lì del tutto no, perché nel frattempo sono passate molte settimane, intervallate da una pletora di controlli, test, esami e varie ed eventuali, ma arrotondando in maniera molto grossolana, la sensazione resta quella. Però abbiamo altri quattro mesi per mettere a fuoco, via.

Direi che per oggi basta, ma la prossima volta vi racconto il capitolo amniocentesi, dove la star della giornata è stata mia mamma con una serie di uscite da manuale. Un vero fenomeno.

martedì, dicembre 09, 2008

Dentro una rosa

Sempre più brava e sempre meno applaudita, 'sta donna...

domenica, dicembre 07, 2008

Premio Scerbanenco 2008 a Paola Barbato

Grande Paola! Congratulazioni! ^___^

Dal sito ufficiale del Courmayer Noir Festival:

Mani nude di Paola Barbato, edito da Rizzoli, ha vinto il Premio Giorgio Scerbanenco 2008.
La Giuria Letteraria composta da Nico Orengo (Presidente), Valerio Calzolaio, Loredana Lipperini, Carlo Oliva, Gianfranco Orsi, Sergio Pent, Cecilia Scerbanenco, Sebastiano Triulzi, John Vignola e Lia Volpatti, ha motivato il Premio col seguente giudizio:

“Il romanzo traccia a tinte forti una realtà oscura e alternativa fatta di violenze sotterranee e destini emarginati ed è caratterizzato da una scrittura cupa e claustrofobica che preme sulla pagina come una cappa di piombo dalla quale i personaggi non riescono ad emergere. Ma nel suo delirante parossismo il romanzo delinea le coordinate di un mondo in cui la quotidianità diventa il miraggio a cui i protagonisti neanche provano ad aspirare dal basso del loro delirio di violenza”.

martedì, dicembre 02, 2008

Soldi pubblici buttati a mare

L'ho sentito chiamare "Progetto Strategico", "Piano per la città", "Forum per lo sviluppo urbano" e in mille altri modi. Non ho idea se porterà mai a qualcosa di vagamente decente o utile, ma fino ad ora, per quello che si può desumere dal sito ufficiale, è difficile trovare altrove un così alto tasso di stronzate ed aria fritta radical-chic, tutte insieme.

lunedì, dicembre 01, 2008

Tre link nuovi

Ultimamente ho aggiunto tre link qui nella colonna di destra, sezione Blog.

Cuore di China è il blog di Marco M. Lupoi, supremo editor della Panini Comics, nonché uno dei blogger "reclutati" dal Sole 24 Ore per il progetto Nova100. Il blog di Marco mi piace perché mescola storie di vita vissuta e riflessioni personali con recensioni di libri / film / fumetti e commenti di varia attualità. Non condivido ogni riga che Marco scrive, però intanto mi godo la sua scrittura, chiara e scorrevole, e imparo cose nuove.

Barbablog è il blog di Daria Bignardi, che secondo me resta una delle voci giornalistiche e televisive più acute e precise del nostro tempo. E poi, di una che ha saputo togliersi dal carrozzone del Grande Fratello al momento giusto, senza lasciarsene inglobare pur essendo stata lei a lanciarlo, non si può dire che non sia persona in gamba.

Infine, DIS.AMB.IG.UANDO è il blog di Giovanna Cosenza, docente e ricercatrice presso l'Università di Bologna proprio in quell'Istituto di Scienze della Comunicazione che io ho abbandonato undici anni fa, prima ancora di imparare a frequentarlo sul serio. Nostalgie giovanili a parte, credo che la prof.ssa Cosenza sia una docente come poche se ne trovano, e il suo blog è sempre, dico sempre, ricco di spunti e riflessioni interessantissime, scritte con il raro dono della sintesi e della chiarezza.

Il tutto per la serie "nuova politica dei blog linkati": che ci siano blog interessanti da cui si impara qualcosa, e non solo blog di aggiornamenti reciproci tra amici.

X-goduria

Settimana nuova, lavori in corso nuovi. E stavolta la soddisfazione è notevole. :-)

domenica, novembre 30, 2008

Perle televisive

Il lungo periodo di reclusione domestica a cui sono costretta, causa influenza che non passa mai, ha avuto fra le sue conseguenze un discreto ingurgitamento di televisione. Non solo DVD, ma anche programmi vari su canali vari: alcuni talk-show tipo Matrix, diverse serie televisive americane, le sempreverdi Invasioni barbariche, e - lo confesso a capo chino - perfino qualche telefilm all'italiana.

Due le battute che mi sono rimaste impresse.

Numero 1, dallo sceneggiato Amiche mie. La vamp della situazione, alle amiche che le chiedono cosa le sia venuto in mente di andare a letto con il tal Tizio, risponde:
"Vabbè, ho fatto prima a dargliela che a spiegargli perché non gliela volevo dare!"
Ineccepibile. ^___^ Solo Elena Sofia Ricci può recitare una cosa simile con una faccia di bronzo sufficientemente credibile!

Numero 2, qualche settimana fa su Otto e mezzo. Lilli Gruber chiede a Giovanna Melandri:
"Ma secondo lei, che cos'ha Barack Obama che manca a Walter Veltroni?"
Già la domanda era fin troppo infelice. E la Melandri cosa risponde? Fa una risatina e dice:
"Beh, guardi, su questo argomento ci potremmo anche fare un'intera puntata!"

venerdì, novembre 28, 2008

Mai successo prima (ovvero, la mamma è sempre la mamma)

Ieri, causa quantitativi mal calcolati, mi ritrovo in casa un sostanzioso avanzo di frittata con cipolle e zucchine e decido di portarlo a mia mamma, visto che io di 'sta frittata ne ho già mangiata anche troppa.
Quindi arrivo a casa sua e le dico: "Ammetto che è ridicolo che sia IO a portare delle cibarie a TE, però mi è avanzata questa mezza frittata, se può farti comodo... altrimenti, male che vada la butterai nel pastone dei polli!"
Lei, ridacchiando: "Va bene, la tengo per domani a pranzo, ora mettiamola in dispensa al fresco".

Oggi dopo pranzo mi chiama per una serie di piccoli aggiornamenti su alcune cose, poi mi chiede a bruciapelo e pure con tono un po' sospettoso:
"Ma quella frittata che mi hai portato ieri, chi l'ha fatta?"
"Eh... io."
"Sicura?"
"Ma certo che sono sicura!"
"Era buoniiiissimaaaaa! Cottura, proporzioni, sale, era assolutamente perfetta!"
"Ah... er... davvero? G-grazie, anche a me era piaciuta ma alla fine era una banale frittata..."
"Ma nnnoooooo, era così buooonaaaa! Credevo che l'avesse fatta Gianluca!"
"No mamma, l'ho fatta IO..."
"Ooooh, ma guarda un po', NON L'AVREI MAI DETTO!"

Eh. Son soddisfazioni...

sabato, novembre 22, 2008

Il trionfo del nastro americano

Serata di quasi-burrasca, ieri: buio pesto e un vento dell'altro mondo. Tanto che, durante la cena, il Ghigo ed io sentiamo distintamente un gran fracasso arrivare dal terrazzo.
"Alè", dico io, "è venuto di nuovo giù lo sportello della caldaia".
Tiriamo su la tapparella, ci avventuriamo sul terrazzo, e infatti la caldaia è scoperchiata, senza il suo sportello.

Ma lo sportello dov'è?
Non è sul terrazzo.
Non è giù di sotto, o almeno da qui non lo vediamo, coi terrazzi dei piani sottostanti che limitano la visuale.
Non è sul tetto della casa vicina (che è un po' più basso del nostro terrazzo), o almeno con quel buio non si vede.

Il Ghigo si arma di giaccone ed esce alla ricerca. Cinque minuti dopo, torna con lo sportello sottobraccio.
"L'hai trovato! Era qui di sotto?"
"Era in mezzo alla strada".
Quindi lo sportello è volato via dal nostro terrazzo, è passato sopra il tetto dei vicini, se lo è percorso tutto filato, ed infine è piombato giù in strada.
Non abbiamo potuto non ringraziare tutti i santi per il fatto che evidentemente in quel momento non passava nessuno. Lo sportello non è pesantissimo, ma è pur sempre fatto di lamiera che, se arriva di spigolo addosso a una macchina, un pedone o un tizio in bicicletta, può accoppare il povero malcapitato.
Già mi vedevo in galera per omicidio preterintenzionale o qualcosa del genere... già mi vedevo confessare che sì, lo sportello si era già staccato, in passato.

