Sull'interessante blog Figli e soldi, che tengo sempre fra i miei link nella sezione "Economia e finanza" (un argomento di cui mi interesso ormai da qualche tempo), è stato pubblicato un articolo che riprendeva le conclusioni di un sondaggio svolto negli Stati Uniti per verificare se, in materia di economia, ne sapessero di più le persone di destra o di sinistra.
Non sono rimasta sorpresa nel vedere che il risultato era nettamente a favore delle persone politicamente schierate a destra. E sono rimasta piacevolmente sorpresa nel verificare che, cimentandomi con quello stesso sondaggio, ho azzeccato tutte le risposte (vabbè che erano solo 8 domande).
Il punto è che io, di economia e finanza, mi interesso un pochino. Non ho fatto corsi, non ho studiato queste materie all'università. Ho solo un'infarinatura domestica che cerco di approfondire come posso: con qualche libro (i più semplici e divulgativi che esistano) e con qualche articolo in rete o sui giornali, indipendentemente dalla loro area politica (la settimana scorsa Repubblica ha fatto una bella intervista a Tremonti, tanto per dire, lasciandogli esporre le sue tesi ma punzecchiandolo quando opportuno).
Quindi non è che ci voglia chissà quale fulgida intuizione, per aumentare un minimo le proprie competenze in queste materie. E visto che sono argomenti importantissimi per la vita quotidiana di tutti noi (sia nel privato che nel pubblico), non capisco perché così spesso la gente si tiri indietro: "ah no, io di queste cose non ci capisco niente", o peggio "ah no, io di queste cose non ne voglio sapere".
"Non ne voglio sapere"?!?
Bene o male che sia, su "queste cose" ci gira il mondo. Estromettersi spontaneamente da un'area di competenza così importante, a me sembra impensabile. E non solo: a tirarsi indietro più spesso sono, in effetti, gli amici politicamente schierati a sinistra (almeno nella mia piccola esperienza personale), che forse si portano dietro, senza nemmeno rendersene conto, un pregiudizio storico secondo cui il denaro è il male assoluto e il libero mercato è il suo profeta. Quando invece, come la maggior parte delle cose al mondo, entrambi hanno le loro zone di luce e di ombra. Se ne sapessero qualcosa in più, avrebbero un terreno concreto e fondamentale su cui confrontarsi con le persone di diversa bandiera, e fornirebbero un contributo ben più utile (alla loro stessa causa e, più in generale, alla causa di un mondo migliore) rispetto a vecchi slogan e sterili sparate su Facebook.
Cito, come lodevole eccezione a questo atteggiamento generalizzato, il mio "sinistrissimo" amico fumettista Marcello, che in questo post del suo blog "la Bulè", cita l'economista John Nash e le sue teorie. Che come tutte le teorie economiche sono confutabili e discutibili, sebbene basate su elaborazioni matematiche, ma santa pazienza, almeno sono un punto di partenza (uno dei tanti possibili) per ragionare su percorsi che conducano a un atteggiamento politico ed economico utile a mettere la gente più capace nelle condizioni di andare avanti, senza però dimenticare quelli che restano indietro. Anzi, cercando di dare a chi è rimasto indietro stimoli e opportunità per ripartire e riprovare. E magari nel frattempo dando a chi è di destra il beneficio del dubbio, senza pensare che siano tutti razzisti, omofobi, sfruttatori, cinici, ecc ecc ecc. Grazie.
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