Qualche giorno fa sono passata in edicola a ritirare la consueta dose di fumetti che il santo edicolante mi tiene da parte. Stavolta c'era un gruppetto costituito da quattro bonelliani: Julia 143, Cassidy 4, Greystorm 11 e Nathan Never 231.
Ora, confesso che ultimamente i fumetti bonelliani li leggo con poco entusiasmo. Non è che non abbiano spunti di interesse, eppure li trovo mediamente poco coinvolgenti. Quindi mi aspettavo che, su quattro fumetti, uno o al massimo due potessero non dico esaltarmi, ma quantomeno tenere alta la soglia della mia attenzione.
E invece, guarda un po' il caso, mi sono piaciuti tutti e quattro: una bella "quaterna bonelliana".
"Una storia in frantumi" (Julia 143) mescola gli elementi polizieschi e quelli privati in modo più armonico del solito, con una equilibrata partecipazione dei comprimari, con la giusta dose di coinvolgimento personale della protagonista, con un "caso" che la mette in gioco proprio nel suo ruolo di criminologa e non di investigatrice (come a volte inevitabilmente succede). Inoltre le vicende che riguardano la sorella Norma suggeriscono un cambiamento nella vita di questo comprimario, che magari non durerà ma fa capire come non sempre nel fumetto popolare valga la regola che tutto deve restare sempre uguale. (Non fateci caso se ritroverete alcune di queste parole in un prossimo numero di Fumo di China, ho giusto in programma una recensione di questo albo).
Cassidy, lo confesso, mi aveva convinta già dal primo albo. Curioso, essendo scritto da quello stesso Pasquale Ruju il cui Demian mi aveva lasciata così indifferente che più non si poteva. Però questo quarto episodio, "Sulle strade di Las Vegas", mi ha detto qualcosa in più degli altri e ha fatto passare in secondo piano gli elementi che avevo trovato un po' scontati. Mi piace che i due compari di Ray Cassidy siano stati un minimo approfonditi, mi piace che si sia mosso qualcosa nella villa dove risiede la figlia del protagonista, mi piace l'atmosfera anni Settanta, mi piace il tratto del disegnatore Gianluigi Gregorini, con quelle chine così nette e precise. Poi la silhouette di Tex Willer sull'insegna al neon della copertina... beh, Alessandro Poli si è divertito! :-)
L'undicesimo numero di Greystorm, "L'alba del domani", l'ho apprezzato perché tira dritto per la sua strada senza mai sbandare o attardarsi, e va a chiudere una storia nel modo che, sotto sotto, tutti volevamo: il cattivo le prende di santa ragione da tutti quanti, nemici e alleati. E le prende sia da un punto di vista fisico (trafitto da una spada, colpito in pieno petto da una specie di sarcofago, affogato...), sia intellettuale, visto che per un genio non c'è niente di peggio che vedere i suoi piani andare a farsi benedire, i suoi nemici fargli la festa, e la sua visione del mondo e degli eventi rivelarsi sbagliata. Tiè, piglia e porta a casa. E poi mi sembra che lo staff dei disegnatori (Bignamini, Denna, Palomba) abbia fatto un bel lavoro.
"Memorie del passato" (Nathan Never 231) è un albo strutturato a episodi brevi, fra i quali solo uno mi ha veramente dato qualcosa (sono una nostalgica, e quindi sono stata colpita all'idea di Martin Mystère che vaga per i resti della sua antica casa). Ho però trovato interessante la cornice, nella quale viene dato spazio alle tentazioni creative di Nathan, che si cimenta con la scrittura. Anni fa, sempre nell'ambito del fumetto popolare, la stessa cosa era capitata a Ken Parker. Credo che, tanto per una persona quanto per un personaggio, provare il desiderio di scrivere e comunicare le proprie idee ed emozioni, sia una cosa significativa. In quel Nathan che supera il proprio scetticismo e, pensando "al diavolo...", apre il cassetto dove tiene carta e penna, mi ci rivedo anche io, perché negarlo? E' solo l'ennesimo "segno" che mi piove dal cielo, da un annetto a questa parte. Avanti il prossimo. :-)
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