Stasera, al mio ritorno da un impegno fuori città, il Ghigo mi dice: "Ah, oggi ho dato una sistemata allo sportello della caldaia, adesso non si muove più".
Io: "Viti e bulloni?"
Lui: "Nastro americano".

Esteticamente non sarà il massimo della vita, ma non c'è dubbio sul fatto che TIENE. Diciamo pure che non si muove nemmeno a forzarlo con un piede di porco.
Evidentemente il Ghigo ha deciso di non voler più rischiare che ci scappi il morto (poi se finiamo in galera, chi le bada le micie?) e ci è andato giù pesante. Tanto di cappello.
Però, la prossima volta che dobbiamo dare un ritocco alla pressione dell'acqua nell'impianto dei termosifoni, voglio proprio vedere come facciamo...

giovedì, novembre 20, 2008

London calling

Obiettivo generale: vacanzina londinese pre-natalizia.

Obiettivi specifici:

1. Maria Friedman in "Re-Arranged", ai Trafalgar Studios. L'abbiamo già vista alla Menier Chocolate Factory e siamo usciti entusiasti. Un bis ci vuole proprio. Un'oretta e mezza senza interruzioni di cabaret come sa farlo lei, tra musica, recitazione e improvvisazione. Sta in scena solo dal 4 dicembre al 4 gennaio, chi è interessato approfitti finché può...

2. "Avenue Q". Questo non ha bisogno di presentazioni, ma visto che a fine marzo chiude, un'ultima occhiata gliela darei...

3. "Sunset Boulevard" al Comedy Theatre, perché sono ANNI che dispero di poter vedere questo musical, poco rappresentato per via degli alti costi di produzione... e invece adesso le produzioni di Sunset sbucano come funghi: ma questa è la più vicina e la più comprensibile, essendo in lingua originale (l'alternativa in questo periodo è il tour olandese).

4. "Piaf" al Vaudeville Theatre, perché non ho mai sentito Elena Rogers dal vivo e perché gli one-woman.show di solito mi piacciono molto.

5. "La Cage Aux Folles" al Playhouse Theatre, perché non l'ho mai visto e perché questa produzione vanta recensioni superbe.

6. "Chicago" al Cambridge Theatre: non ho idea di chi ci sarà nel cast ma tornerei a vederlo anche se fosse interpretato da Nonna Abelarda, visto che sarà l'ultimo per qualche tempo, ed è l'unico della mia "triade del cuore" (Cats, Follies, Chicago) ad essere attualmente in scena.

Eh, poi lo so che c'è tanta altra roba, lo so... adesso vediamo quanti giorni possiamo rimanere da quelle parti, va bene?

mercoledì, novembre 19, 2008

Lavori in corso

Questo, ringraziando tutti i santi, ormai è andato...




















...mentre salutiamo con immensa gioia il ritorno di Zatch! ^___^

Tutti cuggggini

Al fatto che giornali, telegiornali e talk-show campino su notizie di cronaca più o meno nera, più o meno morbosa, non ci faccio nemmeno più caso.
Mi stupisce però la tendenza (recente? forse no, però io l'ho notata da poco) a chiamare i protagonisti di certe vicende troppo spesso per nome, manco fossimo tutti loro amici o parenti. Beppino, Eluana, Amanda, Meredith, Olindo, Rosa...

Quando poi non si arriva al soprannome: "Elu", "Metz"...
Ma chi è, tua cuggggina?!?

Immagino che la molla psicologica, sotto sotto, sia simile a quella che conduce certi fan a fare la stessa cosa con i personaggi dello spettacolo per cui stravedono. "Gigi è stupendo", "Raffaella è sempre sulla cresta dell'onda", "Billy è tanto sensibile"... e certo, perché sono amici tuoi, li conosci di persona, ci esci a mangiare la pizza.

"Conosco (o faccio finta di conoscere) persona famosa, ergo sono un po' famoso anche io".
Che poi la persona famosa sia un cantante o un omicida (o la vittima di un omicida), è cosa marginale.

Tornare a chiamare la gente con nome e cognome no, eh?
Figuriamoci, troppa fatica.

domenica, novembre 09, 2008

The Cats Will Know















The Cats Will Know

di Cesare Pavese

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di Primavera.

sabato, novembre 08, 2008

Ops, sorry

Mica bello, segnalare in un post che si ha a che fare con una cosa grossa e che si è un tantinello tesi, e poi non dire più niente in merito. Ehm, ehm.
Okay, per ora è andata, diciamo che sono sopravvissuta. Il resto, lo saprò in tempi non troppo biblici. Prima o poi vi aggiorno sul serio, per ora la scaramanzia vuole la sua parte.

domenica, novembre 02, 2008

Fingers crossed

Domani giornata importante.
Speriamo che tutto vada bene, speriamo speriamo speriamo.
Senti, tu, parlo con te: se per caso stai ancora razzolando da queste parti, tienimi d'occhio e metti una buona parola.
Ci conto, eh?

sabato, novembre 01, 2008

Sto invecchiando

"Sto invecchiando" è la frase di rito che tira fuori la mia amica Monica quando vuole lamentarsi di qualcosa e ridere di se stessa dicendo che un tempo era più tollerante, meno irritabile, più "vivi e lascia vivere".
Se dunque lo scorrere del tempo è causa di irrigidimento e intolleranza, allora ultimamente anche io sono mostruosamente invecchiata, e ci sono svariate cose / persone / situazioni che non sopporto più.
Nell'ordine...

Mi hanno stufato i "protestatori", di ogni genere: sindacati, politici, associazioni, occupanti, rompipalle vari che per qualsiasi cosa non trovano di meglio da fare che fischiare, battere mani e piedi, urlare slogan, insomma un gran casino. Questo governo non sarà il massimo della vita, ma in puri termini di comunicazione, al confronto di 'sta gente sta facendo un figurone (nonostante la suddetta gente abbia un sacco di spazio sui mass media).

Mi hanno stufato i "partigiani", quelli che invece di affrontare gli argomenti con uno straccio di raziocinio, modellano le loro opinioni sulla base di preconcetti culturali e politici. In questo calderone ci stanno i vari Santoro, Fede, Feltri, Travaglio, insomma tutti quelli che vedono il mondo in bianco e nero, e hanno pure il coraggio di farlo con quell'aria da puzzetta sotto il naso che nemmeno vivessero nelle fogne di Bucarest.

Mi ha stufato la categoria dei parenti acquisiti, non dico i miei (pochissimi) che se ne stanno fin troppo nel loro, ma la categoria in generale, che ultimamente nel mio giro di amicizie e conoscenze ha pretese da far rizzare i capelli in testa. Certe volte una ha già le sue difficoltà a relazionarsi con il marito, figuriamoci con la di lui madre, sorella, cugina e quant'altro. Un parente acquisito, se non è comunque una persona piacevole per carattere, modi, interessi o altro, per quel che mi riguarda vale meno del due di coppe quando comanda bastoni.

Mi hanno stufato i blogger più o meno famosi (scrittori, sceneggiatori, artisti, disegnatori, compositori...) che invece di usare i loro blog per parlare del loro lavoro, li usano per giustificare il loro lavoro quando non riscuote gli sperati consensi da parte di pubblico e/o critica, e soprattutto cercano di farlo con tale casuale nonchalance da risultare automaticamente ridicoli e semplicemente incapaci di accettare le regole del gioco.

Mi ha stufato la frequente mancanza di chiarezza di ministri, banchieri ed economisti sulle conseguenze della crisi finanziaria per quel che riguarda i piccoli risparmiatori: non ho niente da eccepire sulle misure straordinarie che sono state adottate, ma secondo me le idee chiare sul destino (non necessariamente catastrofico, sia chiaro) dei propri risparmi non le hanno in molti.

