Tre settimane fa, sono andata a Bologna per un convegno, organizzato da www.rischiocalcolato.it, dal titolo "Sopravvivere alla Bancarotta".
Due relatori - Paolo Rebuffo e Giovanni Baudo - hanno illustrato una serie di argomenti che ruotavano, grosso modo, intorno a questi concetti:
1. L'Italia e l'Europa hanno davanti a sé anni catastrofici dal punto di vista economico
2. I redditi e i risparmi dei cittadini subiranno ogni genere di sventura
3. Meglio essere preparati e fare il possibile per reggere il colpo nel modo migliore
Circa un quarto del seminario è stato speso per illustrare i punti 1 e 2. I rimanenti tre quarti, per sviluppare il punto 3, parlando ad esempio di titoli in borsa, di beni rifugio (oro, argento, ecc), di mercato immobiliare e via dicendo.
Ho trovato il seminario interessante e, soprattutto, utile. Però c'è stata una cosa che mi ha stupita: la quasi totale assenza di donne nel pubblico.
Eravamo circa trecento in sala. Per quanto ho potuto vedere dando una rapida occhiata alla platea, di donne ce n'erano cinque (me compresa).
A questo si aggiunga che, occasionalmente, i relatori si sono sentiti in diritto di fare dello spirito sul ruolo delle donne quando si parla di economia: un ruolo nullo, quando non il ruolo di quelle che remano contro.
Due esempi (chiaramente non sto riportano delle dichiarazioni letterali, ma delle parafrasi, credo attendibili, di quanto ho ascoltato).
Paolo: "Se uno, come me, vuole prendere la residenza fuori dall'Italia - perché non è più disposto a sopportare questo vergognoso inferno fiscale e politico - ma non vuole costringere anche la famiglia a fare altrettanto - perché è comunque una scelta radicale, che compromette amicizie, affetti e quant'altro - allora deve chiedere la separazione. E vallo a spiegare a tua moglie che lo fai SOLO per una ragione pratica, che non hai smesso di volerle bene, che stai solo proteggendo i risparmi di una vita per la sicurezza dei vostri figli. Anche questo è un passaggio difficile, la moglie mica lo digerisce facilmente".
Giovanni: " Secondo me, al momento non conviene fare investimenti immobiliari, per le ragioni che abbiamo appena visto. Al limite come prima abitazione, ma non è detto. Anzi, meglio stare in affitto, e resistendo coraggiosamente contro le insistenze della moglie! Perché, lo sapete, la donna quando c'è di mezzo la casa... eh, le donne sono così, vogliono la casa, loro proprio ci tengono... e tu puoi spiegare all'infinito i motivi per cui è meglio lasciar stare, ma loro no, eh no, loro prima o poi ci tornano, ti dicono che sì, hai ragione, però, insomma, la casa, la casa, la caaaasaaaaaa..."
Il secondo esempio, in particolare, è stato abbondantemente condito da risatine e faccette buffe. Chiariamo: sto parlando sempre e comunque di due relatori preparati e competenti, che hanno messo in piedi un signor seminario, e non voglio fare della polemica fine a se stessa o metterli in cattiva luce. Eppure, l'inesistente partecipazione di pubblico femminile e l'atteggiamento cameratesco e ironico che emergeva da alcuni interventi andavano tutti in una sola direzione: di economia, di risparmi, insomma di cose serie, è meglio che si occupino gli uomini. Alle donne vogliamo bene, per carità, sono le nostre mogli, fidanzate e compagne, ma quando si parla di soldi, di investimenti, di mercati... inutile, a queste cose dobbiamo pensare noi. Noi uomini.
Quindi, se anche persone in gamba come loro fanno (più o meno consapevolmente) passare questo messaggio, la situazione è grave.
Eppure, sarebbe troppo facile prendersela con loro. Mi hanno dato fastidio le battutine e le risatine di quel genere? Un po' sì. Ma, sotto altri punti di vista, ho comunque trovato i due relatori persone simpatiche, colte, intelligenti. Qualche risatina in meno ci poteva stare: ma niente su cui non si potesse sorvolare.
Quello su cui invece NON si può sorvolare, è il fatto che su trecento iscritti, solo cinque fossero donne. Che a sentire un convegno - nemmeno troppo costoso, troppo tecnico o troppo difficile - su un argomento fondamentale come "il mio paese è in crisi nera, meglio avere gli strumenti giusti per non colare a picco", quasi nessuna donna abbia sentito il bisogno di dire "ci vado".
Sto parlando di una platea di persone appartenenti a uno strato sociale medio-alto, dal punto di vista sia culturale che economico. Gente che dovrebbe/potrebbe avere le basi necessarie per comprendere almeno la metà (e non è poco) di tutto ciò che veniva discusso, e per riprendere in un secondo momento l'altra metà.
Anche io non posso dire di aver capito proprio tutto - tutto - tutto. Ma un bel po' sì, e questo basta a farmi dire di aver speso bene la giornata.
Quindi, una domanda.
DONNE, DOVE ACCIDENTI ERAVATE, QUEL SABATO? DALL'ARROTINO?!?
O quantomeno, dove stavano le mogli, fidanzate e compagne di chi era presente?
A casa coi bambini? Okay, coi bambini qualcuno deve pur stare, e non sempre ci sono nonni o babysitter a disposizione.
Forse qualcuna era al lavoro. Chi per esempio ha un'attività commerciale, non può chiudere proprio di sabato.
Ma, insisto, signore mie, eravate tutte al lavoro? o tutte a casa coi bambini?