Ma più di tutto mi hanno immensamente stufato Papa, cardinali, vescovi, CEI, e tutto quel serraglio lì, quando parlano e straparlano di questioni sempre più complicate e delicate come accanimento terapeutico, terapia del dolore, eutanasia et similia. Argomenti dalle centomila sfumature, ma loro no, quando mai ammettere che c'è caso e caso, sempre dritti come una lancia, sempre difendere la vita ad ogni costo e la divina (e solo divina) patria potestà sulla suddetta vita. Quando uno di loro si ammalerà di qualche roba grave e finirà in un letto d'ospedale a gridare per il dolore, sarà interessante vedere se davvero saprà resistere senza invocare di farla finita. Per carità, so di gente che ne è stata in grado, gente che ha resistito e non ha mollato neanche per un attimo; ma pretendere che tutti debbano condividere un tale spirito di sacrificio e una tale fedeltà a un ideale che non condividono... insomma, perché?!

lunedì, ottobre 27, 2008

Sentivo giusto la mancanza

Mi sono imbattuta in questo trafiletto su un quotidiano online:

Irruzione alla borsa di Francoforte
Un blitz che ha sorpreso tutti, anche gli uomini della sicurezza, attentissimi di solito ad impedire l'ingresso ai non addetti ai lavori. Alla borsa di Francoforte sono arrivati gli attivisti del movimento anti-establishment per denunciare il tracollo dei mercati finanziari.

Ah, complimenti. Meno male che c'erano loro a "denunciare", se no il tracollo dei mercati mica lo notava nessuno.

martedì, ottobre 14, 2008

Eventi di portata storica

Fugaci momenti di gloria nel fare l'adattamento dei dialoghi di una serie a cartoni animati di stampo romantico/umoristico, caratterizzata da una vaaaghiiissiiimaaa tendenza ad allungare il brodo...

ALLELUJA SI SONO BACIATIIIIIIIIIII!!!

Dopo appena diciotto puntate, dico DICIOTTO, i due bradipi protagonisti sono riusciti a scambiarsi il loro primo bacio!!! Gaudio e giubilo nei cieli e sulla terra, NON SE NE POTEVA PIU'!!!

Adesso hanno altre sei puntate per mandare tutto a puttane, ricominciare da capo il corteggiamento e, se gli dèi sono propizi, rimettersi insieme (magari prima che ripassi la cometa di Halley). Per il mondo c'è ancora speranza.

domenica, ottobre 12, 2008

Oddio che weekend...

Venerdì sera cinema, FINALMENTE per vedere Mamma Mia!, che rivedrei cento volte anche subito, e questo non è un evento di chissà quale rilevanza, ma per una stakanovista di clausura come me, non è nemmeno una cosa da scartare.

Ieri ho fatto la scoperta più inaspettata e sconvolgente che l'intero pianeta potesse riservarmi, e no, non scrivo di cosa si tratta perché ancora ci sono alcune cose da chiarire, ma la data dell'11 ottobre è di quelle da segnare sul calendario.

Oggi infine ho ritrovato la voglia di mettermi a lavorare su una cosa che ultimamente proprio non mi ispirava nemmeno da lontano, ma soprattutto ho passato tutta la giornata in un'alternanza di stato catatonico ed euforico che spero non duri troppo a lungo, se no vado in manicomio.

Mi rendo conto che è un post criptico, perdonatemi, ma mi tocca scriverlo così. Più avanti ne verrò a capo meglio.

venerdì, settembre 19, 2008

Tele2, se sei in ascolto...

...il motivo per cui intendo disdire il contratto con te è che ne ho i coglioni pieni dei tuoi centralinisti che mi telefonano per chiedermi se voglio disdire il canone, attivare la preselezione automatica, informarmi sulle nuove offerte, e altra roba varia.

Sì, avevo fatto un contratto con te perché lo trovavo vantaggioso.
Sì, lo disdirò entro la fine dell'anno perché mi hai rotto le palle.
E perché il mio tempo ha un valore economico non indifferente, quindi tutti i minuti che PERDO rispondendo alle tue telefonate, vanno automaticamente ad azzerare (se non peggio) il vantaggio che il tuo contratto mi procurava.

Quindi stammi fuori dalle palle.

E' abbastanza chiaro, o devo ripeterlo ad altri ventimila centralinisti?

giovedì, settembre 11, 2008

A testa china sul PC

Tanto per farvi capire che i periodi di latitanza da questo blog hanno praticamente sempre ragioni lavorative, ecco una minicarrellata.

Lavoretti passati (Happy Lucky Bikkuriman)...



...presenti (Lovely Complex)...



[NOTA: in rete non c'è la sigla di Lovely Complex, che è deliziosa. Ho trovato solo i soliti, patetici mischioni di immagini e sottofondi musicali.]

...e futuri (nuove puntate di Zatch Bell).

giovedì, agosto 21, 2008

Recensione libro: "Mani nude"

Tanto per andare dritti al punto: bello bello.
Già Paola Barbato scrive in un modo che a me piace, già mi ero goduta il primo romanzo Bilico, già ho letto sue storie di Dylan Dog niente male, ma con questo Mani nude mi ha proprio colpita.
C'è un contesto (gli incontri clandestini e le organizzazioni criminali che li gestiscono) e ci sono dei personaggi, inseriti in questo contesto a seconda dei ruoli che ricoprono. Anzi, molti di loro (quasi tutti) si identificano talmente tanto con il proprio ruolo che non hanno più nemmeno un nome bensì un soprannome, insomma un nome in codice che contribuisce a spolverare via la loro identità precedente in favore di quella nuova.
Però. Però, poi, quella benedetta identità non scompare mai del tutto e insiste a fare capolino, perché quello non vuole sentire parolacce, quell'altro vuole fare l'amicone a tutti i costi, quell'altro ancora è geloso di qualcuno in relazione a qualcun altro, e ce ne fosse uno, dico uno, che risulti un pochettino stereotipato, uno zinzinino macchietta, una mollichina tagliato col coltello. No, macché. Talmente veri da fare impressione, perché le botte da orbi e gli snuff movies dai cattivi da operetta te li aspetti, ma da persone vere te li aspetti di meno (anche se sai che ne esistono, di persone vere che in 'ste cose ci sguazzano).
Ti aspetti anche meno gli eventi, man mano che accadono. Mezzo libro a farti credere che ormai il giochino l'hai capito e l'andazzo sarà più o meno in un certo modo, poi l'altro mezzo a scombinarti le carte in continuazione, a prenderti per mano (no, meglio: a trascinarti per un polso) e a costringerti a riorganizzare tutto il tuo riassunto mentale, pagina dopo pagina. E sei talmente presa da questo lavoro di interpretazione e re-interpretazione, sei talmente intenta alla lettura, che arrivi a un certo punto in cui leggi, su una pagina bianca, una sola parola: "Due".
Ti chiedi: oh questa poi, ma fino ad ora non avevo mai cambiato capitolo?
E no, che non l'avevi cambiato, ti eri sorbita tipo 300 pagine senza nemmeno accorgerti che erano appunto tutte in fila, senza sosta.
Da lì, altro tour de force di lettura, le cose sembrano cambiare, poi rimanere uguali per un po', ma lasciandoti ben capire che qualcosa deve succedere, che una vera soluzione non può esserci, che 'sti personaggi ancora non hanno dato tutto quello che potevano, che perfino le comparse meno presenti un ruolo importante ce l'hanno (la ragazzina?! pure la ragazzina adesso! e però il cane no, eh? no, Paola ti prego, tutto quello che vuoi ma il cane nooo!), che il bello deve ancora arrivare.
Altra pagina bianca: "Dieci".
Come, dieci? Uno, due, e dieci? Eh. proprio così.
Andiamo pure avanti con il dieci, allora, la parte in fondo meno interessante, perché 'sta menata dei combattimenti quasi speravo di essermela lasciata alle spalle, erano i personaggi e le loro motivazioni più o meno inaspettate a interessarmi, di scontri ne erano già stati descritti diversi, e di ossa rotte, milze spappolate e occhi cavati dalle orbite avevo già fatto il pieno. Ma va bene, andiamo avanti, arriviamo in fondo, che sarà mai qualche cadavere in più o in meno, adesso voglio proprio sapere cosa faranno e perché lo faranno.
Scoprirlo è affare di un Minuto, tanto per fare un patetico giochino di parole. Anzi, un minuto e due pagine. La cosa sbagliata fatta dalla persona sbagliata chiude tutto quanto, bàm, sei a pagina 430 e il meglio che riesci a fare è ridere sonoramente di te stessa fino alle lacrime perché ti sei lasciata fregare (come peraltro era successo, a suo tempo, a pagina 142 di Bilico), sorprendere, stupire. E lo stupore, quando leggi un libro, è un regalo che ti viene elargito sempre più raramente. Quei regali che custodisci con affetto ma al tempo stesso non vedi l'ora di condividere.
Inizio già a pensare a chi regalarlo, quest'attimo di stupore "allegato" a Mani nude, e pregusto la sua, di risata.

lunedì, agosto 11, 2008

Ottobre?!?

No, un attimo... fatemi capire...
Tutto il mondo ha visto questo film già dal mese scorso, e in Italia dobbiamo aspettare il 3 ottobre?!?
Signùr...

venerdì, agosto 08, 2008

Dentisti, dottori e politica

Oggi il Ghigo mi raccontava di un suo conoscente che fa il dentista e abita in un paesottolo minuscolo della pianura padana, fra canali, nebbia e zanzare. Il paesottolo conta una quantità miserrima di abitanti, talmente miserrima che questo tizio non è UN dentista, ma IL dentista del paese. Oltre che dentista, è anche IL medico di base, insomma quello della mutua, e per qualche anno ha svolto pure la mansione di assessore a non so cosa.

E raccontava: "Mi avrebbero anche chiesto di fare il sindaco ma onestamente non è possibile, è un incarico troppo gravoso e se lo accettassi, poi non riuscirei più a fare il medico come si deve".

C'è di che riflettere, per diversa gente...

Iniziamo pure a sbavare

La colonna sonora mi pare abbastanza repellente, ma per il resto... minkia.
Mi rimane il solito dubbio: per buona che sia la sceneggiatura, col capitolo IX come la mettiamo?

Tremonti qualche buona idea ce l'ha

Ho parlato pochissime volte di politica in questo blog, perché non è uno dei miei interessi principali. Anzi, per dirla tutta, io sono di un tale relativismo in questo ambito, che farei solo molta confusione. In teoria sarei tendenzialmente di centro-destra, ma poi in pratica condivido molte "battaglie sociali" che, non so per quale distorta visione manichea delle cose, appartengono a ben altri schieramenti politici (ad esempio, se dipendesse da me, legalizzerei i matrimoni gay anche adesso).

Sono comunque a favore del libero mercato e della libera impresa, sicché guardo con interesse a qualsiasi cosa vada nella direzione di semplificare le regole e responsabilizzare i diretti interessati (anche quando nella pratica questo pensiero mi si ritorce contro), e sono anche a favore di una situazione politica chiara e stabile, dove la maggioranza governa, l'opposizione fa l'opposizione, e i mini-micro-partitini spariscono dalla faccia della terra (sicché, da questo specifico punto di vista, le ultime elezioni per me sono state un godimento atomico).

Ad ogni modo, sia chiaro, NON condivido ogni passo dell'attuale governo: però un paio di "nod nod" mi sono scappati, leggendo l'articolo di Reuters che riassume le linee guida della finanziaria appena approvata. Per l'esattezza, è questa parte che mi piace davvero tanto:

ENTI LOCALI: CAMBIA PATTO STABILITÀ INTERNO, STOP DERIVATI
Dal nuovo patto di stabilità interno con gli enti locali arrivano risparmi da circa 3 miliardi nel 2009, 9 nel 2011. Previste sanzioni per chi sfora nei saldi e premi per gli enti virtuosi. Taglio del 30% sugli stipendi dei sindaci che non rispettano il patto. Stop per almeno un anno all'utilizzo di derivati da parte degli enti locali e alle emissioni bullet con rimborso di capitale e interessi alla scadenza.

Non sono i tagli agli enti locali che mi mandano in brodo di giuggiole, anche perché non ho gli strumenti per capire se siano effettivamente una buona idea oppure no. Ma il resto mi piace davvero.

- Sei un ente locale sprecone, il cui bilancio a fine anno dimostra incompetenza? SANZIONE.
- Sei un ente locale ben amministrato? PREMIO.
- Sei un sindaco incapace, che ha messo insieme una giunta inadeguata all'amministrazione del tuo Comune? SANZIONE CHE PESCA DIRETTAMENTE DALLE TUE TASCHE.
- Sei un sindaco (o un assessore, o una giunta) e vorresti fare i giochini in borsa e investire in warrant e derivati, ovvero in strumenti finanziari rischiosi e complicati anche per chi di mestiere lavora negli uffici titoli delle banche? NON CI PENSARE NEMMENO.

Poi, per carità: 'sta finanziaria non è tutta rose e fiori. E dentro 'sto governo ci sono certi personaggi che... roba da commedia napoletana (o meneghina). Ma l'idea che i responsabili della cosa pubblica (sì, insomma, quella che dal momento che è di tutti, è come se non fosse di nessuno) siano veramente responsabili, e costretti a PAGARE se fanno delle stronzate, che ci posso fare, è il genere di cosa che mi dà gusto.

Che fate sabato sera?

Se passate da queste parti e vi va di sbafarvi una cena, ascoltare musica e fare due chiacchiere, io sono qui (Bagno 47/48, ristorante "Il basilico", Rimini).

giovedì, agosto 07, 2008

Brutto segno



Umpf. Quando mi viene la tentazione di rileggere questo (superbo) libro, significa che sto rientrando in una delle mie fasi nichiliste. Speriamo che passi presto.

sabato, agosto 02, 2008

Bello senz'anima

Che posso farci? Non mi ha entusiasmata.

I comprimari, sì. Inutile tessere le lodi di Heath Ledger, lo hanno già (giustamente) fatto tutti. Inutile puntualizzare quanto sono bravi Michale Caine e Morgan Freeman, niente di nuovo sotto il sole. Inutile anche sospirare di sollievo all'idea che Maggie Gyllenhaal abbia sostituito lei, lì, come si chiama, non mi ricordo, quella morettina insipida dell'altro film.

Però, però... quanta carne al fuoco, tanta, troppa. E la genesi di Due Facce, e il Joker che stesse mai fermo e zitto un minuto, e uno sbarello di mafiosi che la metà bastavano, e i poliziotti corrotti, e il contabile che scopre l'identità di Batman per caso, e la famiglia di Jim Gordon in pericolo... e in tutto questo, Batman nemmeno ho capito dov'era e se c'era.

Bello il costume, per carità, e bella Gotham, belle le vetrate, le strade, le luci. Tante belle cose, ma del film, più che "carino" non riesco a dire.

La classe non è acqua

Stavo archiviando un tot di vecchissima posta elettronica e ho ripescato una mail di cui quasi non mi ricordavo più.

Quasi.

Diverso tempo fa, capitò che un mio collega avesse inviato a un certo numero di editori una proposta pubblicitaria, che in soldoni diceva: "se vuoi ci sono degli spazi pubblicitari disponibili sulla nostra rivista, costano così e cosà, speriamo che l'offerta ti interessi".

Come sempre, alcuni dicono di sì, altri dicono di no. Tutto normale.

Un bel po' di mesi dopo, succede che sulla rivista venga pubblicata una recensione negativa su un fumetto pubblicato da uno degli editori che avevano risposto di no. Anche questo è normale, le recensioni negative sono sempre esistite, e prima o poi toccano un po' a tutti.

Il numero esce, e dopo un po' mi arriva una mail dall'editore in questione, che chiede: "Questo è ciò che otteniamo per non aver acquistato spazi pubblicitari?"

Bella, l'editoria a fumetti (e non sto parlando solo di quella italiana).
A volte, basta che uno stia seduto su una poltrona un po' più grande delle altre, e si sente in dovere di mostrare al mondo quanto è figo, cinico e spavaldo.

Oppure - punti di vista - quanto è un completo cazzone.

martedì, luglio 29, 2008

Cassandra once more

Piccola/grande soddisfazione.

Da tanto tempo ormai non sono altro che una lurker nel forum di Cats, che resta però un piccolo covo di mattacchioni ai quali sono molto affezionata. Proprio per via del fatto che non sono più un membro granché attivo della community, lo scorso gennaio mi ero volontariamente ritirata dal "Forum Casting", un gioco nel quale i membri del forum stilano un cast virtuale dello spettacolo abbinando altri membri del forum ai personaggi. Ovviamente, non conoscendoci di persona (quasi nessuno), per decidere gli abbinamenti ci si basa su quanto, a parere di ciascuno, la tal persona è affine al tal personaggio in termini di carattere, personalità, atteggiamenti, eccetera. Niente che abbia a che fare con l'aspetto fisico, insomma.