Non prendiamoci in giro: anche fra le mie conoscenze personali - e io di amiche, sparse per la penisola, ne ho veramente tante - non ce n'è UNA che si interessi, anche solo a livello dilettantesco, di economia (a meno che proprio non studino economia e commercio o non lavorino nell'ambiente, e per "ambiente" intendo qualcosa di più che stare allo sportello di una banca).
Versano i soldi dello stipendio in banca, pagano affitto e bollette, e fine della storia.
Qualcuna potrebbe dire: ma se arrivo sì e no a fine mese, una volta pagati affitto e bollette, cosa dovrei fare? Occuparmi di investimenti in borsa, per farci cosa? Non ce li ho, i soldi da investire!
No. Io stavo parlando - ribadisco - di persone appartenenti a un ceto economico almeno medio, gente che qualche soldino da parte lo ha messo. Donne che, se sabato fossero state lì, avrebbero imparato - per esempio - di quali strumenti servirsi per verificare che la loro sia una banca solida, di cui fidarsi. Avrebbero imparato che, se per caso la banca salta per aria, anche loro ne pagheranno le conseguenze, con i loro soldi (non entro nel dettaglio: se vogliono sapere come e perché, stavolta che si informino). Oppure avrebbero imparato che forse non è il momento più giusto per investire nel mattone (se per caso ci stavano pensando). Oppure avrebbero imparato cosa sta succedendo a certi beni rifugio come l'oro, e se e quanto varrebbe la pena di investirci.
Si parla tanto del gender gap index in Italia. Di una presenza scarsa, irrilevante, di donne nei ruoli chiave della politica, della scienza, della finanza, dell'economia.
Ogni tanto, seguo i blog e gli interventi televisivi o radiofonici di persone che del discorso "femminile" in Italia si occupano (ad esempio Giovanna Cosenza, Marina Terragni, Lorella Zanardo...). Non lo faccio con grande costanza, ma se mi capita di trovare una segnalazione su questi temi, o anche solo un link condiviso su Facebook, vado sempre a dare un'occhiata. Ormai ne ho letti a decine. Eppure non ricordo di aver letto interventi che perorassero la causa di una maggiore cultura economica e finanziaria nelle donne.
Ricordo male? Qualcuno ci sarà stato? Forse sì, ma se non hanno lasciato traccia nella mia memoria, vuol dire che non erano numerosi né incisivi. Mentre, secondo me, è un tema su cui si dovrebbe insistere.
Quindi, se anche persone in gamba come loro trascurano questo argomento, la situazione è grave.
Insomma: vuoi vedere che, in parte, la famosa irrilevanza ce la andiamo a cercare?
"Ah, no, io con quelle cose non voglio avere niente a che fare..."
"No, no, io no, quando si parla di soldi proprio non ci capisco niente, non sono capace..."
"Eh, ma noi donne siamo portate per altre cose, noi siamo più filosofiche, più artistiche, più spirituali, meno razionali..."
PALLE.
Io sono laureata in filosofia, ho lavorato per diciassette anni tra fumetti e cartoni animati, adesso mi sto dedicando a scrivere racconti e un romanzo, a casa mi prendo cura di una bambina, due gatte e un cane (e un marito). Sul mio computer, in questo momento, ho tre finestre aperte. Una è questo testo che sto scrivendo, poi ce n'è una con le slide del convegno, e un'altra dove ho cercato in rete una ricetta per delle stramaledette mele cotte (sono a dieta).
Non vedo dove stia la contraddizione. Non vedo perché, anche se mi piace leggere, andare al cinema e a teatro (dando così spazio ai miei gusti in fatto di emozioni, svago e cultura), questa sera io non possa usare un'oretta (mica chissà quanto, eh!) a ripassare come funzionano gli ETF.
La questione, su queste cose, non è se per quell'argomento tu sia portata o no.
(Portata. Ma per favore. In quanti si sentono portati per le analisi finanziarie o i grafici che misurano l'andamento dello spread?)
La questione è che, al punto in cui siamo, non ci possiamo permettere di rimanere nella più crassa ignoranza. Donne e uomini. Tutti. L'assenza di cultura economica e finanziaria è un cancro che corrode la nostra società, e permette a gente come Alessandro Profumo o Corrado Passera, o quelli ai vertici del MPS, di continuare a fare quello che vogliono senza pagarne le conseguenze, perché tanto nessuno ci capisce una mazza e quindi nessuno può davvero farsi un'opinione sul loro operato.
Se poi la donna media vuole sempre e comunque delegare ad altri (mariti, fidanzati, compagni) la gestione delle finanze di famiglia, nessuno può costringerla. Però, in due si ragiona meglio che in uno. E quattro occhi vedono meglio di due. E se fra qualche tempo, a causa della vostra incompetenza in materia (e solo a causa di quell'incompetenza) avrete fatto scelte stupide e rischiose, che vi porteranno sul lastrico, poi non venite a piangere da me. Perché l'unica differenza, tra me e voi, non è che io sia più intelligente o più portata. È solo che io, un'oretta ogni tanto, la uso per quelle robe lì. E il vergognoso gender gap index italiano a volte non è colpa nostra, ma a volte sì.
P.S. Due ottime persone (un uomo e una donna!) che, con parole e competenze migliori delle mie, parlano di cultura economica e - soprattutto - di come passarla alle giovani generazioni, sono Glauco Maggi e Maria Teresa Cometto. Qui c'è il loro blog: http://figliesoldi.ormedilettura.com/