Nelle tante edizioni del Forum Casting a cui avevo partecipato, ho quasi sempre concorso per il ruolo di Cassandra, la gatta abissina, per il quale dovevo sempre competere con un'altra pretendente (SadieCass). A volte ho vinto io, a volte ha vinto lei... e si è comunque sempre trattato di una competizione molto sportiva, nella quale l'una votava per l'altra ed anche la "campagna elettorale" era condotta in termini molto scherzosi e affettuosi.

Poi, un po' alla volta, Sadie si è eclissata, mentre io ho continuato ad essere partecipe del Forum, e questo ha quasi automaticamente comportato che il ruolo di Cassandra fosse mio ad ogni edizione del Forum Casting. Da un lato l'assenza di Sadie rendeva il gioco molto meno avvincente, dall'altro mi faceva comunque piacere che gli altri partecipanti motivassero il loro voto nei miei confronti, e quindi che non fosse solo un'abitudine.

Lo scorso gennaio, come dicevo, mi sono tirata indietro spiegando a tutti che, vista la mia partecipazione quasi nulla al Forum stesso, era meglio che i nuovi membri più attivi si giocassero anche quel ruolo. E così è andata: quella del Forum Casting era una fase della mia vita che consideravo conclusa, un gioco che aveva fatto il suo tempo.

E ieri, che cosa scopro? Che si è tenuta l'edizione estiva del casting (edizione che io manco ho notato col binocolo, perché durante tutto il periodo di Cartoon Club ho lavorato sedici ore al giorno o anche più, senza certo avere il tempo di girare per forum)... e il ruolo di Cassandra è nuovamente mio! Insomma, non avendo io detto nulla al riguardo, gli altri non hanno dato per scontato che il mio ritiro di gennaio valesse anche per luglio, e mi hanno votata.

E' una sciocchezza, è un gioco, è una cosa di cui sorridere. Ma non riesco a non pensare con tenerezza a quella banda di mattacchioni che ancora si ricordano di me, e abbinano la mia personalità a quella di Cassandra scrivendo anche cose tipo "Swan will always be Cassandra to me". Gh. Sono quasi un po' commossa. ^__^

Edit: eccola, Cassandra, in un dipinto di Michaela Oloffson, con il volto un po' beffardo di Tiffany Graves che ha interpretato il suddetto personaggio nel Final London Cast.

domenica, luglio 27, 2008

Senza bisogno di scuse

Per caso sto bloggando troppo?
Va beh... è che dopo tanto tempo di astinenza, adesso me ne vengono in mente diverse. Questa non è particolarmente originale, ma si merita una citazione.

Ieri l'altro.
"Allora, domani a pranzo?"
"Domani a pranzo. L'unica cosa è che non so a che ora riesco ad arrivare, perché alle 12 devo andare dal medico, e spesso e volentieri c'è fila, quindi potrei fare un po' tardi."
"Senti, tu dammi un colpo di telefono quando hai un'idea di come sei messa e poi vediamo, al massimo mi raggiungi quando puoi, io nel frattempo do comunque da mangiare alla bambina... insomma fammi sapere, l'orario non è un problema."
"Andata. Allora ci vediamo domani."

Ieri, ore 9:45 circa.
"Pronto?"
"Buongiorno..."
"Hòla! Buongiorno a te!"
"Che fai di bello?"
"Solite cose... lavorini vari, poi più tardi devo andare dal dottore. Perché?"
"No, niente, cioè, volevo chiederti se oggi ti andava di pranzare da me, avrei bisogno un po' di sostegno psicologico..."
"Il tempo di finire col dottore e vengo da te."
"Sicura? Non ti incasino?"
"Non mi incasini. Ci vediamo dopo."

Sempre ieri, ore 12:00.
"Ciao, sono io".
"Ah ciao! Allora?"
"Sono arrivata dal dottore adesso, ho un po' di gente davanti..."
"Va bè, allora rimaniamo come avevamo detto, no? Quando hai fatto mi chiami."
"No, 'spetta, c'è un cambiamento di programma, mi è stata chiesta un po' di presenza da chi-sai-tu. Possiamo rimandare il nostro pranzo, vero?"
"Assolutamente sì. Vai tranquilla, non c'è il minimo problema, anzi poi fammi sapere come va, eh? Vai, muoviti!"
"Un attimo... prima il dottore... ma poi vado!"
"Mi raccomando, eh? Poi aggiornami su tutto!"
"Okay. Grazie mille."
"Ma niente, figurati! Ci sentiamo!"

Sarà perché anche lei ha un amico un po' particolare del quale a volte deve prendersi cura...
Sarà che fra di noi c'è questa specie di patto silenzioso per cui ciascuna si mette istantaneamente da parte quando l'altra è impelagata con il proprio "uccellino"...
Sarà che un pranzo saltato o un impegno rimandato per questo motivo non costituiscono nemmeno lontanamente un problema, per un rapporto di amicizia che non ha nessun bisogno di prove o dimostrazioni per sapere di essere solido...

...ma un ringraziamento "pubblico" qui ci stava tutto, sia per questa volta che per tutte le altre occasioni simili, in cui ho il privilegio di poter semplicemente dire le cose come stanno, senza cercare scuse o attenuanti, senza sentirmi in difetto, sapendo che va bene lo stesso e che non subirò alcun tipo di muso o malumore.

Grazie, Mo'.
Ti conosco e quindi so che a te sembra una cretinata, ma credimi non è da tutti.
Grazie davvero.

Quel poco che vale così incredibilmente tanto

Che ci vuole a prendere una canzone e dedicarla a qualcuno?
Niente, ci vuole. Un click su una tastiera, tre parole in una chat, un allegato ad una mail.
Eppure, con così poco, qualcuno mi ha triturato il cuore nel miglior modo possibile (come se già non lo facesse quotidianamente da sedici anni a questa parte).

sabato, luglio 26, 2008

Fenomenologia dell'SMS


Stamattina, ore 10:30 circa, mi dedicavo a un peccaminoso spaparanzamento atomico nel lettone, con encefalogramma praticamente piatto e animato solo da un minuscolo picco di tanto in tanto, corrispondente alla domanda "Tiro dritto a ronfare o do l'assalto al marito?"...

Ecco, nel mezzo di questa calma piatta...
Bip bip. Messaggio sul cellulare.

"Tutto ok?"

Mi gratto la testa con espressione acuta e mi chiedo il perché della domanda.
Avevo a mia volta scritto qualche SMS o email preoccupante durante la notte?
Avevo detto qualcosa di particolarmente brutto il giorno prima?

Mi pare di no. Quindi invio risposta: "Normale. Perché?"
Risposta: "Solo un saluto".

Adesso... questa fa il paio con le ormai numerose occasioni in cui io, siccome non voglio disturbare o siccome so che l'altra persona in quel momento ha da fare o siccome sto arrivando a fine credito, mando un SMS che dice "Mi chiami? Grazie".

Non: "Ho un problema, chiamami".
Non: "Sto male, fatti sentire".
Non: "Sto morendo, ho bisogno di aiuto".
Semplicemente: "Mi chiami? Grazie".

La telefonata che mi arriva, inizia immancabilmente con un impanicatissimo "Cosa è successo?!?". E già la dice lunga sul grado di pace, rilassatezza e tranquillità delle nostre vite quotidiane.

Adesso poi stiamo arrivando al paradosso.
Prima ancora di ricevere un qualsivoglia segnale che potrebbe anche forse ma sì quasi quasi essere interpretato come indizio rivelatore oltreché sintomatico di problemi, un banale saluto non è più "ciao, come va?"...
...o magari un più raffinato "Volevo darti il buongiorno ma forse a quest'ora del sabato mattina ti stai chiedendo se continuare a ronfare o dare l'assalto al marito"...
...bensì: "tutto ok?"

Qui urge un mese di relax in un centro benessere del Trentino fra pascoli e alberi di mele, altroché.

venerdì, luglio 25, 2008

Ma allora esistono davvero...

Perla velocissima.

Ho sempre pensato tutto il male possibile delle persone che ci tengono a vestirsi con capi firmati e a farlo notare. Per carità, un momento di vanità capita a tutti, e non è che gli stilisti in quanto tali siano dei mostri, e non ci vuole niente che una persona si senta più a suo agio o più attraente con degli abiti disegnati da Tizio invece che da Caio. A farmi venire la trebisonda è l'interesse compulsivo verso la firma di qua e la firma di là.

Ciò premesso, è però anche vero che non mi sono mai imbattuta in persone talmente infognate nella caccia all'abbigliamento firmato da farmi saltare i nervi. Va da sé che ciascuno frequenta le persone con cui si sente più a suo agio, e quindi nelle mie conoscenze è difficile che si annidino dei maniaci della griffe. Talmente difficile che iniziavo a pensare che tali maniaci fossero ormai bestie rare in via di estinzione, eccezion fatta per le star di Hollywood o gente del genere... iniziavo a pensare che, in fondo, nemmeno esistessero, che fossero leggende metropolitane.

E invece, ieri mi imbatto nel blog di un cretino (cioè, uno che ha già ampiamente dimostrato di essere un cretino, per via di una serie di cose che ha fatto), e fra le tante idiozie, in mezzo a un elenco di vanterie di varia natura sulla sua presunta bellezza, intelligenza, sexytudine e altro, cosa ti vado a leggere?

"Io vesto griffato".

MWAHAHAWHAHAHAHAWWAHAHAAWAHAHAHAAAAAAAA!!!!!!!!

Quindi esistono... esistono davvero...
Cazzo, è quasi meglio che aver preso contatto con degli UFO!!! ^___^

L'amore secondo Joss Whedon

Sono mesi che ho in mente una massima di cui mi piacerebbe elaborare una variante migliore, ma non ci riesco. Insomma alla fine me la tengo così, almeno per ora:

"L'amore non è meritocratico".

Servirebbe una variante migliore per almeno due motivi.
Il primo motivo è che la parola "amore" trae in inganno, perché in italiano la si usa prevalentemente per indicare l'amore di coppia mentre io avrei in mente un più generale sentimento di "voler bene" (no, la parola "affetto" non funziona perché guadagna in precisione semantica ma perde in intensità). Insomma ci vorrebbe un equivalente dell'inglese "love" ma quell'equivalente noi non ce l'abbiamo.
Il secondo motivo è che in realtà quella massima non è sempre e completamente vera... a volte l'amore è anche un po' meritocratico, a volte concetti come "gratitudine" o "merito" hanno un pochettino di voce in capitolo. Ma qui si apre un tale pozzo di situazioni, circostanze, contesti e casi particolari (tra cui il classico dei classici: "perché ci si innamora degli stronzi?"), che uno ci si perde.

La cosa bella è stata, alcuni mesi fa, quando già questa massima si aggirava in fase embrionale nella mia testa, imbattermi in una storia degli X-Men scritta da Joss Whedon (sì, quello di Buffy e bla bla bla, ha scritto delle X-storie con poco sugo ma dialoghi apprezzabili) e trovarne una emblematica "rappresentazione vignettoide".


E non c'è nient'altro da dire.

giovedì, luglio 24, 2008

Una briciolina di tristezza

La cosa bella di quando finisce un festival a cui hai lavorato come un'ossessa, è che ti riposi.

La cosa brutta è che sbatti improvvisamente il muso contro tutte le cose che il festival ti aveva fatto mettere da parte, nel bene e nel male. Quindi ci sono le cose belle che puoi finalmente curare, ma anche le cose brutte che adesso ti tocca affrontare.

Di quest'ultimo reparto, così per la cronaca, fa parte una bella figura di merda che NON descriverò nello specifico e che mi causerà guai per mesi. Ma va bè, si sopravvive lo stesso.

Sempre fra le cose brutte che per necessità logica si possono affrontare solo dopo la fine del festival, c'è il bilancio conclusivo dello stesso festival, che per sua storica definizione, a mente calda e fredda a fasi alterne, è un bilancio negativo. Per quanto le cose nei riguardi dell'utenza possano aver funzionato bene (con qualche eccezione che si fa presto a limare), nei riguardi miei sono andate maluccio. Come l'anno scorso? A dire il vero, peggio dell'anno scorso.

Troppa fatica. Troppo stress. Troppa agitazione. Troppi malumori. Ogni volta mi dico che niente sulla faccia della terra merita una tale quantità di fatica (psicologica ed emotiva, che sono due cose diverse), e ogni volta ci ricasco. Per carità, ci sono state soddisfazioni enormi, persone che ti guardano negli occhi, e ti ringraziano per le cose che hai fatto, e sono veramente piene di stima e gratitudine nei tuoi confronti... e lì per lì ti dici "ne è valsa la pena".

Poi fai i conti con certe conseguenze fisiche, e già inizi a scuotere la testa. Lo sai che non hai più 20 anni, lo sai che dovresti avere uno straccio di rispetto in più per il tuo corpo, il quale già ha determinati casini e tu non fai altro che aggravarglieli. Proprio in questi giorni sto affrontando un problema non grave ma quantomeno fastidioso, che riporta di attualità tutta una serie di cose poco simpatiche. E iniziano a girarmi i maroni, perché le magagne di salute già sono poco belle, ma andarsele pure a cercare è veramente da deficienti.

Andando avanti: ho trascurato mezzo mondo, ho lavorato molto male su altri fronti, e quando poi mi sorprendo a pensare che sì, dài, quantomeno valeva la pena di affrontare questa sfida per dare una bella mano al Capo ed evitarle l'ennesimo massacro di quest'anno, poi in fondo noto che la mia presenza è solo servita ad permettere al Capo di lasciarsi massacrare da altri eventi e circostanze invece che dal festival, ma sempre di massacri si è trattato. E allora che cazzo mi sono messa in mezzo a fare?

Non so. Questi sono i momenti in cui mi intristisco e penso che ogni tanto, forse potrebbe non essere brutto essere una persona normale. Quantomeno, un po' più normale di quanto io non sia. Lavoro regolare... stipendio regolare... previdenza... orari fissi... stabilità... la sera spegnere il computer e spegnere anche la parte di cervello deputata al lavoro...

Mah. Non ce la potrei mai fare, sia chiaro. Sono solo i classici momenti in cui l'erba del vicino è sempre più verde della mia. E mi ci intristisco un po'. Probabilmente, una volta che sarò riuscita ad arginare i danni della figura di merda, e che avrò risolto il fastidioso problemino, già vedrò le cose in maniera un po' diversa... stasera però avrei solo voglia di passeggiare per la città al buio per ore, prendendo a calci una lattina.

lunedì, luglio 21, 2008

E anche per quest'anno è andata

Fra giugno e luglio, questo blog viene sempre abbandonato.

E' una cosa fisiologica. E' che arriva Cartoon Club, il che significa che sparisco io. Iniziano le nottate a lavorare, iniziano le traduzioni, iniziano le centinaia di mail al giorno, iniziano anche le arrabbiature, gli screzi, le riappacificazioni, i momenti di soddisfazione e quelli di delusione: tutta roba normale, è solo il tasso di concentrazione che sale tutto in una volta.

Poi, di colpo, finisce. Di domenica, la sera. QUESTA sera.

Tra l'altro, quest'anno nello stesso periodo di cose ne sono finite diverse.

Anzitutto, per l'appunto, Cartoon Club. D'accordo, ci sono alcuni strascichi di cui occuparsi, ma le giornate più caotiche e difficili sono andate.

Pochi minuti fa ho pure consegnato l'ultimo copione che avevo promesso, e fino ai primi di agosto non voglio più vederne nemmeno uno. Lezione importante: mai più, dico MAI PIU', prendersi l'impegno di continuare a sfornare copioni anche durante Cartoon Club. Anzi, meglio ancora: mai più impegnarsi a sfornare copioni mentre sto facendo qualcos'altro che assorbe gran parte della mia attenzione, sia essa Cartoon Club o una vacanza. Quest'anno sono stata imbecille due volte: ho promesso che avrei sfornato copioni durante la vacanza in Canada, andando fin là armata di portatile, e poi durante Cartoon Club, portando avanti le due cose in contemporanea. Ripeto: mai più. Credo di essere viva per miracolo, e comunque ho scritto della roba indecente.

La settimana scorsa, ho visto stampato il primo numero di Fumo di China al quale NON ho lavorato. Cioè: ho scritto un articolo, ma in qualità di "collaboratrice qualsiasi", e non di redattrice. L'attività di redazione l'ho abbandonata, dopo dieci anni che la portavo avanti. Sono troppo assorbita da altre cose, sia di lavoro che personali, e un fronte andava per forza abbandonato. Dentro FdC ora ci sono forze nuove, più giovani, più entusiaste, più adatte di me. Non aveva senso rimanere. Ho addosso un po' di malinconia, ma sono molto convinta di aver fatto bene.

Tornando a Cartoon Club: com'è andato?
Boh... credo bene. Cioè: da un lato ho avuto tantissime soddisfazioni, conosciuto gente nuova, ricevuto complimenti e attestazioni di stima, fatto figuroni a cui in effetti tenevo, rivisto persone che non vedevo da un secolo e che mi hanno salutato con lo stesso entusiasmo con cui io ho salutato loro (Paola, rivederti è stato veramente un enorme piacere). Dall'altro lato non sono sicurissima che tutte queste cose siano valse la quantità di stress e di fatica accumulata negli ultimi mesi. Ohi, mica si può andare avanti così, ogni tanto voglio pure respiraaareeeeee...

Però, adesso basta con le geremiadi, dài che in fondo non va male. Ho solo bisogno di fare un po' di cura del sonno, che sarà mai. A questo punto mi resta solo da abbracciare virtualmente e pubblicamente i "compagni di avventura" che negli ultimi tre giorni mi hanno fatta più rilassare e divertire: Steve (sei un artista), il Topo (cazzo, Topo, ti ho appena ascoltato su MySpace! Ma canti benissimo!!!), Maggie (sei una vera professionista) e Svizzero (l'enciclopedia umana).

Tra i "colleghi / non colleghi", il primo posto in termini di simpatia, cortesia e gradevolezza va a pari merito a Lorenzo da una parte (con orchestra al seguito), e ad Elisabetta e Martina dall'altra. Fossero tutti così, gli ospiti!

Palma dello sbriciolamento di maroni a un certo gruppone di ospiti da un certo paese straniero. Se dovevate venire fino in Italia solo per fregarvene degli appuntamenti che il festival vi proponeva e affogarvi di Sangiovese, la prossima volta ditemelo che ve ne spedisco quattro casse direttamente a casa, e così potete sbronzarvi in totale autonomia.

E poi un abbraccio speciale alle due che, per cause di forza maggiore, NON sono venute... la Donna Bionica e PurpleCri. Ci siete mancate, ma proprio TANTO.

End of the story per quest'anno, si inizia a pensare al 2009.
Ma con calma, eh?

lunedì, giugno 09, 2008

Ricordi da Bognor Regis

Due piccole perle che risalgono a un paio di mesi fa, quando ero in Ingihlterra per vedere un festival di cinema indipendente e stare nella giuria della sezione competitiva per cortometraggi di animazione.

Perla numero uno. Mi guardo questo film intitolato Donovan Slacks, una coproduzione inglese, turca e non so che altro, molto più gradevole e visionabile di quanto mi fosse stato prospettato, con tanto di colonna sonora struggente e malinconica.
Insomma arriva un dialogo, fra il protagonista e la pescatrice di cui è innamorato, che suona più o meno così:
«Hai davvero bisogno di me... o mi stai solamente usando?»
«Tutti usano tutti, prima o poi. L'importante è essere sicuri che coloro che ci usano siano persone che ci piacciono.»
Questa cosa mi si è piantata nel cervello e non se ne va più.

Perla numero due. Fra i cortometraggi animati che ero chiamata a giudicare c'era tale Pushkin, realizzato da Trevor Hardy. Una delizia. Ha vinto proprio lui, e ne sono stata davvero contenta. Ecchelo qua: godetevelo.

domenica, giugno 01, 2008

Tornata

Giusto una comunicazione di servizio, per avvisare che sono di nuovo in zona, ormai da qualche giorno, ma ancora piallata dal jet-lag, a cui ho una resistenza davvero infima (sarà l'età).
Per chi non lo sapesse, sono stata una dozzina di giorni a ricaricare le batterie in Canada, prima a Toronto e poi a Vancouver. Dopo la sortita di quest'estate l'avevo detto che volevo tornare, no? E quindi l'ho fatto. E lo farò ancora. In fondo il volo non costa un'esagerazione, e una volta in loco ho amici che mi aiutano a spendere il meno possibile sul fronte vitto e alloggio.
Tra l'altro, prima del giro canadese, mi era toccato anche un giro inglese, mezzo di lavoro e mezzo di svago. Ho avuto occasione di soggiornare a Bognor Regis, sulla costa sud, e mi sono goduta il tepore e la brezza di un posto di mare in bassa stagione, con lunghe passeggiate solitarie, riflessi di sole sull'acqua del mare, e tanta musica che diversamente non avrei mai ascoltato con la stessa attenzione.
Per quel che riguarda la trasferta oltreoceano, temo di non essere in grado di spiegare quanto e come sono stata bene. In Canada ci ho lasciato un pezzo di cuore, strappatomi direttamente dal torace senza troppi riguardi, e questo è tutto quel che riesco a mettere insieme su quei giorni. Ma senza rimpiangerne neppure un secondo.

domenica, maggio 11, 2008

Ma santa pazienza...

...dimmi un po' tu se, di nuovo, devo farmi dare lezioni da Garth Ennis.

Non è uno sceneggiatore di quelli che adoro: è solo uno di quelli che mi piacciono. E uno che, anche se ricicla spesso le stesse idee, lo fa con uno stile ormai collaudato e di cui è totalmente padrone. Insomma, non sarà uno di quelli che tirerebbero fuori una mega-sceneggiatura anche dalla lista della spesa, ma, per dirla come la direbbe lui, ci va fottutamente vicino.

Poi, ogni tanto, mi costringe a spostare la mia attenzione dalla forma delle sue storie al contenuto, e nonostante un serie di eccessi, sbruffonate e panzane varie, infila dentro ai suoi fumetti pillole di buon senso al quadrato, che dopo averle lette sembrano tutte l'uovo di Colombo, ma prima lo sembrano molto meno.

Così va a finire che, persino in un volume ben poco significativo come Midnighter: macchina per uccidere, che ha a che fare con la solita storia dei viaggi nel tempo e delle possibili (o impossibili) modifiche agli eventi, mi ritrovo un insieme di frasi che, cucite insieme, compongono il seguente pistolotto: "Il passato è un po' bastardo. La gente ama l'idea di cambiarlo, crede che sia il modo per risolvere tutta la loro merda. Ma è inevitabile: è passato, è finito, e non può essere aggiustato come il lavoro fatto male di un idraulico. La gente fa schifo, il passato fa schifo. Ma non è una buona scusa per non voler cambiare il futuro. Cambiare ciò che è già successo non funziona: la maggior parte delle volte sono solo idioti troppo pigri per non cambiare quello che deve ancora venire".

Sarà anche un pistolotto farcito di banalità, ma è proprio il genere di fottuta risposta che volevo oggi.

sabato, maggio 10, 2008

Intermezzo isterico

Sgrunt.

Qualcuno mi spiega perché questo maledetto amor proprio / narcisismo / egocentrismo atomico che mi porto dietro dalla nascita, mi impedisce così tanto spesso di fare le cose nel modo migliore in assoluto, e mi spinge a fare le cose nel modo migliore per me?

Possibile che quando uno identifica un proprio difetto, un lato del carattere brutto, non sia quasi mai in grado di limarlo, di plasmarlo, di ridurlo ai minimi termini, di evolversi?

Davvero siamo così tanto immutabili? Ma per favore! Qualsiasi idiota è capace di dire "io sono così, punto e basta", ma questo significherebbe rinunciare in partenza alla possibilità di cambiare e migliorare.

Sono davvero stufa di sentirmi un'idiota qualsiasi, eppure il dato di fatto è che alla mia tenera età non vedo grandi margini di cambiamento.

lunedì, aprile 28, 2008

Brutta china all'orizzonte...

Oggi ho segnato la tacca delle undici ore di lavoro praticamente consecutive.
Me ne aspettano altre tre dopo cena (se va bene).
Domani, penso idem.
Mercoledì mattina, lavoro. Mercoledì pomeriggio, trasferta a Bologna, poi albergo, poi sveglia alle cinque del mattino, poi aereo, poi trasferta in Inghilterra.
Dormire come si deve, inizia a diventare pia illusione... -__-

sabato, aprile 26, 2008

Lezioncina da non dimenticare

E' ormai diverso tempo che ho appreso questa lezioncina, ma ora mi rendo conto che non l'ho mai appuntata sul blog, dove peraltro alcuni lettori potrebbero intuire il motivo di qualche mio cambiamento più o meno recente.

Allora...
Un po' di tempo fa, non specificherò quanto, mi sentivo alquanto insoddisfatta in un certo settore lavorativo. Avevo la sensazione (più o meno giustificata) di navigare a vista in un mare di approssimazione, improvvisazione, pressapochismo... insomma tutte cose che finivano per corrodere e far scadere anche gli aspetti positivi della situazione, che pure esistevano.
Ma ho tirato dritto senza esporre queste perplessità, ho pensato che margini di miglioramento ormai non ce ne fossero, ho ritenuto che fosse inutile affrontare la cosa.

Quando poi mi è stata offerta l'occasione di sfruttare un'alternativa, in un ambiente simile ma decisamente più organizzato sotto il profilo delle cose che "di là" mi infastidivano, ho preso l'occasione al volo. Professionalmente è stata una scelta che tuttora non rimpiango se non in minima parte, personalmente invece ho constatato che la mia scelta ha causato dispiacere a una persona (in realtà a diverse, ma per vari motivi una in particolare era quella più colpita).
La quale persona, posta di fronte alla mia scelta, non ha ritenuto opportuno espormi le sue perplessità e il fatto di essere stata almeno in parte ferita da me.

Risultato: ci sono voluti mesi perché io mi rendessi conto, annusando qui e là, che il mio operato non era stato preso bene. E mentre io me ne accorgevo e cercavo di capire se e dove avevo sbagliato, succedevano altre cose parecchio brutte, del tutto indipendenti da me, che però in circostanze diverse mi avrebbero vista in prima linea a reagire e a dare una mano (se possibile) a chi da queste cose brutte veniva ferito. Invece, non sapevo e non agivo.

E tutto questo perché?
Perché quando io ero insoddisfatta e pensierosa, non l'ho detto alla persona di cui sopra.
E quando la persona di cui sopra è rimasta dispiaciuta dalle mie azioni, non me lo ha detto.

La lezione, quindi, è semplice: mai tacere.

Se davvero si parla di persone che tengono le une alle altre, mai tenersi le cose dentro.
Quando si provano sensazioni importanti e persistenti, nel bene e nel male, sempre tirarle fuori. Se sono sensazioni belle (affetto, speranza, fiducia...), fa sempre bene sentirsele riportare. Se sono sensazioni brutte (insoddisfazione, dubbio, dispiacere), significa che c'è un problema e quindi bisogna almeno tentare di risolverlo. Altrimenti prima o poi i nodi vengono al pettine nel modo peggiore.

C'è un rovescio della medaglia?
Parziale. E' il concetto di "non te ne faccio più passare una".
E' un eccesso? Forse. Le punte hanno bisogno di tempo per essere smussate, e le lezioni hanno bisogno di esperienza per essere apprese e messe in pratica senza trasformarle in ciechi comandamenti.
Ma il punto di partenza, sono veramente convinta che sia giusto.
Mai tacere.

Mica facile

Una volta, tanto tanto tempo fa, l'idea di scrivere storie e magari sceneggiare fumetti non mi dispiaceva. Anzi, avevo pure cominciato... a scrivere storie, dico. E avevo iniziato a imparare qualcosina sull'arte della sceneggiatura. Anzi, di più: avevo iniziato a imparare dal più bravo sceneggiatore del mondo.

Poi, ormai più di dieci anni fa è successo qualcosa, e tutto è cambiato. Fine dell'ispirazione, fine del gusto per lo scrivere, fine dell'afflato creativo: perché va bene che spesso nella scrittura c'è tanto tanto tanto mestiere e poco poco poco sentimento, ma almeno quel poco bisogna pure che ci sia.

Insomma, un blocco. Il classico, maledetto blocco. La sensazione che nulla valga la pena. O che, al contrario, pochissime cose valgano la pena, ma poi la valgono talmente tanto (perché sono cose intense, enormi, importanti) che non sarei mai in grado di tirarle fuori in modo da rendere loro giustizia. Scriverei una certa frase, e chi legge ne capirebbe un'altra.
La sensazione persistente che non possa funzionare, che non servirebbe. E non dico che non servirebbe agli altri, ma proprio non servirebbe a me stessa: perché, quando anni e anni fa scrivevo, mica lo facevo sperando di pubblicare: mi mettevo semplicemente davanti al PC e partivo per la tangente e mi appassionavo, mi divertivo, passavo del tempo in un modo che mi piaceva. Non mi serviva altro.

Il blocco ha iniziato a sgretolarsi leggermeeeeente e lentameeeeente due o tre anni fa. E' fatto di una specie di cemento armato che si disgrega a spizzichi, a momenti, alla boia d'un giuda. Quando gli pare a lui. E con altrettanta imprevedibilità si ricostruisce i pezzetti che cadono. D'accordo, facendo una media posso dire che è più la materia che si sgretola, rispetto a quella che si ricostruisce, quindi a lungo andare dovrei recuperare la capacità di stare davanti al PC a divertirmi. Anzi, in parte l'ho già fatto buttando giù le minisceneggiature di alcune strisce umoristiche sui musical, per un progettino che però devo rimettere in piedi (fino all'anno scorso, né io né la persona che pensava ai disegni eravamo in grado di conciliare questa cosa con gli altri impegni di lavoro... poi con tutto il trambusto dovuto alla malattia e alla morte di mio padre, figuriamoci se ci sono tornata sopra).

Qualche mese fa, un bel pezzo di mattone è caduto tutto in una volta. Un'amica mi aveva chiesto se avrei potuto scrivere un breve quadro teatrale, su un determinato tema, perché voleva mettere in piedi un nuovo spettacolo di prosa con la sua compagnia amatoriale. Eravamo a cena fuori, sono tornata a casa verso mezzanotte. Mi sono piazzata al PC per appuntarmi due o tre cose che erano venute fuori nella nostra conversazione... e alle tre e mezza ero ancora lì, a scrivere come una forsennata, perché mi era già venuta l'idea, quell'idea che cercavo, proprio quella che secondo me si adattava alla richiesta dell'amica.
Poi il suo progetto teatrale è andato a monte per ragioni sue, ma io intanto avevo passato tre ore e mezza a scrivere di getto, di passione, di viscere. Non mi sentivo così bene da tanto di quel tempo. Non mi interessa se quel canovaccio sia venuto bene o male, non è quello il punto, anzi è senz'altro una cosa modesta. Ma intanto l'ho scritto, non è rimasto un'accozzaglia di appunti, l'ho proprio scritto. Per davvero!

Ora i mesi passano e io ogni tanto sento quel pizzicore in fondo allo stomaco, sento il baluginare di un'ideuzza, un leggero fremito alla punta delle dita. So di cosa vorrei raccontare, so che vorrei mettere in piedi un contesto di fantasia nel quale riversare pensieri e sensazioni fin troppo reali, so che vorrei recuperare un immaginario che mi appartiene da sempre e che di anno in anno muta e si trasforma, però senza mai abbandonare il suo nucleo originale.

I punti saldi quali sono?
Intanto vorrei una storia che parli prevalentemente di donne. Le vere protagoniste sarebbero tutte femminili. Certo, circondate da uomini, interagenti con uomini, amanti di uomini... ma la storia vera sarebbe la loro (e in un altro post spiegherò come mai).
Poi vorrei che ci fosse dell'azione. Azione epica, gloriosa, eroica. Quella che nel mondo vero non si trova quasi più da nessuna parte.
E poi vorrei storie che ruotassero intorno ai soli sentimenti per cui valga la pena stare al mondo, storie di fiducia anzi fedeltà, ma anche tradimenti e perdono, ma anche mera sopravvivenza e tutto cambia niente resta uguale, e prima parti prima torni, e amici diversi sono buoni in momenti diversi, storie di sentimenti a volte pragmatici e meschini, ma talmente umani da essere gloriosi a modo loro, storie di persone che sanno cosa vogliono e come, ma anche di persone che si dibattono nell'ansia e nel dubbio, la storia di chi non trova un senso alla propria vita e implora di poter almeno dare un senso alla propria morte...

Bè, come dire, sono di poche pretese.
Ma forse, un giorno, chissà.